Katiuscia, la rondine dell’Isola d’Elba tornava sempre al solito bar. A Pomonte era diventata una celebrità

Un anno la signora Lia si era allontanata dal bar per comprare il pane e Katiuscia è volata dal panettiere facendo volteggi e salutandola con i suoi tipici gorgheggi. Inutile dire che Lia si commosse. La rondine infatti riconosce non solo il luogo dove ha nidificato l’anno precedente ma anche gli abitanti umani o meno che lo popolano. Ma non tutte le belle storie riescono a proseguire. La signora Lia ha venduto il locale e, dopo dodici anni, i nuovi proprietari (non avendo vissuto le esperienze precedenti di affiatamento con la rondine) hanno “sfrattato” Katiuscia montando le pale del ventilatore vicino ai nidi…
L’articolo di FRANCESCO MEZZATESTA
LA PRIMAVERA ARRIVA ufficialmente oggi e ci porterà finalmente a un decremento della pandemia. Come sempre la mite stagione sarà annunciata dall’arrivo delle rondini, portando gioia ai nostri occhi, soprattutto in questa nera primavera di guerra. La presenza di questi migratori transhaariani per molti è sempre stata oggetto di allegria. Ma c’è chi le ama e chi meno. La storia della rondine Katiuscia che aveva scelto di nidificare sulla porta d’ingresso del bar, tutti — anche fuori dall’isola d’Elba — la conoscevano per i tanti articoli di stampa, tanto che il bar era soprannominato “il bar della rondine. La signora Lia, allora proprietaria del locale, con l’aiuto del marito Giovanni e del farmacista di Marciana Tony Carli, fece montare un’assicella sotto il nido per raccogliere gli escrementi salvaguardando la scelta del pennuto di convivere a stretto contatto con gli umani che prendevano un caffe, svolgendo al contempo la propria utile funzione di “insetticida naturale” catturando ogni giorno migliaia di mosche e zanzare.
Per molti anni Katiuscia di ritorno dai quartieri di svernamento africani è tornata a nidificare al bar di Pomonte e ogni volta entrava nel locale per “salutare” la proprietaria. Un anno la signora Lia si era allontanata dal bar per comprare il pane e Katiuscia è volata dal panettiere facendo volteggi e salutando la signora Lia con i suoi tipici gorgheggi. Inutile dire che Lia si commosse. La rondine infatti riconosce non solo il luogo dove ha nidificato l’anno precedente ma anche gli abitanti umani o meno che lo popolano. Ma non tutte le belle storie riescono a proseguire. Infatti in seguito la signora Lia ha venduto il locale e i nuovi proprietari non avendo vissuto le stesse esperienze precedenti di affiatamento con la rondine hanno montato delle ventole nei pressi dei nidi. Con grande tristezza per chi amava Katiuscia e i suoi discendenti con il montaggio delle pale del ventilatore (foto sopra) per la prima volta dopo 12 anni nel 2020 la rondine non ha più nidificato al “bar della rondine”. Alcuni sperano in questa primavera di rivedere la rondine ma, se non verranno rimosse le ventole nei pressi dei nidi, non sarà facile che ritorni.
Se amate le rondini, fate come Francesca e Adolfo
Chi ama le rondini deve venire all’Elba e, visitando Marciana e Pomonte, dia un’occhiata e controlli i porticati. La rondine Hyrundo rustica infatti sceglie posti al coperto. Vanno anche osservatii sottotetti delle case perché un’altra specie di rondine, il Balestruccio (Delichon urbicum) costruisce i nidi proprio sotto i cornicioni. Senza il loro habitat preferito, cioè le stalle tradizionali che purtroppo ogni anno che passa sono sempre di meno, le rondini che amano i luoghi al chiuso per nidificare devono trovare posti alternativi come porticati, androni, piccoli capannoni o anche stanze di abitazioni lasciate aperte.
Per fortuna delle rondini, grazie a persone intelligenti, ci sono anche belle notizie. A Valsamoggia, una valle sulle colline di Bologna, addirittura le rondini sono state aiutate a nidificare nella cantina di un’azienda agrituristica : “La Tintoria” di Adolfo Fioretti. Un appassionato di pietra da restauro e di natura che ha lasciato il lavoro di bancario per darsi all’agriturismo ecologico. Così, assieme alla moglie Francesca, negli anni ‘90 ha mirabilmente restaurato un caseggiato medioevale all’interno di un antico borgo dove nel 1600 a Valsamoggia tinteggiavano le stoffe dando appunto il nome al proprio agriturismo chiamandolo “Tintoria”.
Da secoli le rondini nidificavano nella stalla del caseggiato. Divenuta quest’ultima una sala di entrata al ristorante, Adolfo ha progettato la propria cantina in modo tale da potere accogliere, tra bottiglie di vino e prodotti tipici, i nidi dei preziosi migratori che quindi oggi convivono con l’attività turistica e gastronomica. «Altro che autan», dice Adolfo, «quando ci sono le rondini abbiamo meno zanzare e mosche e gli ospiti sono contenti; solo verso la fine dell’estate quando gli uccelli migrano verso l’Africa gli insetti aumentano di numero».
Per questo piantano chiodi alle travi per dare appoggio a nuovi nidi e cercano così di incrementare il numero di questi straordinari “insetticidi naturali” aspettando il loro ritorno in primavera. Sotto i nidi sono state posizionate apposite assicelle per raccogliere gli escrementi che comunque sono innocui perché costituiti da chitina, equiparabile alla cheratina dei nostri capelli. Le rondini infatti non si nutrono a terra ma catturano in volo insetti volanti il cui esoscheletro è chitinoso. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Documentarsi, verificare, scrivere richiede studio e impegno
Se hai apprezzato questa lettura aiutaci a restare liberi