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I segreti di Roma. I pinoli al prezzo di alberi, il lago nascosto, il verde che non t’aspetti

di Italia Libera   
I segreti di Roma. I pinoli al prezzo di alberi, il lago nascosto, il verde che non t’aspetti

Tra le grandi città d’Europa, chi è la più verde di tutte? Roma. Qual è il Comune europeo con la maggiore estensione agricola? Roma. Chi ha il primato in Italia per la biodiversità? Roma. Però c’è la cocciniglia che uccide i pini, e gli speculatori che divorano le campagne. Una capitale bellissima e minacciata. Con la giunta Raggi si è arrivati finalmente a un nuovo Regolamento del verde e del paesaggio urbano. Non tutto è perduto, allora. Fabio Balocco ne parla con un artista che a Roma vive

Il colloquio di FABIO BALOCCO con MASSIMO LIVADIOTTI

ROMA HA UN ENORME e ricchissimo patrimonio di verde, sia pubblico che privato. In un’epoca in cui il verde riveste un’importanza fondamentale, anche come moderatore del clima. Ne parliamo con Massimo Livadiotti, artista che vive nella capitale e che è presidente dell’associazione Respiro Verde Legalberi da diversi anni ormai attiva sul territorio per la salvaguardia del verde e del paesaggio urbano di Roma.

— Massimo, diversi studi riconoscono Roma come una delle metropoli più verdi al mondo. Come è distribuito questo verde tra parchi, giardini e agro romano? E quale la situazione nelle periferie?

«Vero. La capitale è sicuramente (tra le grandi città) quella con il patrimonio di verde urbano più esteso. Molti non sanno poi che Roma è il Comune Agricolo più grande d’Europa. Detiene insieme al Lazio il primato nazionale per maggiore biodiversità grazie ovviamente a quello che rimane della grande cintura di verde agricolo che è l’Agro Romano. Quest’ultimo, da ormai diversi decenni, è purtroppo oggetto di interesse da parte di speculatori e palazzinari e per questo bisogna mantenere la guardia sempre molto alta. Bisogna ricordare anche che lo stesso Agro Romano si interseca con alcuni parchi regionali come quello dell’Appia Antica, quello di Decima Malafede, quello di Veio solo per citarne alcuni. Nella fascia interna al famoso grande raccordo anulare si va dalle periferie dove sicuramente il verde pro capite  è insufficiente, per poi passare alle famose ville storiche che forniscono a tutti i quartieri limitrofi un contributo molto positivo per la qualità della vita e dell’aria. I rioni storici e più centrali della città sopperiscono alla mancanza di ampi spazi verdi con viali o piazze alberate di stampo ottocentesco».

— Forse non tutti sanno che il verde di Roma ha ispirato musicisti, pittori, scrittori…

«Uno su tutti, il grande compositore Ottorino Respighi e il suo poema sinfonico ‘I pini di Roma’. Per la pittura possiamo citare il grande pittore francese Camille Corot che ha dipinto mirabili vedute del paesaggio romano dell’epoca…oppure il paesaggista tedesco dell’800 Franz Ludwig Catel che ha dedicato buona parte della sua vita artistica a dipingere vedute di Roma. Per il Cinema come non pensare a Fellini e ai suoi capolavori come La Dolce Vita o lo Sceicco Bianco, solo per citarne alcuni. Per la letteratura mi vengono in mente sicuramente Gadda o Pasolini…ma potremmo continuare a lungo!».

— Nonostante l’estensione del verde e nonostante l’importanza che il verde ricopre oggi più che mai, fino a poco tempo fa la città non era dotata di un regolamento del verde urbano. Mi puoi brevemente raccontare come si è giunti alla sua approvazione?

«È stato un percorso molto lungo e tortuoso. Inizia tutto verso il 2011 quando l’amministrazione di allora decide di dotare Roma finalmente di un Regolamento, dato che fino a quel momento era l’unica capitale europea che ne era sprovvista! Peccato che il regolamento che stavano confezionando era fatto su misura per interessi trasversali e poco attenti al reale valore ambientale e culturale del verde urbano in questione. Erano gli anni d’oro di Mafia Capitale e quel regolamento avrebbe legittimato il sacco e la devastazione che erano già in corso d’opera a danno sia del Dipartimento Ambiente (in quanto struttura pubblica nella gestione del verde) come dello stesso patrimonio! Mafia Capitale era un sistema di collusione tra politica e interessi privati, volto a depauperare il patrimonio ambientale ma anche per pianificare lo smantellamento strutturale del glorioso Servizio Giardini (fiore all’occhiello della Capitale fino alla fine degli anni 70). La nostra forte opposizione (come quella di altre associazioni e comitati di cittadini) ha di fatto impedito l’approvazione di quel documento. Negli anni successivi abbiamo creato un coordinamento (con il contributo anche degli ordini professionali) per redigere un nuovo Regolamento che fosse degno di Roma e soprattutto di un patrimonio così prezioso. Come già detto è stato facile e spesso la politica e gli uffici si sono messi di traverso. Nel frattempo c’è stata l’implosione del sistema di Mafia Capitale e di tutto l’indotto di corruzione politica collegata. Negli anni successivi al commissariamento (bisogna ricordare che Roma era di fatto una città fallita con oltre 15 miliardi di debiti) si è creato inevitabilmente un clima più positivo con la volontà di voltare pagina, una nuova visione da parte dell’amministrazione nei confronti delle associazioni e della cittadinanza attiva. Bisogna quindi riconoscere che l’amministrazione Raggi si è contraddistinta per una maggiore trasparenza e collaborazione nei confronti delle istanze dei cittadini romani. Nel 2021  siamo quindi giunti alla fatidica approvazione del nuovo Regolamento del Verde e del Paesaggio Urbano di Roma Capitale grazie alla giunta pentastellata!».

