La grande ambizione di raccontare Berlinguer e il futuro possibile di una democrazia zoppicante
Il film del regista veneto Andrea Segre si concentra su cinque anni cruciali della storia politica del nostro Paese, tra il 1973 e il 1978, tra il lancio della proposta di “compromesso storico” tra Pci e Dc e la morte del presidente democristiano Aldo Moro per mano delle Brigate Rosse. Con una grande interpretazione di Elio Germano nei panni del leader comunista, racconta il progetto del segretario del Pci di avviare una stagione di riforme per evitare il rischio di un colpo di stato come quello cileno contro il governo di Unidad Popular di Salvador Allende. E, raccontando passione politica e rettitudine morale dell’uomo Berlinguer, dice all’Italia di oggi che un altro modo di suscitare mobilitazione e partecipazione popolare è forse ancora possibile
◆ La recensione di BATTISTA GARDONCINI *
► È davvero bravo Elio Germano nei panni di Enrico Berlinguer. Bravo nell’imitare il suo caratteristico accento sardo. Bravo nel riproporne la gestualità senza cadere nella gigioneria: le spalle un po’ curve, il vezzo di mettersi e togliersi gli occhiali, le sigarette fumate a raffica. Bravo anche nelle scene collettive, quelle dove il più amato tra i leader del Pci si muove tra la sua gente, nelle sezioni, nei comizi, nelle feste dell’Unità.
“Berlinguer – La grande ambizione”, del regista veneto Andrea Segre, segue la vita pubblica e privata di Berlinguer dal 1973 al 1978. Cinque anni cruciali per lui e per la nostra zoppicante democrazia. Nel 1973 era a Sofia, dove sfuggì per un pelo alla morte in un incidente stradale inscenato dai servizi segreti bulgari, probabilmente su istigazione di Mosca. Questo non gli impedì di portare avanti il suo progetto politico, che puntava a una collaborazione tra il Partito comunista e la Democrazia cristiana per avviare in Italia una stagione di riforme ed evitare il rischio di un colpo di stato come quello cileno. La prospettiva di un compromesso storico tra i due partiti, però, era malvista tanto a Mosca quanto a Washington, e nel 1978, quando sembrava che fosse possibile il coinvolgimento dei comunisti nella maggioranza di governo, le brigate rosse rapirono Aldo Moro e misero bruscamente fine al tentativo.
Andrea Segre è un regista che si è fatto le ossa con i documentari, ha usato molto materiale d’archivio, e ha messo in bocca a Elio Germano interi brani dei discorsi e delle interviste del vero Berlinguer. Ma il suo film è qualcosa di più di una ricostruzione di un periodo storico ormai lontano. Parlando dell’uomo Berlinguer, della sua totalizzante passione politica e della sua rettitudine morale, parla anche all’Italia di oggi e dice che un altro modo di fare politica, diverso dalle miserie a cui siamo purtroppo abituati, è ancora possibile. © RIPRODUZIONE RISERVATA
(*) L’autore dirige oltreilponte.org
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