‘I ragazzi delle tende’: l’emergenza abitativa, il caro affitti e i viaggi infiniti dei pendolari

La prima settima di protesta di chi i disagi li vive, per far sì che non se ne debba più parlare. La risonanza mediatica è forte fin da subito e il quadro che ne esce è chiaro: gli studenti chiedono di più, più aiuto e più consapevolezza del problema, e deve arrivare subito. I ‘ragazzi delle tende’ ormai sono in tutta Italia: Padova, Verona, Cagliari, Pavia, Firenze e Torino. In questo articolo il racconto dall’interno di una mobilitazione che punta ad ottenere risultati tangibili per cambiare rotta e sostenere nel concreto il diritto allo studio
L’articolo di BEATRICE CHARTROUX
È LA PRIMA settimana di maggio quando Ilaria Lamera, studentessa di 23 anni, si accampa in tenda davanti al Politecnico di Milano per protestare contro il caroaffitti, in una città dove le stanze per gli studenti arrivano a costare mediamente 820 euro al mese. All’inizio è sola, ma già dalle prime ore insieme ai giornalisti arrivano gli studenti, e le tende si moltiplicano. Il gesto è certamente simbolico: c’è chi una casa per studiare fuori non se la può permettere, chi affronta viaggi di tre ore per raggiungere il proprio ateneo, in un’Italia in cui si grida all’allarme di dispersione scolastica e abbandono degli atenei senza però interrogarsi su cosa possa generarli.
La risonanza mediatica è forte fin da subito e il quadro che ne esce è chiaro: gli studenti chiedono di più, più aiuto e più consapevolezza del problema, e deve arrivare subito. Si parla finalmente di diritto allo studio, di emergenza abitativa e di mala gestione dei fondi del Pnrr, miliardi di euro che in parte dovevano essere destinati a creare 60mila posti letto per gli studenti.
Con la protesta degli studenti milanesi, con Ilaria, inizia l’onda. E l’8 maggio, a Roma i ragazzi e le ragazze dell’associazione studentesca Sinistra Universitaria si accampano davanti al rettorato dell’Università più grande d’Europa, La Sapienza. 100mila studenti di cui 30mila fuori sede, pochi studentati e a prezzi impressionanti. Per un campus ‘di lusso’ (con palestra e sale ricreative) vicino l’ateneo una stanza arriva a costare 1360 euro, i posti letto sono insufficienti e affittare una stanza a Roma per alcuni è proibitivo. Per farlo è necessario lavorare e anche quando ciò fosse sufficiente allora non si può parlare di uguaglianza, non si può parlare di un diritto allo studio uguale per tutti. E quando nemmeno lavorando si riesce a coprire le spese allora si è pendolari, e si viaggia ogni giorno svegliandosi alle cinque del mattino e tornando a casa alle otto di sera, stanchi e senza il tempo per studiare.
La prima notte le tende sono una decina, dalla seconda notte la solidarietà aumenta e con essa la partecipazione. È un appello pubblico all’emergenza abitativa e chi protesta la vive spesso in prima persona: c’è chi viene da Ronciglione e ogni giorno affronta tre ore di treni, chi ha ereditato una casa per pura fortuna nella — mal collegata — periferia romana e ospita i propri colleghi al prezzo simbolico di 100 euro al mese, chi da fuorisede lavora tutti i giorni per permettersi l’affitto, spesso a discapito delle lezioni pomeridiane.
Rimanere indifferenti è quasi impossibile e per questo già dalle prime ore dell’alba le tende sono circondate dalle telecamere, e poi da esponenti politici: Elly Schlein, Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri incontrano i ragazzi e le ragazze e ascoltano le loro istanze. Dopo una settimana di accampamento la protesta raggiunge un principio di soluzione, almeno nel Lazio: si ottiene un tavolo con la Regione e gli atenei per parlare di caro affitti, di prezzi calmierati per gli studenti e le studentesse, di nuovi posti letto.
Nel frattempo i ‘ragazzi delle tende’ ormai sono in tutta Italia: Padova, Verona, Cagliari, Pavia, Firenze e Torino. Le maggiori città universitarie si sono unite alla protesta e aspettano risposte da chi dovrebbe rappresentarli a pieno, se e quando queste arriveranno. © RIPRODUZIONE RISERVATA