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La comunicazione a Cutro, l’importanza del silenzio. Dove ha sbagliato il governo

di Italia Libera   
La comunicazione a Cutro, l’importanza del silenzio. Dove ha sbagliato il governo

La comunicazione è importante nella politica, spesso viene considerata decisiva e ci si affida credendo che basti organizzarla bene per ottenere il risultato a cui si mira. Ma le cose non sono così semplici. E soprattutto la comunicazione è fatta di tante cose. Anche di gesti simbolici, certo. Si voleva dare un significato simbolico alla convocazione del Consiglio dei ministri a Cutro, cioè il luogo di fronte al quale è avvenuto il tragico naufragio dei migranti partiti dalle coste turche. Sarebbe stato simbolico, ma necessario, ed è stato un errore non farlo, l’omaggio alle bare delle vittime, tra cui diversi bambini. Poi, c’è la comunicazione delle dichiarazioni, ma anche quella dei silenzi. Il silenzio del governo dopo le dichiarazioni di Piantedosi. Il silenzio – assai diverso – di Mattarella nel suo sobrio omaggio alle vittime. Anche il silenzio ha significati diversi, e può dire molte cose

Il pensierino di GIANLUCA VERONESI

C’È L’ILLUSIONE GENERALIZZATA in chi fa politica che una massiccia comunicazione possa risolvere ogni problema. Che una buona campagna di informazione permetta di recuperare uno svantaggio iniziale. Non è cosi semplice! Ad esempio non è  stato così per il governo in occasione della disgrazia di Cutro. Bisogna sempre ricordarsi che in circostanze cosi drammatiche l’autorità che parla per prima fissa -anche senza volerlo- la linea del racconto, della narrazione. In questo caso è stato il ministro dell’Interno a recarsi immediatamente sulla spiaggia dove ha fatto le prime dichiarazioni politicamente impegnative. In questo modo indicando in se stesso il principale interlocutore e togliendo dall’imbarazzo il ministro dell’Economia, responsabile della Guardia di finanza e il ministro delle Infrastrutture che — in virtù della delega ai porti — risponde della Guardia costiera. Oltre ad alcune informazioni sulla dinamica dei fatti e sulle presumibili responsabilità, il titolare del Viminale ha aggiunto opinioni sue personali che però nell’immaginario collettivo sono diventate — per inerzia — la posizione del governo. Anche perché accolte dalla coalizione, di solito sempre pronta a distinguo e sfumature, nel più rigoroso silenzio. A quel punto anche per la premier sarebbe diventato impossibile “correggere” colui che tutti considerano la controfigura di Salvini.

D’altronde si presume che Piantedosi, prima di parlare, si sia cautelato consultando Palazzo Chigi. Mentre iniziava una furibonda polemica parlamentare, Meloni si è posta l’obiettivo di un atto simbolico che alleggerisse il clima. Un “gesto” che mostrasse sì partecipazione e solidarietà ma che comunicasse anche l’aggiornamento delle politiche italiane sull’immigrazione. Siccome si arrivava in ritardo, quasi fuori tempo massimo, si sperava che la “stazza” dell’evento servisse a chiudere, almeno temporaneamente la vicenda. Ovvero organizzare direttamente a Cutro la riunione del Consiglio dei ministri che avrebbe varato le nuove misure. Che a fianco dell’aggravamento delle pene per gli scafisti e le possibili restrizioni in alcuni permessi, prevedono l’ampliamento dei corridoi umanitari.

Una trasferta piena di troppe attese. Troppe cose diverse mischiate insieme. Commozione, emotività, sentimenti di pietà che si incontrano e scontrano con la razionalità del decreto legge e i pregiudizi della politica. Troppa gente al seguito. Troppi ego in circolazione. Troppi giornalisti in cerca di rogne e ministri in cerca d’autore. Difficile commuoversi in quel caravanserraglio. E l’errore micidiale di non incontrare sopravvissuti e defunti pur essendo a pochi metri di distanza dalle bare. Probabilmente per evitare una foto che avrebbe fatto il giro del mondo. Giorni prima il presidente Mattarella si era fermato pochi minuti, non aveva espresso giudizi, aveva bisbigliato sentimenti di dolore ai parenti e ringraziato i pescatori che avevano raccolto i primi cadaveri. © RIPRODUZIONE RISERVATA

di Italia Libera   

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