“I delitti di West Point”: il giallo gotico e la fotografia crepuscolare di Scott Cooper
Siamo a West Point nel 1830. Uno dei cadetti dell’Accademia Militare fondata pochi anni prima viene trovato impiccato, e al suo cadavere, ricomposto nell’obitorio, viene strappato il cuore. Per evitare lo scandalo gli ufficiali chiedono l’aiuto del famoso detective Augustus Landor, che si è ritirato in un cupo villino, e annega nell’alcol la tristezza per la morte della moglie e la scomparsa della figlia. Scott Cooper ha scelto di raccontare la storia accentuandone le caratteristiche gotiche con una fotografia crepuscolare, che un po’ fa rimpiangere l’assenza del grande schermo
La recensione di BATTISTA GARDONCINI *
A CHI AMA il cinema poliziesco ben costruito e ben recitato, con una spruzzatina di horror che tiene desta l’attenzione senza mai infastidire, consiglio “The Pale Blue Eye”, visibile in Italia su Netflix con il titolo meno evocativo, ma più esplicito, di “I delitti di West Point”.
Il regista Scott Cooper e l’attore Christian Bale avevano già collaborato in altri due film di un certo successo, “Il fuoco della vendetta” e il western “Hostiles”, e Bale si conferma qui come uno dei migliori attori in circolazione. Ma anche il resto del cast — tra gli altri ci sono Harry Melling, Gillian Anderson, Robert Duvall, Charlotte Gainsbourg e Lucy Boynton — si dimostra all’altezza della situazione.
Siamo a West Point nel 1830. Uno dei cadetti dell’Accademia Militare fondata pochi anni prima viene trovato impiccato, e al suo cadavere, ricomposto nell’obitorio, viene strappato il cuore. Per evitare lo scandalo gli ufficiali chiedono l’aiuto del famoso detective Augustus Landor, che si è ritirato in un cupo villino, e annega nell’alcol la tristezza per la morte della moglie e la scomparsa della figlia. Lui, a sua volta ottiene la collaborazione del cadetto Edgar Allan Poe, poco ferrato negli studi militari, ma affascinato dall’esoterico e dotato di una mente assai brillante. Insieme affrontano una indagine complicata dalle reticenze della comunità e da un’altra morte atroce. E anche quando tutto sembrerà chiarito le sorprese non mancheranno.
“The Pale Blue Eye” è tratto da un romanzo con lo stesso titolo, scritto da Louis Bayard. Cooper ha scelto di raccontare la storia accentuandone le caratteristiche gotiche con una fotografia crepuscolare, che un po’ fa rimpiangere l’assenza del grande schermo. Molte scene notturne, girate alla pallida luce delle candele, e alcune di quelle diurne dominate dal bianco sporco della neve, meriterebbero una visione in sala. © RIPRODUZIONE RISERVATA
(*) L’autore dirige oltreilponte.org