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Giustizia climatica. La Corte europea dei diritti dell’uomo condanna la Svizzera. L’Italia sta peggio

di Italia Libera   
Giustizia climatica. La Corte europea dei diritti dell’uomo condanna la Svizzera. L’Italia sta peggio

L’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo include un diritto alla protezione efficace, da parte delle autorità statali, dai gravi effetti avversi del cambiamento climatico sulla vita, sulla salute, sul benessere e sulla qualità della vita dei cittadini. Critiche della Corte ai tribunali svizzeri per non aver fornito motivazioni convincenti su perché avevano ritenuto non necessario esaminare il merito dei reclami presentati da un’associazione di anziani. In Italia, nonostante alcuni miglioramenti, permangono gli sforamenti dei limiti per l’inquinamento atmosferico, il nostro Paese è stato già oggetto di tre procedure di infrazione, due delle quali si sono concluse con una condanna per inadempimento e la terza è ancora in corso

◆ Il commento di GIANFRANCO AMENDOLA

► Pochi giorni fa la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha accolto il reclamo presentato da quattro donne e da un’associazione di anziani, preoccupati perché le autorità della Svizzera non stanno adottando provvedimenti efficaci per mitigare gli effetti del cambiamento climatico. La Corte, infatti, praticamente all’unanimità, ha ritenuto che l’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo includa un diritto alla protezione efficace, da parte delle autorità statali, dai gravi effetti avversi del cambiamento climatico sulla vita, sulla salute, sul benessere e sulla qualità della vita dei cittadini. Diritto non rispettato dalle autorità svizzere le quali ben poco hanno fatto per quantificare e ridurre adeguati limiti nazionali alle emissioni di gas serra (Ges). Insomma, non hanno agito in tempo e in modo appropriato per ideare, sviluppare e attuare la legislazione e le misure pertinenti in questo caso. In più, la Corte ha dato una bella tirata d’orecchi ai Tribunali svizzeri i quali non avevano fornito motivazioni convincenti su perché avevano ritenuto non necessario esaminare il merito dei reclami dell’associazione richiedente, senza tener conto delle convincenti prove scientifiche concernenti il cambiamento climatico.

Se, a questo punto, ci spostiamo all’Italia, lo scenario non è consolante. Infatti, secondo i dati del rapporto del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) del 2024, nonostante alcuni miglioramenti, sono frequenti gli sforamenti dei limiti per l’inquinamento atmosferico, per cui il nostro Paese è stato già oggetto di tre procedure di infrazione, due delle quali si sono concluse con una condanna per inadempimento e la terza è ancora in corso. E pertanto «in Italia permangono situazioni di mancato rispetto dei limiti di legge nonostante il trend di riduzione osservato per alcuni inquinanti». Con tutte le conseguenze negative che ne derivano per la nostra salute e per la nostra qualità della vita. Tanto più che, nel prossimo futuro, dovremo rispettare limiti sempre più stringenti secondo quanto stabilito dalla Ue, con un nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra al 2030 del 62% rispetto ai livelli del 2005.

Resta solo un’osservazione da fare. Combattere i cambiamenti climatici è, purtroppo, un imperativo categorico non negoziabile, i cui tempi non dipendono da noi. È inutile e controproducente continuare a parlarne e a lamentarsi: più tempo perdiamo oggi più rischiamo in un futuro molto prossimo. © RIPRODUZIONE RISERVATA

di Italia Libera   
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