La lobby dei “rigassificatori subito” in Italia ha un capo indiscusso: è il ceo dell’Eni Descalzi
Nel nostro Paese il gas russo è stato sostituito parzialmente con circa 7 miliardi di metri cubi di Gnl provenienti da diverse parti del mondo. Ma gli impianti di rigassificazione presenti in Italia sono occupati fino al 2026. Ed è altrettanto evidente che i 7 miliardi di metri cubi destinati a riempire gli stock non troveranno i rigassificatori necessari già attivi; conseguentemente, andranno altrove. L’informazione mainstream dimentica anche che l’esportazione del gas dall’Italia è aumentata del 600%
L’intervento di ALESSIO LATTUCA, presidente Movimento per la Sostenibilità
I “SIGNORI DEL GAS”, i soliti noti, di cui l’ad di Eni Claudio Descalzi è uno dei maggiori esponenti, hanno manifestato la propria strategia in occasione dell’evento ‘Zero carbon technology roadmap’ organizzato dall’European House Ambrosetti a Bruxelles. Come da consuetudine e con la scusa dell’emergenza, esso è tornato a fare il punto su: valore, scorte di gas, stoccaggi e rigassificatori. Per evitare che la “propaganda” produca effetti deleteri, si rende necessario ricordare che non è vero affatto che il gas aiuta la transizione verso le rinnovabili: è vero invece che esso accelera il danno e, in particolare, distoglie gli investimenti dalle rinnovabili, accaparrandosi finanziamenti pubblici e privati.
L’informazione dominante lancia l’allarme gas con il preciso obiettivo di “spaventare”, veicolando la suggestione di poter realizzare subito, a tambur battente, nuovi impianti. Ricorda in ogni circostanza utile che in Italia è stato sostituito parzialmente il gas russo con circa 7 miliardi di metri cubi provenienti da diverse parti del mondo come Gnl. Eppure è ormai evidente che gli impianti di rigassificazione presenti nel Paese siano occupati fino al 2026. Ed è altrettanto evidente che i 7 miliardi di metri cubi destinati a rimpiazzare parzialmente il gas russo e riempire gli stock non troveranno i rigassificatori già attivi e, conseguentemente, andranno altrove. Al riguardo, l’informazione mainstream ha dimenticato di ricordare che l’esportazione del gas dall’Italia è aumentata del 600% ed ha omesso di spiegare quali siano i motivi che hanno suggerito a Eni di non pagare le tasse imposte dal Governo Draghi sugli extra profitti (soltanto il 25%).
Il tema dei “rigassificatori subito” è stato sostenuto a margine dell’evento da Descalzi, secondo il quale “Se ci sono i rigassificatori ce la facciamo, se non ci sono non ce la faremo e dovremo trovare altre soluzioni non immediatamente trovabili”. Il ceo dell’Eni ha voluto aggiungere anche le sue riflessioni sul tetto al prezzo del gas in Europa che, secondo lui, non modererà i rincari. La sua ricetta è investire in infrastrutture per importare gas naturale liquefatto, e anche per esportarlo dai Paesi produttori: Qatar, Usa, Nordafrica o Africa subsahariana, come sta già facendo Eni. Insomma, per Descalzi, il ruolo delle energie fossili, e segnatamente del gas, resta indispensabile, altrimenti — ha concluso — “è un cane che si morde la coda”.
Occorre vigilare e, in definitiva, sgombrare il campo da equivoci e informazioni pro domo sua, posto che il soggetto in causa svolge una funzione dominante, e la premier Meloni dall’Algeria ha annunciato ieri che l’Italia vuole diventare l’hub europeo del gas. Ancora oggi è, purtroppo, necessario affrontare nuovamente il tema dei rigassificatori con precisione e dovizia di particolari, benché si prospetti, una volta ancora, un “fallimento annunciato”. © RIPRODUZIONE RISERVATA