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Massimo Scalia ci ha lasciati: ci mancherà acume scientifico, impegno sociale e intelligenza politica

di Italia Libera   
Massimo Scalia ci ha lasciati: ci mancherà acume scientifico, impegno sociale e intelligenza politica

È stato un tamponamento sulla Casilina a portarcelo via. Tornava a casa da una riunione all’università, per lui la seconda casa in una vita dedicata all’insegnamento, alla ricerca scientifica e all’impegno sociale. Un maestro per molti di noi. Di “Italia Libera” è stato fino a ieri una colonna portante dell’intero edificio editoriale, con i suoi articoli e i tanti progetti messi a fuoco insieme dietro le quinte. Una perdita irreparabile per noi, per il movimento ambientalista italiano, per la politica. Una grande perdita anche per una sinistra sclerotica chiusa ancora in un recinto programmatico inadeguato a combattere le battaglie del nostro tempo. A cominciare dalla crisi climatica di cui è stato fra i primi ad occuparsi anche attraverso le sue ricerche scientifiche. Attraverso le sue battaglie parlamentari ha saputo comunque realizzare obiettivi molto rilevanti. Di tutto questo parleremo nei prossimi giorni. In un dolore straziante ci stringiamo ora al figlio Luca e ai suoi amati nipoti

◆ L’editoriale di IGOR STAGLIANÒ

► La notizia che Massimo non c’è più ci ha raggelati. Data dai Verdi alla Camera dei Deputati nel tardo pomeriggio di ieri, al termine delle comunicazoni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Il giorno prima eravamo stati a lungo al telefono, come quasi tutti i giorni per commentare gli articoli pubblicati e ragionare sulle cose da fare che era sempre il primo a sollecitare. Per lui, Italia Libera doveva diventare uno strumento di battaglia politica e culturale più tempestivo e più mobilitante, pur con le limitate risorse attuali. Anche per questo è stato — è — fra i promotori di una Fondazione che possa dare fiato e prospettiva più strutturata al nostro progetto editoriale, che oggi — più di ieri — sento il dovere di perseguire con ancor maggior impegno e dedizione. Senza alcun incarico formale (che non aveva voluto), Massimo è stato negli ultimi due anni un condirettore di fatto, nella delineazione dei temi da trattare con le nostre analisi, inchieste e reportage. E nelle campagne da assecondare anche con piccole pillole quotidiane, come la rubrica “Eppur si muove” da lui concepita e alimentata con le buone notizie provenienti dal mondo che possono salvare l’umanità sul nostro Pianeta.

Scrivo con un nodo alla gola, pensando alla grande perdita che, in un colpo solo, ci priva — priva noi e l’Italia d’oggi — di acume scientifico, impegno sociale e intelligenza politica. Superiori, queste ultime due sue qualità, a quanto gli è stato riconosciuto pubblicamente in un ventennio di battaglie anche parlamentari. Fra tutte, l’insediamento della prima Commissione bicamerale d’inchiesta sulle Ecomafie per far luce sui delitti contro l’ambiente, il territorio e il mare. Propositivo e concreto, forgiato nell’ambientalismo scientifico di cui è stato protagonista indiscusso dando vita al movimento antinucleare italiano, fu severissimo e intransigente nei confronti degli “estremisti parolai” che, sciaguratamente, affossarono l’esperienza riformistica dell’Ulivo. Nella quale i Verdi — che Massimo contribuì a fondare in modo determinante alla metà degli anni Ottanta — riuscirono a far lievitare contenuti e provvedimenti legislativi che hanno lasciato il segno: dai parchi naturali alle energie rinnovabili, dalla gestione dei rifiuti alla chiusura del capitolo fallimentare dell’energia atomica in Italia. È un protagonista, quello che abbiamo perso, di cui, sapendolo ascoltare, avrebbe potuto beneficiare una sinistra sclerotica chiusa ancora in un recinto programmatico inadeguato a combattere le battaglie del nostro tempo, a cominciare dalla crisi e dalla giustizia climatica.

Di tutto questo — e di altro ancora — avremo modo di ragionare e scrivere nei giorni a venire. Oggi siamo affranti da un dolore acutissimo, pensando alle sofferenze patite mentre veniva soccorso sulla Casilina e trasportato all’ospedale. Momenti oscuri e terribili, attraversati forse da un bagliore di luce per la sua amatissima Adele, persa qualche mese fa. Assistita da lui con tenera dedizione quotidiana e con i racconti che le scriveva negli ultimi suoi mesi di terapia, pubblicati sulle nostre pagine con un nom de plume, e raccolti in un volumetto che Massimo mi chiese il mese scorso di presentare e che avrebbe voluto regalare ai suoi amici questo Natale. Che ti sia lieve la terra, amico mio carissimo, grande maestro di tanti di noi. Mentre ci stringiamo con affetto al figlio Luca e ai suoi amati nipoti. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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