Eni contro l’attivista Antonio Tricarico, per fermare Greenpeace e ReCommon sulla «Giusta Causa»
La compagnia del Cane a Sei Zampe ha denunciato alla Procura di Roma l’esponente di ReCommon con l’accusa di presunta diffamazione a mezzo stampa della società. Sotto accusa le dichiarazioni rilasciate a maggio da Tricarico a “Report”, la trasmissione di Rai 3, sulla sovrapposizione dei tempi di assegnazione della licenza di sviluppo del ricco giacimento di gas di Zohr, al largo delle coste egiziane, da parte di Eni e la drammatica vicenda che ha visto il rapimento e l’uccisione del ricercatore universitario Giulio Regeni da parte delle forze di sicurezza del Cairo. A ottobre, Eni aveva attaccato frontalmente anche Greenpeace per la campagna delle due associazioni ambientaliste sulla “Giusta Causa” climatica pendente davanti alle Sezioni Unite civile della Corte di Cassazione
◆ L’articolo di IVO LEONE
► Continuano le iniziative giudiziarie del Cane a Sei Zampe contro Greenpeace, ReCommon e i loro attivisti. L’ultimo attacco è di lunedì 18. Nel mirino del responsabile dell’ufficio legale di Eni, Stefano Speroni, è finito stavolta Antonio Tricarico dello staff di ReCommon in relazione alle dichiarazioni rilasciate da Tricarico durante la trasmissione della Rai “Report” dello scorso 5 maggio, per presunta diffamazione a mezzo stampa della società. A ottobre sia ReCommon che Greenpeace Italia erano state citate in giudizio da Eni innanzi al Tribunale civile di Roma per aver intrapreso «una campagna d’odio» nei confronti dell’azienda denunciando le inadempienze del Gruppo Eni rispetto agli impegni internazionali contro la crisi climatica. Le due organizzazioni avevano rigettato al mittente l’attacco giudiziario di Eni, bollandolo come un tentativo per spostare l’attenzione dalla Giusta Causa climatica da loro intentata contro l’azienda nel maggio 2023 ed ora pendente davanti alle Sezioni Unite civili della Corte di Cassazione.
Nel servizio messo in onda su Rai 3 da “Report”, realizzato dal giornalista Daniele Autieri lo scorso maggio, Tricarico evidenziava la sovrapposizione dei tempi dell’assegnazione della licenza di sviluppo del ricco giacimento di gas di Zohr, al largo delle coste egiziane, da parte di Eni e la drammatica vicenda che ha visto il rapimento e l’uccisione del ricercatore universitario Giulio Regeni da parte delle forze di sicurezza del Cairo. Un’affermazione obiettiva – sottolinea in un comunicato ReCommon – che è stata ampiamente suffragata nel secondo servizio trasmesso da Report nella serata del 17 novembre, in cui documenti confidenziali di Eni ribadiscono quanto affermato da Tricarico. «L’accusa nei confronti dell’esponente di ReCommon − scrive l’associazione − appare, quindi, come l’ennesimo tentativo di mettere a tacere una voce scomoda, provando a negare quelle che sono emerse invece come sgradite verità, in particolare gli eventi legati al caso Regeni».
Contro le interviste rilasciate da Antonio Tricarico a “Report” Eni aveva già puntato il dito: nel dicembre del 2021, in un “atto di censura preventiva”, aveva intimato ai responsabili della trasmissione televisiva di non intervistare Tricarico in relazione alla vicenda Nigeria-OPL245 perché lui e ReCommon non potevano essere «degni interlocutori» del servizio pubblico Rai. «I tentativi di tapparci la bocca − conclude ReCommon − ormai si sprecano, arrivando fino a “personalizzare” lo scontro. Ma noi non ci faremo intimidire e continueremo a portare avanti le nostre campagne, insieme ad Antonio». Lanciata a questo link una sottoscrizione per sostenere le spese legali contro il colosso a Sei Zampe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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