— Quindi, oggi il regolamento esiste: ma è funzionante?

«Purtroppo il suo funzionamento e la sua applicabilità sono vanificati dall’inerzia di questa nuova amministrazione che vede ancora  questo importantissimo documento come un corpo estraneo ai suoi programmi precedenti. Ad esempio sappiamo benissimo che tutti i regolamenti se non vengono accompagnati da una tabella sanzioni (strumento principale per rendere operativo il lavoro della Polizia Urbana) sono di fatto armi spuntate ed è quello che sta succedendo ad un anno circa dalla sua approvazione. Pensa che la Tabella Sanzioni (da noi redatta insieme agli uffici ormai 6 mesi fa…) non è mai stata discussa in Giunta. Per non parlare della Consulta del Verde ancora in alto mare. L’argomento delle potature è centrale in ogni Regolamento e un’errata gestione di tali procedure non fa altro che creare i presupposti per emergenze infinite e il depauperamento del patrimonio verde è inevitabile. Non a caso nel nuovo documento la pratica della ‘Capitozzatura’ (tanto abusata nei decenni passati) è di fatto bandita!».

— Sotto la giunta Raggi prese il via anche un progetto di forestazione urbana promosso dall’Assessorato alla Sostenibilità Ambientale di Roma Capitale. A che punto è?

«Ad oggi tutti i progetti di riforestazione urbana (inclusi quelli attuali) sono stati solo dei patetici proclami finiti miseramente, ad eccezione di sporadici casi fortunati. E’ infatti di questi giorni il possibile danno erariale causato dalle amministrazioni per un’errata “interpretazione” dell’intervento di forestazione urbana finanziato con 330milioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: le amministrazioni hanno pensato di equiparare la semina di ghiande e pinoli alla messa a dimora di alberi del valore di € 50,00. A Roma basterebbe una buona gestione del patrimonio verde esistente piuttosto che riforestazioni pensate a tavolino: la cura delle piante è fondamentale, non il taglio indiscriminato e senza i dovuti controlli e osservanza delle norme in vigore. Di pari importanza la salvaguardia dell’Agro Romano, ma che fosse per sempre! Ormai da qualche anno è altissima l’attenzione di noi ambientalisti per la perdita dei pini aggrediti dall’insidiosa cocciniglia Toumeyella Parvicornis. Essi rappresentano anche il paesaggio culturale di Roma e della sua campagna. Per fortuna il Servizio Fitosanitario Regionale prevede sanzioni non indifferenti per la mancanza di cure o di rispetto dei protocolli».

— Torniamo alla mancata applicazione di fatto del regolamento: quali mosse vi proponete affinché esso sia reso operativo?

«Ci stiamo appunto mobilitando, intanto per ricompattare quell’ampio fronte di associazioni e comitati che negli anni scorsi tanto si sono spesi per far uscire Roma da una gestione del verde finalizzata solo alle emergenze. Assemblee pubbliche e manifestazioni sono in programma nei prossimi mesi, come anche la richiesta (più volte caduta nel vuoto) di una Commissione Ambiente chiediamo spiegazioni e chiarimenti alla politica per questo clima del ‘tiriamo a campà…’ tipicamente romano e che purtroppo fa affiorare solo brutti ricordi».

— A  Roma c’è una realtà unica, un lago in città con sponde di verde spontaneo, il Lago ex Snia: si può considerare salva quell’area?

«Non del tutto. Quell’area, benché ubicata nel tessuto urbano della città, per la sua definitiva salvezza e salvaguardia deve confrontarsi con i ritardi nei procedimenti di tutela di Regione Lazio, del Demanio e del Comune e, oggi, con un permesso a costruire un polo logistico che complica inevitabilmente le cose. Questo comporta una vera collaborazione tra gli interlocutori istituzionali e tra questi e i cittadini. Ritardi e timidezze nella tutela trovano una mobilitazione sempre alta da parte dei residenti e delle associazioni che credono nel valore pubblico di quell’area e su questo credo ci sia ancora qualche tappa da superare».

— Come intende la città far fronte (e anche voi cittadini) al clima che cambia ed alla siccità?

«Sicuramente bisogna ricordare sempre che Roma ha un clima mediterraneo e temperato. Le progettazioni sul ‘verde urbano’ devono tenere conto di questo e non correre dietro alle mode correnti. Vedere ancora oggi progetti pubblici con i soliti prati all’inglese e roselline francesi è inaccettabile e denotano poca attenzione alla sostenibilità e al risparmio idrico oltre che di manutenzione! Il Servizio Giardini, da qualche tempo, in sostituzione di alberi ormai compromessi, pianta nelle nostre alberate specie finora poco utilizzate e molto resistenti alla siccità, non necessariamente “autoctone”. Da una parte si vedono alcuni miglioramenti, dall’altra la burocrazia purtroppo non tiene il passo delle esigenze immediate di ristoro della speciale vegetazione della nostra città. Per questo continuiamo a dialogare con l’amministrazione in un’ottica di partecipazione condivisa e per salvaguardare l’immenso patrimonio botanico che ci è stato consegnato da predecessori lungimiranti».

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