Il Mezzogiorno hub internazionale del gas? Un nuovo volo pindarico sulle miserie del Sud

Il Mezzogiorno hub internazionale del gas? Un nuovo volo pindarico sulle miserie del Sud

Possiamo dubitare della buona fede del governo uscente, poco credibile e ancor meno giustificata l’euforia (e il finto entusiasmo) che ha accompagnato la teatralità dell’evento “Verso Sud” organizzato con enfasi dalla ministra Carfagna a Sorrento. Trasformare un meraviglioso territorio ricco di biodiversità e di beni culturali ed ambientali, in un hub del gas (per produrre in futuro idrogeno blu per l’intero Continente) è fuori da ogni logica economica, sociale e climatica. Gli 80 miliardi di euro messi a disposizione dall’Europa con il Pnrr per le regioni del Sud possono porre le basi per consolidare le specificità e le eccellenze del Mezzogiorno nel Mediterraneo allargato: energie rinnovabili, logistica portuale, produzioni industriali di avanguardia, turismo ecosostenibile, cultura, scuola e ricerca

L’intervento di ALESSIO LATTUCA, presidente del Movimento Per la Sostenibilità

È DAVVERO ABERRANTE, e grottesco, ciò che si profila per il Sud. E sembra che Nemesi (la Dea della vendetta) si sia incaricata di colpire il governo Draghi per aver messo al centro l’Italia come obiettivo della “strategia del caos” architettata dai russi per destabilizzare l’Occidente. La dea Nemesi — viene da pensare — se la sarebbe presa con l’impegno di Draghi per il “reverse flow” del gas che minaccia, al contempo, gli interessi di Putin e del Sud Italia. Nel Forum Internazionale del Mediterraneo “Verso Sud” svolto a Sorrento a metà maggio, è stata prospettata la trasformazione del Mezzogiorno in un Hub energetico internazionale per soppiantare il gas russo e far entrare in Europa il gas proveniente dal Mediterraneo e dagli Stati Uniti. Ed è largamente probabile che la destabilizzazione generata da Putin, unitamente al blocco nelle esportazioni del grano proveniente dall’Est europeo, alimenterà i flussi migratori dall’Africa verso l’Europa e favorirà la campagna elettorale dei leghisti e dei cosiddetti patrioti.

In un momento tra i più delicati dal dopoguerra ci si sarebbe aspettato, dal ceto politico, una vera assunzione di responsabilità per varare interventi strutturali a sostegno dei redditi delle famiglie e di lotta all’inflazione, alla povertà, alla disoccupazione giovanile e femminile. Ed invece si va al voto, con una campagna elettorale di pochi giorni, con l’opinione pubblica critica con tutti e distratta dalla calura. Al riguardo è utile rammentare che il cervello umano non sopporta di vivere in uno stato di perenne incertezza. Ed è risaputo che tale condizione, alimentata dalla drammaticità della situazione, indurrà protesta e rancore. 

Come prevedibile, e col pretesto dell’emergenza energetica, ha fatto irruzione sulla scena un nodo ancora più spinoso: il Decreto legge Aiuti del governo ha eliminato paletti di controllo istituzionale e introdotto norme liberticide anche per la realizzazione di impianti pericolosi. E ha diffuso menzogne, secondo le quali, trasformando il Sud Italia in un hub internazionale del gas, si favorirebbe lo sviluppo del Mezzogiorno. Reiterando, in tal modo, errori di un triste passato. È dagli anni 60 che gli impianti di idrocarburi hanno devastato enormi porzioni del Sud ed hanno prodotto degrado, inquinamento, malattie, malformazioni e il pericolosissimo riscaldamento climatico. Quest’ultimo è stato contrastato da Draghi solo a parole per il tempo del viaggio da Roma (G7) alla conferenza di Glasgow (Cop26) sulla crisi climatica.

Questa triste finzione politica sappiamo che è a termine e risulta fin troppo evidente, anche per i più ottimisti, il progressivo impoverimento del nostro Sud. Su cosa si basa, allora, l’ingiustificata l’euforia (e il finto entusiasmo) che ha accompagnato la teatralità dell’evento organizzato con enfasi dalla ministra per il Sud Carfagna? Non è insensata e asincrona l’idea di trasformare un meraviglioso territorio ricco di biodiversità e di beni culturali ed ambientali, nell’hub del gas con cui produrre — in prospettiva per l’intero Continente — l’idrogeno blu, continuando ad utilizzare i combustibili fossili? Artifici retorici che distorcono la vera sostanza della realtà e contraddicono l’idea dei veri meridionalisti come Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi, Giustino Fortunato, che si rigirano nella tomba in presenza di tale parodia politica.

