L’Oro del Ghetto. La feroce beffa nazista per saccheggiare gli ebrei e poi ucciderli comunque
Una tragedia che non si deve dimenticare: le deportazione delle famiglie ebree verso i lager, destinate ad essere sterminate, la pagina più buia di Roma capitale. Per farsi consegnare l’oro di cui si presumeva fossero in possesso fu promessa la salvezza agli ebrei romani. Ma salvezza non ci fu. Le stragi dei deportati nei campi di sterminio avvenne in tale misura da lasciare increduli gli Alleati che – di fronte ai resti dei magri corpi ammassati – non riuscivano a capacitarsi di quell’orrore immenso
L’articolo di VITTORIO EMILIANI
LA RAZZIA IMPOSTA dai nazi-fascisti al Ghetto di Roma affinché tutto l’oro detenuto dalle famiglie “giudie” venisse consegnato ai tedeschi della Wermacht onde evitare la deportazione nei campi di sterminio si rivelò una grande e feroce beffa. Quell’oro rimase a Roma inutilizzato e le deportazioni invece a Dachau e soprattutto ad Auschwitz procedettero celermente con l’immediato avvio ai forni crematori o ai gassificatori di donne, uomini, ragazze e ragazzi sotto l’orrendo motto “Arbeit macht frei”. Le stragi di deportati furono fino al 1944 di tale mole che gli Alleati stentavano a credere che decine di migliaia di cadaveri fossero stati ridotti in quelle terrificanti condizioni.
Incredibile, e inqualificabile, venne ritenuto il silenzio della cattedra di San Pietro di papa Pacelli, il quale era evidentemente ossessionato dal ricordo dell’assedio subito alla Nunziatura di Monaco di Baviera da parte dei rivoluzionari “spartachisti” che erano quasi riusciti a sfondare il portone della Nunziatura stessa. Tanto che cercò con ogni mezzo di forzare don Luigi Sturzo, reduce dall’esilio, a formare un listone di estrema destra contro le sinistre e i laici. Alcide De Gasperi si rifiutò e le pressioni vaticane furono talmente forti e insistenti a casa di quel leader onesto e restio a schierarsi a destra che le grida si sentirono fin sulla strada. Ma De Gasperi non cedette a quel ricatto elettorale romano per un turno comunale vinto (se ricordo bene) dalle sinistre e dai laici. Ma stava cominciando l’era dei sindaci dc alla Rebecchini che doveva durare molti anni con lucrosi affari per la vaticana Società Generale Immobiliare.
De Gasperi si era spento nella sua Valsugana amareggiato anche per essere considerato un “austriacante”. In realtà era stato, all’inizio della sua carriera politica, deputato al Parlamento di Vienna di cui la sua regione faceva ancora parte. © RIPRODUZIONE RISERVATA