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La crisi del Pd è un guaio per il Paese. Serve un’opposizione forte ed efficiente 

di Italia Libera   
La crisi del Pd è un guaio per il Paese. Serve un’opposizione forte ed efficiente 

A una settimana dalla conclusione dell’Assemblea nazionale del partito non sembra che il dibattito interno ed esterno cresca in qualità sul piano della politica e dei programmi. C’è l’autocandidatura dell’onorevole Paola De Micheli la quale recupera persino il ponte sullo Stretto come bandiera da agitare. C’è un solitario Gianni Cuperlo. C’è il governatore emiliano Bonaccini sostenitore dell’autonomia differenziata e della cessione ad Amazon e C. di interi comprensori. Per contro c’è Elly Schlein che propone un programma alternativo che tuttavia esigerebbe più approfondite motivazioni. Un quadro con indicazioni poco chiare

Il commento di VITTORIO EMILIANI

IL GOVERNO DI DESTRA avrebbe bisogno di una opposizione seria, concreta, efficiente e invece il Partito Democratico non solo non ottiene da Conte un rapporto di alleanza ma appare in crisi di identità. In effetti il Pd non ha recuperato i valori di una sinistra riformatrice con una forte connotazione europeista. Al contrario, dopo la rinuncia di Enrico Letta non si riesce a capire quale connotazione di fondo possa avere. 

Questa crisi viene da lontano, da quando la classe dirigente proveniente dal Pci (poi Pds e Ds), come D’Alema o Veltroni, non ha saputo orientare un elettorato allora vasto cercando di collocarsi nel solco di un socialismo europeo. È l’eredità di Berlinguer che non aveva concesso alcun riconoscimento a Craxi neppure per l’Achille Lauro né per Sigonella. Craxi peraltro si era adagiato in una alleanza di puro potere con il Caf lasciando che il Psi divenisse più che mai un partito di clientele personali e di corrente. Che un uomo dalla personale onestà cristallina come De Martino non poteva certo contrastare. Così come non poteva farlo Mancini, il quale viveva sulle fedeli clientele calabresi e non poteva essere un leader nazionale credibile. 

Quando dalla estenuante kermesse del Midas uscì Craxi a qualcuno uscì la battuta di un Craxi-driver. Ma chi la formulò non sapeva che Bettino non si sarebbe lasciato guidare da nessuno. Certo l’uomo di governo (Achille Lauro, Sigonella) ebbe uno stacco diverso da quello di partito. Ma non poteva bastare, anche perché l’abolizione del meccanismo moltiplicatore della scala mobile gli procurò una protesta comunista di impressionante violenza. In effetti Craxi e Berlinguer erano personaggi incomunicabili. La strategia di quel Pci così settario non portava da nessuna parte in Europa e l’eurocomunismo con Marchais e Carrillo non aveva alcun futuro, come si constatò subito.

Il Partito Democratico nasce dopo vari passaggi nei quali il Pci si snerva per lunghi anni. Il massimo di confusionismo la raggiunge allorché viene eletto segretario Natta, il cui primo passo importante è andare a Mosca in compagnia di Cossutta ad incontrare l’ormai perente Andropov. Dopo tante traversie, il Partito Democratico — nato, ricordiamolo, senza alcun rapporto storico con la tradizione “socialista” — si trova ora ad affrontare una prova assai problematica. C’è l’autocandidatura dell’onorevole Paola De Micheli la quale recupera persino il ponte sullo Stretto come bandiera da agitare. C’è un solitario Gianni Cuperlo. C’è il governatore emiliano Bonaccini sostenitore dell’autonomia differenziata e della cessione ad Amazon e C. di interi comprensori. Per contro c’è Elly Schlein che propone un programma alternativo che tuttavia esigerebbe più approfondite motivazioni.

Da questo quadro politico non sembrano per ora uscire indicazioni molto chiare. C’è da augurarsi che nelle prossime settimane il dibattito all’interno e all’esterno del Pd cresca in qualità sul piano della politica e dei programmi. L’esperienza delle amministrative non è certo incoraggiante. A Roma, per esempio, il candidato di centrosinistra ha vinto ma accettando la logica perversa delle correnti e quindi delle clientele personali. Un percorso che sarebbe disastroso se prevalesse anche nella preparazione del congresso del Partito Democratico. Eppure, per ora, con l’eccezione del giovane Provenzano, questa sembra essere la prospettiva più probabile realisticamente. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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