Sono i fatti a svelare la debolezza della “politica” e a fornire la rappresentazione plastica della nostra drammatica dipendenza dagli idrocarburi, dagli interessi e dalle strategie delle lobby (anche a controllo pubblico) che puntano su speculazioni ed extra profitti (oltre 40 miliardi di euro di superprofitti in sei mesi con la compravendita del gas). In netto contrasto con quanto indica la scienza, inascoltata da decenni: per “affrancarsi” da gas e petrolio russo (e non solo russo) è necessario adottare politiche di risparmio energetico, diversificare le fonti di approvvigionamento ma, soprattutto, accelerare il passaggio alle rinnovabili.

A causa della polarizzazione elettorale in atto e della mancanza di un credibile progetto di Paese, è a rischio, purtroppo, il corretto utilizzo del Pnrr. Ad oggi non è dato sapere quali siano i veri attori del Piano nazionale di ripresa e resilienza, di quale classe dirigente possiamo avvalerci per un programma di rilancio, riqualificazione e potenziamento delle competenze amministrative dei comuni, attraverso un (vero e tracciabile) reclutamento straordinario. Una classe dirigente in grado di rilanciare intese strategiche e definire obiettivi da raggiungere, come previsto dalle condizionalità fissate dall’Ue per ottenere i fondi del Pnrr: sostenibilità, energie alternative, agricoltura di qualità, tutela della biodiversità che comprendono il raggiungimento degli obiettivi sul clima, per affrontare esclusione sociale, povertà educativa, parità di genere, formazione, riduzione della disoccupazione, dando effettivo “valore al lavoro”.

Contenuti che non trovano accoglienza adeguata nel dibattito pubblico e cozzano, in modo plateale, con l’etica della responsabilità che ci si aspetta dalla classe dirigente. A proposito di politiche per il Mezzogiorno, non emerge alcun segnale di recupero dei ritardi accumulati nella definizione dei progetti, né della loro aderenza alle condizionalità indicate dall’Unione Europea per il corretto utilizzo del Pnrr, che legittimi in alcun modo la propaganda del governo uscente. Né si intravvede la giusta e necessaria tensione per dar voce alla realtà economica, culturale e sociale del Mezzogiorno senza trascurarne i veri punti di forza e le effettive potenzialità.

A questo quadro economico e sociale, si aggiunge l’improvvisa accelerazione (incomprensibile nell’attuale difficilissimo e pericolosissimo stallo) impressa dal premier Draghi, ai processi in corso sull’autonomia differenziata (su pressione della Lega e di Forza Italia, stando alle affermazioni della ministra Gelmini) con l’inserimento nel Documento di Economia e Finanza delle “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata”. Si tratta di un drammatico errore che politici “navigati” avrebbero evitato, davanti ai conflitti Stato/Regioni nella gestione della pandemia e alla pessima performance della sanità in molti territori che avrebbero consigliato di congelare e ripensare il progetto. 

Nell’interesse del Paese, la questione meridionale dovrebbe essere prioritaria per tutti i partiti, soprattutto adesso che l’urgenza dei tempi imposti dal Pnrr potrebbe favorire passi decisivi per rendere il Sud la vera leva per lo sviluppo sostenibile, in senso economico, sociale ed ambientale. Un’occasione irripetibile per utilizzare con intelligenza e lungimiranza gli 80 miliardi di euro messi a disposizione dall’Europa per le regioni del Mezzogiorno. Se utilizzati efficacemente, queste ingenti risorse possono porre le basi per consolidare le specificità e le eccellenze del Mezzogiorno nel Mediterraneo allargato: dalla produzione di energie rinnovabili alla logistica portuale, dalle produzioni industriali di avanguardia al turismo ecosostenibile, dalla cultura, alla scuola, alla ricerca, con particolare riguardo alle infrastrutture materiali e immateriali. 

Ed occorre ricordare i risultati mancati dalle misure adottate in passato dall’Europa, a partire dal Libro bianco di Delors, che conteneva ad esempio l’irrealizzato “corridoio Berlino-Palermo” interrotto a Napoli e dirottato a Bari, nell’assoluto silenzio dei politici del Sud. Progetti presentati periodicamente con le relative pianificazioni dall’alto, che non hanno mai trovato alcuna applicazione concreta. È anche su questo che la politica dovrebbe finalmente riflettere, per riconsiderare gli errori del passato che imprigionano il Mezzogiorno in un difficile presente. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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