Il mercato di frutta e verdura a Porta Pila a Torino: il fascino del tempo, nonostante Fuksas
È il mercato all’aperto più grande di Europa. Il mercato di Porta Palazzo a Torino, “Porta Pila”, sfregiato dal presuntuoso – perché estraneo – cubo verde di Fuksas, resta bellissimo per i turisti che vanno a visitarlo, e conserva uno straordinario legame con il passato. Un legame fatto di colori, odori, e di sintonia con quella parte della città per la quale anche fare la spesa per vivere è un problema. Come cantava Gipi Farassino, in dialetto piemontese: “Pòrta Pila, Pòrta Pila, a vorìa dì: sensa sagrin (…) mì fasia ij sàut mortaj për comprè quatr nassionaj…”. Porta Pila vuol dire senza affanni, quando si facevano i salti mortali per comprare cinque sigarette [il testo e la canzone potete leggerlo e sentirla cliccando qui]
◆ L’articolo di FABIO BALOCCO
► Io il mercato della frutta e verdura ce l’ho dentro. Ero bambino e, non potendo rimanere a casa da solo, d’estate accompagnavo mia mamma al mercato dove mia nonna gestiva un banco di frutta e verdura all’ingrosso. Dovevamo arrivare presto per aiutare la nonna. Il mio apporto era ovviamente uguale a zero, ma era un’occasione per mangiare la focaccia e vedere aprire i cancelli, con tutti quei contadini che arrivavano a frotte dalle campagne intorno a Savona, specie dalla valle di Vado, prima che l’industria rendesse le albicocche di Valleggia un presidio Slow Food. Ed era una cascata di colori e profumi.
Tutto questo mi è rimasto dentro, come esordivo. E sarà anche per questo che adoro frequentare e acquistare ai mercati. A Torino ce ne sono enne, anche in piazze che dallo stradario neppure emergono (!), come Piazza Benefica e Piazza Barcellona. Ma su tutti emerge di gran lunga quello della frutta e verdura di Porta Palazzo. Certo, architettonicamente la piazza ha subìto lo sfregio che la giunta Chiamparino permise al compagno architetto Fuksas quando si trattò di risanare dall’amianto il mercato coperto dell’abbigliamento: molto meglio buttare giù tutto e piazzarci un cubo verde che nulla ci azzeccava con la geometria precedente. Ma quello comunque era il mercato dell’abbigliamento, al coperto.
Quello della frutta e verdura all’aperto (sotto la tettoia ci sono i banchi dei contadini) invece è sempre lì, sembra immutabile: i soliti banchi da decine di anni, strutture amovibili in metallo, ripiani in legno, tende colorate per riparare da sole e pioggia. E ad ogni banco un venditore. Certo, tempo addietro tutti italiani, oggi invece un melting pot di etnie, ma accomunate dal “ciao” e dal “buon peso”. E sempre certo, a ben pensare, chissà cosa ci sta dietro quei prezzi talvolta davvero molto, troppo bassi. Ma se non fosse così, Porta Palazzo (“Porta Pila”) non si riempirebbe ogni mattina di pensionati sfornati dai tram con i loro carrelli per la spesa. Non sarebbe un aiuto a vivere con la pensione minima. E se proprio si è miseri (la povertà è una scelta, il sistema ti rende misero) quando i banchi vengono smontati ecco la frutta e verdura ancora edule che viene raccolta, perché tutto quello che può ancora sfamare non deve finire nel compost. Porta Palazzo, il mercato all’aperto più grande d’Europa, ma non lo sa. Lo sanno i turisti che vengono a fotografarlo. Fino a quando rimarrà così? © RIPRODUZIONE RISERVATA
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