L’Europa è diventata adulta, ed anche ingrata. Ma ci si salva insieme o non ci si salva affatto
Il tema dominante della stagione è l’avanzata della destra un po’ in tutta Europa. Ma semplificando il dibattito politico con l’uso di due sole parole (destra e sinistra) non si riesce a rappresentare le variegate posizioni che ci sono in ciascun schieramento e al centro. Tant’è vero che ormai tutti usano il plurale: le destre e le sinistre. Mai come questa volta è difficile rendere conto delle mille differenziazioni e sfumature che si stanno creando in uno spazio politico certamente in crescita. Gente espulsa, gente che chiede di iscriversi e non viene accettata, eletti indipendenti corteggiati da più soggetti: come faceva di solito la sinistra con la “scissione dell’atomo”. Ormai il problema unico di ogni governo è di ottenere dall’Unione Europea più soldi di quanti ne abbia versati. Ma intanto sta nascendo un nuovo popolo: gli Europei: tutti figli del progetto Erasmus
◆ Il pensierino di GIANLUCA VERONESI
► La nostra premier era arrivata all’appuntamento delle nomine europee in perfetta forma. Il successo d’immagine del G7 pugliese dove si presentava come unica vincitrice tra i presenti (Macron, Biden, Sunak, Scholz erano tutti morituri o già i fantasmi di se stessi). In più era il solo capo di governo contemporaneamente presidente di un partito europeo (i “Conservatori” di Ecr). Condizione che sembrava privilegiata per una trattativa favorevole ai colori azzurri. Ma forse è successo il contrario. Mentre rivendicavi dell’Italia la statura di paese fondatore e il suo euroentusiasmo, dovevi difendere contemporaneamente il ruolo e il premio di nazioni euroscettiche e controverse. E poi è possibile che sul voto di qualche governo non particolarmente amico abbiano pesato le nostre decisioni controcorrente come la mancata adesione al Mes e la melina sugli stabilimenti balneari.
Comunque che bolgia, che confusione! L’Europa è diventata adulta. Le elezioni e la scelta dei nuovi vertici hanno dimostrato come i popoli del vecchio continente si sentano ormai coinvolti nei problemi e nelle scelte sovranazionali. Difficile però seguire e capire le dinamiche frenetiche messe in campo dai partiti dei 27 Paesi per trovare un governo dell’Unione. La gravità raggiunta dalle criticità che abbiamo di fronte (guerre, epidemie, invasioni migratorie) ha fatto capire a molti che ci si salva insieme o non ci si salva.
Il tema dominante della stagione è l’avanzata della destra un po’ in tutta Europa. Io soffro a semplificare il dibattito politico con l’uso di due sole parole (destra e sinistra) perché non si riesce a rappresentare le variegate posizioni che ci sono in ciascun schieramento e al centro. Tant’è vero che ormai tutti usano il plurale: le destre e le sinistre. Per spiegare l’andamento generale sono necessarie delle sintesi che però sono “mediocri” per definizione. Mai come questa volta è difficile rendere conto delle mille differenziazioni e sfumature che si stanno creando in uno spazio politico certamente in crescita. Gente espulsa, gente che chiede di iscriversi e non viene accettata, eletti indipendenti corteggiati da più soggetti, nascita di movimenti caratterizzati da un comune territorio oppure dalla storia che si portano alle spalle, come gli “austroungarici” in fase di debutto. Si chiameranno “patrioti”.
Di solito era la sinistra a praticare la moltiplicazione delle sigle. Veniva chiamata la “scissione dell’atomo”. Partitini sempre più piccoli, sempre più personalizzati. Figli della vanità di un capo in ascesa che, mandando un messaggio ostile, vuole semplicemente aumentare il suo prezzo. E siccome ogni spazio è già occupato, l’ultimo arrivato è costretto a collocarsi all’estrema, ovvero a radicalizzare le proprie posizioni. Per gli ultimi arrivati – per far parlare di sé – non rimane che polemizzare con gli ex alleati, appena abbandonati. La sinistra aveva un’idea romantica e retorica dell’Europa: un sogno generoso e altruistico che avrebbe rigenerato le matrici comuni in vista di un futuro condiviso. C’era l’intesa che la politica corriva e quotidiana, fatta di prepotenza e avidità di potere, si esercitava in ambito nazionale mentre i grandi scenari, le mutazioni epocali si affrontavano a Bruxelles.
La realtà ci ha resi adulti. Smagati e pratici. Ormai il problema unico di ogni governo è di ottenere dall’Unione Europea più soldi di quanti ne abbia versati. Ma intanto sta nascendo un nuovo popolo: gli Europei (che sono tutti figli del progetto Erasmus). Sono trentenni, nati in Italia, hanno studiato a Parigi, trovato lavoro in Germania dove hanno sposato una spagnola. Sono pronti a spostarsi ulteriormente per uno stipendio più interessante. Crescendo, come verranno definiti e come si percepiranno i loro figli che, per non sbagliare, parleranno quattro lingue? © RIPRODUZIONE RISERVATA