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Marmolada domani. Il gigante delle Dolomiti in coma: una probabilità di vita non superiore ai dieci anni

di Italia Libera   
Marmolada domani. Il gigante delle Dolomiti in coma: una probabilità di vita non superiore ai dieci...

Il ghiacciaio più studiato in Italia registra una drammatica accelerazione del processo di fusione. Negli ultimi dieci giorni di agosto ha perso giornalmente sette centimetri di spessore. Dal 1888 è arretrato di un chilometro e duecento metri, perdendo il 94% del suo volume e i quattro quinti della sua superficie: meno di cento ettari rispetto ai cinquecento della fine dell’800. Quindici ettari persi nel solo 2022-2023. Una situazione condivisa in tutti i ghiacciai delle Alpi. Il progetto “Climbing for Climate (Cfc), giunto alla sesta edizione, è sostenuto anche dalla Rete di 37 Università sostenibili che coinvolge cittadini, associazioni e ricercatori. L’iniziativa di quest’anno si è svolta il 7 e l’8 settembre con oltre 100 attivisti-docenti. Lanciato, con una conferenza stampa in quota, il “Manifesto per un’altra Marmolada: quando il ghiacciaio non ci sarà più” con cui si presenta una montagna “maestra” nell’individuare obiettivi praticabili per la fruizione anche turistica, mitigando gli effetti di questa attività, capace di adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici in atto. Lanciata l’idea di un laboratorio per il turismo sostenibile

Le tappe della tutela

La Marmolada è stata uno dei teatri principali dell’azione di Mountain Wilderness Italia da più di un quarto di secolo. Nel 1988 e 1989 partirono due campi per raccogliere rifiuti, dalla parete Sud fino ai crepacci nel ghiacciaio e nel Canalon del Gigio: otto tonnellate, solo il primo anno. È poi partita l’azione contro l’eliski, la promozione di una severa regolamentazione dell’attività portata fino in Parlamento, il contrasto alla volgarità della partita di golf sul ghiacciaio (il 14 luglio 1997), la denuncia contro l’abrasione del ghiaccio compiuta con regolarità dalla società impiantistica, la vittoria contro lo scempio della strada imposta sul ghiacciaio (2005). E poi la partita propositiva. Iniziata nel 1998, è proseguita con la partecipazione attiva ai patti per la Marmolada (2003 e 2007), tutti falliti a causa delle imposizioni impiantistiche della Provincia di Trento, per arrivare nel 2017 alla Marmolada dell’immaginario, un piano d’azione concordato con il Comune di Canazei. Rimasto lettera morta.

◆ L’articolo di LUIGI CASANOVA, presidente di Mountain Wilderness Italia

► Prosegue intensa la collaborazione fra il Comitato glaciologico italiano e il Museo di Geografia dell’Università di Padova, percorso che ha permesso di maturare 6 edizioni del progetto Climbing for Climate (Cfc). Il lavoro si svolge annualmente sulla Marmolada perché storicamente è il ghiacciaio italiano più studiato, in quanto simbolo delle Dolomiti. La Regina continua a vivere il conflitto fra quanti ancora propongono il potenziamento dell’area sciabile (il primo impianto è datato 1947) e chi auspica l’avvio di un percorso meno impattante. Il lavoro sostenuto anche dalla Rete delle Università sostenibili, Rus, (ben 37) presenta una innovazione: è partecipato, coinvolge cittadini, associazioni, ricercatori. Quest’anno, il 7 e 8 settembre, a percorrere i ghiaioni e i ghiacci della Marmolada vi erano oltre 100 attivisti-docenti.  

