Lunga vita ai cellulari. Dalla Ue “indice di riparabilità” e obblighi anti-spreco per i produttori
Cellulari e tablet sono prodotti a “tempo determinato”, destinati ad essere sostituiti dall’arrivo di nuovi modelli, e con una vita prevista sempre più breve. L’Unione europea, però, alla luce delle necessità di contenere l’impressionante inquinamento della fine-vita di questi dispositivi sempre più diffusi, ha varato due regolamenti finalizzati a renderli più durevoli e facilmente riparabili. Imponendo ai produttori una serie di obblighi, anche di trasparenza
L’analisi di GIANFRANCO AMENDOLA
IL CELLULARE E il tablet ormai sono diventati parte del nostro stile di vita: a volte sembra addirittura che siano diventati appendici inseparabili senza i quali non si può vivere. E pensare che fino a non molti anni fa c’era solo il buon, vecchio telefono a fili, magari collegato anche a fax. Tanto per dare qualche numero, nel 2020 nell’Unione europea sono stati venduti circa 150 milioni di telefoni cellulari e 23,90 milioni di tablet; il consumo totale di energia primaria dell’Ue della base installata di telefoni cellulari e tablet durante il loro ciclo di vita (compresi produzione, uso e smaltimento) è stato di 39,5 TWh (circa lo 0,25% del consumo totale di energia primaria dell’Ue).
Ovviamente, il business collegato a questo fenomeno è enorme, tanto più che in breve questi apparecchi divengono obsoleti e superati e così dobbiamo cambiarli, creando, tra l’altro, una enorme quantità di rifiuti difficilmente smaltibili. Si tratta di uno spreco di risorse che potrebbero, con i giusti processi, essere riutilizzate, riciclate e/o recuperate. Se ne sta occupando, fortunatamente la Ue che, attraverso due regolamenti, prevede norme precise per renderli più durevoli e facili da riparare nonchè per aiutare il consumatore nella scelta. Norme che, trattandosi di regolamenti comunitari, dovrebbero entrare in vigore direttamente negli Stati membri nei prossimi mesi, anche se, comunque, dopo la loro entrata in vigore, entrambe le proposte prevedono un periodo transitorio di 21 mesi prima che i requisiti diventino applicabili.
Gli obiettivi specifici vengono così sintetizzati dalla Ue: evitare l’obsolescenza precoce di telefoni cellulari, telefoni cordless e tablet; contribuire a un’economia circolare facilitando la riparazione e aumentando la durata di questi prodotti e componenti chiave (ad esempio batteria e display); aiutare i consumatori a compiere una scelta informata e sostenibile nel punto vendita; promuovere la progettazione di prodotti volti a ottenere risparmi energetici e materiali efficienti in termini di costi. In particolare, per aiutare le scelte dei consumatori in senso sostenibile, questi dispositivi dovranno fornire informazioni sulla loro efficienza energetica, sulla loro longevità, sulla loro protezione dalla polvere e dall’acqua e sulla resistenza alle cadute accidentali; e dovranno indicare anche un indice di riparabilità.
Correlativamente, questi dispositivi dovranno avere alcuni requisiti minimi, fra cui resistenza alle cadute accidentali o ai graffi, protezione dalla polvere e dall’acqua e uso di batterie sufficientemente durevoli (le batterie dovrebbero resistere ad almeno 800 cicli di carica e scarica mantenendo almeno l’80% della loro capacità iniziale); tanto più che i produttori avranno l’obbligo di mettere a disposizione dei riparatori pezzi di ricambio essenziali entro 5-10 giorni lavorativi e fino a 7 anni dalla cessazione delle vendite del modello di prodotto sul mercato dell’Ue; nonché di prevedere disponibilità di aggiornamenti del sistema operativo per almeno 5 anni dalla data in cui il prodotto è stato immesso sul mercato.
Così come si prevedono incentivi per il recupero e la reimmissione dei dispositivi dismessi nell’economia circolare. In proposito, la Commissione Ue evidenzia, infatti, che «senza un intervento, il numero di dispositivi di ibernazione aumenterà, poiché non vi è alcuna indicazione che questa tendenza possa essere invertita. La maggior parte del valore del materiale (rame, cobalto, metalli preziosi) proveniente da telefoni cellulari e tablet a fine vita è già recuperato con fonderie di rame convenzionali o fonderie integrate. Tuttavia, ciò rappresenta solo una frazione della massa totale del dispositivo e l’attuale modello economico non incentiva il recupero di altri materiali, come la plastica, ma anche alluminio, magnesio, acciaio, vetro e ceramica, che costituiscono una quota rilevante per le singole composizioni di prodotti». © RIPRODUZIONE RISERVATA