Il baluardo Mattarella davanti alla Musk-crazia. Assordante silenzio della premier “patriota” (sic!)
Il Presidente della Repubblica risponde alle volgari invasioni di campo sul ruolo della nostra magistratura da parte di Elon Musk. Il padrone di X (ex Twitter), Tesla, Starlink, Space X ed altro ancora si è montato la testa e impartisce “prescrizioni” sul funzionamento della nostra democrazia fondata sulla separazione dei poteri tutelati dalla Costituzione antifascista. Sull’uso spregiudicato della piattaforma social che Musk ha comprato mettendola a disposizione del suo sodale Trump ci sono oramai dati incontrovertibili. Secondo un recente rapporto del Center for Countering Digital Hate (Ccdh), almeno 87 post di Musk durante l’anno precedente le elezioni hanno promosso affermazioni sulle elezioni statunitensi che gli esperti hanno classificato come false o fuorvianti, accumulando 1,7 miliardi di visualizzazioni. E lo ha fatto anche in barba alla volontà espressa dagli utenti al momento della loro iscrizione alla sua piattaforma, come ha documentato il “Wall Street Journal”. Meloni tace, acquattata sotto la ali del suo “amico Elon”. E tacciono anche i nostri liberali alle vongole. Che fine avranno fatto?
◆ L’analisi di ANNALISA ADAMO AYMONE
► Non ci sta il Presidente Sergio Mattarella a lasciar correre le ultime dichiarazioni che il magnate tecnologico Elon Musk ha lanciato nella rete, provocatoriamente, rivolgendosi al nostro Paese. La frase «questi giudici devono andarsene!» è stata veramente troppo e non si poteva non rispondere ad uno sfacciato tentativo d’influenze esterne che mette in discussione la democrazia italiana per connotarla, seppure con una domanda retorica, come una «autocrazia non eletta». Se da un lato l’attacco ai giudici italiani meritava di per sé una risposta da parte del massimo vertice del Consiglio superiore della magistratura, dall’altra l’aumentata consapevolezza di tutti, ma più di tutti del Presidente della Repubblica, che la sovranità nazionale ed i relativi confini ideali possono subire attacchi virtuali molto più gravi e pericolosi di quanto potesse mai avvenire in passato, hanno portato alla difesa della nostra sovranità nazionale.
«L’Italia è un grande Paese democratico e devo ribadire – ha detto Mattarella -, con le parole adoperate in altra occasione, il 7 ottobre 2022, che sa badare a sé stessa nel rispetto delle sua Costituzione. Chiunque, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni». Peraltro, quanto accaduto non può leggersi nella sua vera gravità se non si considera che l’esito delle elezioni in America ha rimesso sul tavolo della discussione pubblica la relazione tra media e democrazia, non solo perché la vittoria di Donald Trump è da più parti ritenuta il frutto di un determinante sostegno di Elon Mask, proprietario della piattaforma X (ex Twitter), ma per le implicazioni che ne derivano in termini sociali, politici e culturali.
Secondo un recente rapporto del Center for Countering Digital Hate (Ccdh), almeno 87 post di Musk durante l’anno precedente le elezioni hanno promosso affermazioni sulle elezioni statunitensi che gli esperti hanno classificato come false o fuorvianti, accumulando 1,7 miliardi di visualizzazioni. É stato altresì evidenziato che i post di Musk hanno generato il doppio delle visualizzazioni rispetto a tutti gli annunci politici sulla piattaforma messi insieme durante il periodo elettorale e che ciò nei fatti equivale a spendere circa 24 milioni di dollari in pubblicità elettorale. Lo studio ha sottolineato l’impressionante aumento riportato a partire da luglio dall’engagement con l’account X di Musk: con un incremento del 138 per cento delle visualizzazioni dei suoi post, del 238 per cento dei retweet e del 186 per cento dei like. L’invasione dei contenuti politici sugli account degli utenti della X.com per il Wall Street Journal è stata non solo di portata eccezionale ma anche in barba alla volontà espressa dagli utenti al momento della loro iscrizione alla piattaforma.
Lo hanno fatto sapere i giornalisti del quotidiano americano che hanno realizzato un’inchiesta dopo che per mesi hanno aperto account escludendo la politica dai loro campi d’interesse ed avendo rilevato un proliferare non solo di post e profili pro-Trump ma anche di messaggi molto negativi e offensivi nei confronti della candita democratica Kamala Harris. Secondo l’analisi del Journal ai nuovi utenti non era assolutamente possibile evitare i contenuti politici e che in tale modo la tanto sbandierata “neutralità” della piattaforma da parte del suo proprietario era di fatto inesistente. Anche il quotidiano francese Libération ha monitorato serratamente il social network X rilevando non solo come Elon Mask abbia attraverso il suo account lanciato vere e proprie raffiche di endorsement all’amico Donald Trump, raggiungendo in alcuni momenti cruciali persino i 70 messaggi nell’arco di ventiquattrore, ma anche come le sue interferenze politiche siano state dirette a conquistare il consenso degli stati altalenanti attraverso delle lotterie strategiche con le quali ogni firmatario di una petizione pro-Trump avrebbe potuto così ricevere un assegno da un milione di dollari.
Naturalmente sulla legittimità della lotteria si sono aperte più inchieste il cui esito non è scontato visto che gli avvocati del magnate hanno già ottenuto ragione a Filadelfia, davanti alla Corte d’Appello della Contea, dimostrando che non si sarebbe trattato di «marketing politico mascherato da lotteria» come sostenuto dal procuratore distrettuale poiché i vincitori non sono stati scelti a caso ma selezionati in base alle loro storie personali. In definitiva, secondo il giudice d’Appello, le elargizioni sono state legittime, e potevano continuare, in quanto non si è mai trattato di una lotteria.
Come da più parti si è fatto notare la vittoria di Donald Trump nasconde quindi un’altra vittoria, quella di Elon Musk e della sua piattaforma X. E non solo, visto che l’altro colosso di Musk, la casa automobilistica Tesla, ha guadagnato in poco tempo il 12,93% nelle contrattazioni alla Borsa di Wall Street, in un momento in cui tutte le Borse – anche quelle europee e asiatiche registrano un clamoroso calo dei mercati. Ma c’è molto di più in gioco per il magnate della tecnologia. Lo stratega politico Bradley Tusk lo aveva evidenziato già molto chiaramente fin dalle prime battute della campagna elettorale: Musk crede che la vittoria di Trump si tradurrà “in più contratti Nasa per SpaceX, più contratti federali per Starlink, più incentivi per Tesla, protezione della X e altre opportunità per il suo portafoglio”. Ecco che la recente consegna a New York del “Global Citizen Award 2024” dell’Atlantic Council a Giorgia Meloni per mano del controverso patron di Tesla e Space X, che ha suscitato un fragoroso malumore all’interno del think tank e non solo, acquista tutto un altro valore. Siamo sicuri che al di qua dell’oceano non si stiano già ingrossando le fila di coloro che preferiscono alla democrazia una Musk-crazia? © RIPRODUZIONE RISERVATA
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