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Forme Amorfe: l’arte per riflettere di ecologia o scoprire sé stessi nei volti di donne misteriose

di Italia Libera   
Forme Amorfe: l’arte per riflettere di ecologia o scoprire sé stessi nei volti di donne misteriose

Dalla collaborazione di Davide Stasino e DDT Art nasce a Napoli una sorta di jam session espressiva. Partendo da temi diversi − arte ecologica, post apocalittica e psicologica −, i due artisti partenopei invitano lo spettatore a compiere un viaggio verso mondi futuri o nei meandri del proprio inconscio. Un percorso kafkiano nel quale si conosce la meta ma non le vie per raggiungerla. Le direzioni da prendere sono molteplici ed ogni spettatore seguirà la sua di strada, alla scoperta delle seducenti donne stasiniane o di pianeti dispotici e claustrofobici. L’esposizione già presentata a Napoli nella Chiesa Stella Maris, patrocinato dai “Sedili di Napoli”, ha avuto il contributo critico di Andrea Capasso e organizzativo di Giuseppe Serroni

◆ L’articolo di GIACOMO PIRAZZOLI

► Come giocherebbero i bambini in un mondo post apocalittico? Fumo da torri industriali, relitti di guerre passate, ambienti inospitali e spettrali, uno spazio plasmato dall’inquinamento e dall’egoismo dell’uomo, dove alla varietà dei colori della natura, si sostituisce il grigiore e l’oscurità; alla poesia, semplici codici a barre che semplificano il linguaggio, connettendolo in modo diretto a quello delle transazioni economiche. Dove siamo? La domanda sorge quasi naturale davanti alle opere di DDT Art. Le sue creazioni artistiche – che sia pittura, istallazioni o scultura – hanno quella forza trainante che ti proietta in un lontano ipotetico futuro o in una profezia, certamente in un luogo che non vorremmo, popolato da giocattoli con cui non giocheremmo mai.

Chissà se questo è il pianeta retto dal grande inquisitore, immaginato da Dostoevskij: «un vecchio di quasi novant’anni, alto e diritto, con il viso scarno e gli occhi infossati, nei quali però riluce una scintilla di fuoco», pronto a  muovere, alla venuta di Cristo, l’accusa di aver tanto stimato l’uomo nella sua capacità di discernere il bene e il male, da averlo condannato ad un fardello di cui non ne saprà uscire se non con un cattivo uso del libero arbitrio teso a soddisfare i suoi bisogni a svantaggio della collettività.

E poi le donne bellissime dell’artista Davide Stasino, prive di volto, coperte da grumi di vernice, che ti seducono con il loro sguardo, come se quella pittura che le cela non riuscisse fino in fondo a fermare l’energia magnetica di cui sono capaci. Gli occhi stanno lì, celati dalla pittura, incredibilmente inebrianti, ti invitano nel loro mondo, a chiederti chi sono: vuoi saperne di più, forse già le ami, già partiresti con loro «Et j’irai loin, bien loin, comme un bohémien, Par la Nature, – heureux comme avec une femme». (Sensation, Arthur Rimbaud,1870).

Cosa hanno in comune DDT Art e Davide Stasino? Due artisti che hanno deciso di collaborare, di dialogare con il progetto Forme Amorfe, già presentato a Napoli in esposizione alla Chiesa Stella Maris, patrocinato dai “Sedili di Napoli”, con il contributo critico di Andrea Capasso ed organizzativo di Giuseppe Serroni. Una sorta di Jam session, in cui partendo da temi diversi, arte ecologica, post apocalittica e psicologica, invitano lo spettatore ad un viaggio verso mondi futuri o nei meandri del proprio inconscio.

La produzione artistica di DDT Art è dispotica, asfissiante, claustrofobica. Mette in scena il disastro ambientale causa di un sistema di consumi tiranno e idolatra che si è impossessato perfino del linguaggio: i codici a barre nelle sue opere. Un mondo trasformato da guerre nucleari, nel quale DDT art ci parla attraverso i Toys, giocattoli che restituiscono l’inquietudine dello spazio allo spettatore e la stessa idea di rovina che investe anche il tempo del gioco.

Stasino, al contrario, ritrae personaggi femminili ricoprendone il volto di vernice. In una delle sue opere scopriamo una spirale di ombra e di luce che si flette sul viso formando un mulinello con il bianco ed il nero. Un movimento risucchiante, che ti sospinge nell’opera. Non sai dove potrebbe condurti, se c’è del buono o del bello, se prevarranno i colori cupi delle ombre o la luce. Del resto, cos’è il fare esperienza di una persona se non la scoperta della convivenza nel suo io di luci o di ombre? 

Forme amorfe è un percorso kafkiano nel quale si conosce la meta ma non le vie, perché le direzioni da prendere sono molteplici ed ogni spettatore seguirà la sua di strada, alla scoperta delle seducenti donne stasiniane o di pianeti dispotici e claustrofobici; alla ricerca di una rinnovata sensibilità all’ecologia o semplicemente di un po’ di poesia, come la lacrima del Toy orsacchiotto, che nonostante tutto, testimonia la bellezza della vita che resiste. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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