Il “pensiero laterale” e la feroce lotta dei politici ai Soprintendenti, “maniaci ossessivi compulsivi”

Il “pensiero laterale” e la feroce lotta dei politici ai Soprintendenti, “maniaci ossessivi compulsivi”

Per alcuni politici, ma anche per qualche uomo di governo, le Soprintendenze sarebbero abitate da “maniaci ossessivi compulsivi”, che si mettono di traverso alla realizzazione di qualunque progetto che farebbe dell’Italia, un paese finalmente moderno. Questi “maniaci”, malpagati e oberati di lavoro, sono riusciti a salvare il pezzo più pregiato della nostra Penisola. Così, se ora potete ammirare le meraviglie di una Paestum, di Ercolano, Pompei, Oplonti, i resti di Sibari, il teatro e i templi di Metaponto, dovete — dobbiamo — ringraziare questi “maniaci ossessivi”. E ringraziamoli anche per Segesta, Selinunte, la Valle dei Templi di Agrigento, Camarina o Mozia. Un ringraziamento speciale per il Parco dell’Appia Antica, per i tanti parchi archeologici sparsi per l’Italia, fra cui quelli di Saturo, di Scolacium o di Velia

L’articolo di ARTURO GUASTELLA 
FOSSE PER LORO, per alcuni politici, ma anche per qualche uomo di governo — l’ultimo è stato, qualche giorno fa, Guido Crosetto —, le Soprintendenze, non importa se Archeologiche, ai Beni Artistici o Monumentali, sarebbero abitate da “maniaci ossessivi compulsivi”, che si mettono di traverso (patologicamente, perciò) alla realizzazione di qualunque progetto che farebbe dell’Italia, un paese finalmente moderno. Sembrano animati, questi nostri politici, da quello che lo psicologo maltese, Edward de Bono, chiamava “pensiero laterale”, in opposizione a quel “pensiero verticale” che segue le regole della logica e, quasi sempre, quelle dell’applicazione corretta della legge e delle sue norme. Il “pensiero laterale”, considera, viceversa, che la sedimentazione di queste norme, costituisca una sorta di gabbia, un’intelaiatura, dalla quale occorrerebbe uscire, tagliando, magari le unghia ai guardiani di queste gabbie. 

Così, per antica frequentazione, non riesco proprio ad immaginare che Soprintendenti come Antonio Paolucci, Andrea Emiliani, Piergiovanni Guzzo, Luigi Larocca, Adriano la Regina, Sebastiano Tusa, Elena Lattanzi, Michele D’Elia, Antonio De Siena, e, più in là nel tempo, Ettore de Juliis, Peppino Andreassi, Dinu Adamesteanu, o Mario Napoli, avessero, magari ben celata, la “neuregulina-1”, il gene, dicono i neuro scienziati, responsabile di una qualche malattia mentale. Ma forse un po’ pazzi lo erano per davvero, se sono riusciti ad opporsi, con le loro scarse forze e scarsissimi mezzi, all’assalto del cemento, a lottizzazioni indiscriminate, allo spregio di alcuni Comuni e Regioni per i beni culturali, pronti, loro sì, ad adoperare quel pensiero laterale, rilasciando concessioni edilizie e realizzazioni di migliaia e migliaia di metri cubi di cemento, che hanno fatto strame di siti archeologici, paesaggi, ambiente, territori demaniali, palazzi gentilizi. 

Questi “maniaci” dei Soprintendenti e i loro Ispettori (tutti, si badi bene, archeologi, storici dell’arte, architetti, ingegneri), malpagati e oberati di lavoro, sono riusciti a salvare il pezzo più pregiato della nostra Penisola, usando, magari, per i loro spostamenti nel territorio, i mezzi propri, in attesa di rimborsi che arrivavano (e arrivano) dopo mesi, e dopo aver riempito decine di fogli inutilmente complessi. E che Soprintendenti e Ispettori, fossero e siano, nella maggior parte dei casi, studiosi di gran vaglia, lo dimostra il fatto che tantissimi di loro siano passati alla cattedra universitaria, portando agli studenti, insieme alla didattica, anche le loro esperienze sul campo, l’odore della terra smossa e dei ritrovamenti (per gli archeologi). E — per me confortante — il clangore delle armi nel contrastare questo o tal’altro assessore, sindaco (in qualche caso, perfino ministro), politico o faccendiere. Insomma, affilandogli quegli artigli che molti vorrebbero ora smussare. 

Qualche nome, per questa “osmosi” Soprintendenze-Università? Fausto Zevi e Bruno D’Agostino, Francesco D’Andria e Mario Torelli, Attilio Stazio, Enzo Lippolis, Ettore De Juliis, Dinu Adamesteanu, Paola Pelegatti, lo stesso Mario Napoli e tanti, ma proprio tanti altri. Così, se ora potete ammirare le meraviglie di una Paestum, di Ercolano, Pompei, Oplonti, i resti di Sibari, o le straordinarie evidenze archeologiche di Capo Colonna, con la splendida colonna di Hera Lacinia, a Crotone, e il teatro e i templi di Metaponto, con lo strafamoso Heraion (conosciute anche come Tavole Palatine), dovete — dobbiamo — ringraziare questi “maniaci ossessivi”. E ringraziamoli anche per Segesta, Selinunte, la Valle dei Templi di Agrigento, Camarina o  Mozia. Un ringraziamento speciale, poi, per la Roma Imperiale e Repubblicana, per il Parco dell’Appia Antica, per i tanti parchi archeologici sparsi per l’Italia, fra cui quelli di Saturo, di Scolacium o di Velia. 

E, a proposito di pensieri, diretti, laterali, sghembi o  storti. Mi coglie il sospetto che il mio sia forse un “pensiero obliquo”. Ma non esattamente quello postulato dall’economista inglese, John Kay, professore alla London School of Economic. Quanto quello, sospettoso, che, dietro a tutti questi attacchi alle Soprintendenze italiane, ci sia la volontà di allargare ancor più le maglie già larghe della tutela e della salvaguardia dei nostri Beni Culturali. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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