Il divo Jannik Sinner e i suoi profeti: quando il troppo stroppia, nel delirio di incompetenza
In questo momento il nostro altoatesino è probabilmente il migliore dei giocatori normali, e, vista la serietà con cui si allena, potrebbe restarlo a lungo. Ma il futuro è di Alcaraz, l’unico che inventa ancora qualcosa in questo tennis di spilungoni sparatutto incollati alle linee di fondo. Imbarazzanti i peana sbracati dei nostri giornalisti fino all’esilarante “Sinner ha perso ma è più simpatico di Alcaraz, perché durante la sospensione per la pioggia, a differenza del suo avversario, reggeva l’ombrello alla raccattapalle”
◆ Il controcanto di BATTISTA GARDONCINI *
► Chiedo scusa, ma a me Sinner non piace. Federer si è ritirato. Djokovic resta il numero uno, però si avvertono alcuni scricchiolii dovuti all’età. Il futuro è di Alcaraz, l’unico che inventa ancora qualcosa in questo tennis di spilungoni sparatutto incollati alle linee di fondo. Il meno noioso in uno sport che le racchette moderne e le nuove superfici di gioco hanno profondamente cambiato, a mio parere in peggio.
In questo momento Sinner è probabilmente il migliore dei giocatori normali, e, vista la serietà con cui si allena, potrebbe restarlo a lungo. Come peraltro ha già fatto anche in occasioni importanti, qualche volta potrà battere Alcaraz, perché a quei livelli basta un niente per ribaltare un risultato. Ma non sarà mai come lui. Credo che chiunque abbia giocato seriamente a tennis dovrebbe riconoscerlo. E non riesco a capacitarmi dei toni osannanti, al limite del ridicolo, che il giornalismo italiano riserva a Sinner in ogni occasione, quando vince, quando perde, e anche quando non gioca.
A Indian Wells, prima di essere sconfitto da Alcaraz in semifinale, Sinner ha incontrato Thanasi Kokkinnasi, centunesimo nel ranking mondiale, Jan-Lennard Struff, venticinquesimo, Ben Shelton, diciassettesimo e Jiří Lehečka, ventisettesimo. Ha rispettato i pronostici giocando benissimo, ma non si può negare che fossero tutti avversari alla sua portata. Purtroppo per lui, il pronostico è stato rispettato anche in semifinale, dove un Alcaraz distratto ha perso il primo set per 6-1, come peraltro aveva fatto nei trentaduesimi contro Arnaldi, poi ha dato spettacolo rifilandogli un perentorio 6-3 6-2.
Descrivendo questo incontro, i nostri giornalisti hanno inanellato una serie di “perle” degne del bar dello sport, dalla banale “Sinner ha perso perché ha sbagliato di più” alla consolatoria “Sinner ha perso, ma ha anche giocato il punto più bello del torneo”. Qualcuno ha azzardato che “Sinner ha perso perché aveva un dolorino al gomito”, qualche altro ha puntato sulla fantasia: “Sinner ha perso ma è più simpatico di Alcaraz, perché durante la sospensione per la pioggia, a differenza del suo avversario, reggeva l’ombrello alla raccattapalle”.
Esilaranti anche le cosiddette analisi tecniche. Gaia Piccardi, sul più importante quotidiano italiano, ha intervistato l’ex tennista e ora commentatore televisivo Diego Nargiso per fargli dire che Alcaraz ha vinto, ma Sinner è potenzialmente molto meglio di lui. Perché? Perché Alcaraz, che ha 20 anni, è un tennista già formato, mentre Sinner, che di anni ne ha 22, ha davanti a sé ancora molti margini di miglioramento. “In uno scenario futuro spalmato su dieci anni – ha spiegato l’ineffabile duo – se Sinner riuscirà a completarsi al 100% diventerà devastante”.
In tutto questo delirio di incompetenza, condita da un fastidioso orgoglio nazionalistico un tanto al chilo, l’unico che sembra mantenere il senso della misura è proprio Sinner, forse perché è mezzo tedesco e ha la residenza fiscale a Montecarlo: “Alcaraz ha giocato un grande match, sono io che ho sbagliato perché sono stato troppo prevedibile”. Se non altro è onesto, ma continua a non piacermi. © RIPRODUZIONE RISERVATA
(*) L’autore dirige oltreilponte.org