Con questo metodo di azione, oltre a diffondere informazioni, si consolida la formazione sulle sue condizioni “di salute”. Il ghiacciaio sta subendo, difatti, una forte accelerazione della sua fusione e oggi è ridotto a meno di 100 ettari. Gli esperti ci dicono che sparirà entro il 2040, cioè domani. Dal 1888 è arretrato di 1200 metri, era vasto oltre 500 ettari; da allora il volume perduto è del 94% (dati Carovana dei ghiacciai di Legambiente, 2024): negli ultimi anni ha perso 70 ettari di superficie, negli ultimi dieci giorni di agosto di quest’anno ha perso, giornalmente, 7 cm di spessore. Una situazione purtroppo condivisa in tutti i ghiacciai delle Alpi. Sono numeri che fanno tremare i polsi a chi è cosciente del valore della risorsa idrica, e devono far riflettere il decisore politico mentre ancora oggi prevale l’accanimento per potenziare le aree sciabili.

L’appuntamento 2024 della Rete delle Università sostenibili ha dato vita a un significativo documento, il “Manifesto per un’altra Marmolada: quando il ghiacciaio non ci sarà più”. Nel testo si auspica la proposta di condivisione di un progetto che deve essere aperto al confronto fra istituzioni, enti locali, associazionismo alpino e ambientalista, operatori economici. Vi si presenta una montagna “maestra” nell’individuare obiettivi praticabili nella fruizione anche turistica, mitigando gli effetti di questa attività, capace di adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici in atto. La proposta nasce dal Comitato glaciologico, il Centro Valanghe di Arabba, i Carabinieri forestali, il Museo di geografia dell’Università di Padova. In una intensa due giorni di impegno, oltre un centinaio di persone hanno seguito sul campo d’azione diverse relazioni, la storia della montagna, terminati l’8 settembre con una conferenza stampa in quota che ha lanciato il documento.

Il sintetico manifesto non dimentica la tragedia del 3 luglio 2022 quando una valanga di 64.000 tonnellate di ghiaccio e rocce travolse 11 escursionisti. Illustra come si sia arrivati a una riduzione del ghiacciaio di 15 ettari nel 2022-2023, un ghiacciaio ormai spezzato in più “isole”, capace di una probabilità di vita non superiore ai 10 anni. Marmolada racchiude tesori poco conosciuti: naturali come storici, leggende, la tragedia della grande Guerra 1915-18 ben illustrata in alcuni musei locali. Sono storie che vanno raccolte e presentate all’ospite, costruiscono identità, combattono l’omologazione delle montagne alle realtà urbane. Un simile laboratorio ci aiuta a ripensare il modello di fruizione della montagna. Si tratta di un invito a gestire in modo attivo l’evoluzione negativa del ghiacciaio, a sostenere un diffuso progetto di riconversione per fare della montagna un modello internazionale di sviluppo sostenibile.

I temi proposti sono già molti. Recuperano, viene detto esplicitamente nel documento, la storia propositiva sostenuta dalla associazione Mountain Wilkderness Italia sin dal 1998. Si tratta di un’alternativa al turismo di massa, presenta una fruizione aperta alla bassa stagione, il mantenimento delle piccole strutture di alloggio e ristorazione, percorsi di scialpinismo e escursionismo con ciaspòle, circuiti ciclopedonali, l’emergere dei valori del paesaggio e della geologia, della grande storia e dei musei della guerra, la definizione di un’Alta via della Marmolada, l’intervento sui sistemi di mobilità privilegiando il trasporto pubblico, il riordino dei parcheggi in quota, l’investimento nella storia della fisica (Enrico Fermi, ha studiato due anni in Marmolada), l’industria dell’idroelettrico, la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente investendo nel risparmio energetico.

La Marmolada, si afferma, è anche un laboratorio di ricerca, di lavoro per le università territoriali, di diffusione della formazione. L’impegno dei promotori è fare in modo che questa complessa progettualità diventi operativa entro il 2030, “per supportare la realizzazione di iniziative in linea con la gravità del momento storico che stiamo vivendo, di cui la Marmolada è per tutti un monito severo”. Aperta la raccolta delle adesioni. Come è stato ben ricordato con le iniziative della settimana scorsa, nell’attenzione verso la Marmolada “Siamo tutti sindaci delle Montagne”, uno slogan lanciato provocatoriamente nel 2012 che diventa ora realtà. © RIPRODUZIONE RISERVATA

di Italia Libera   
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