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Elon Musk, la tecnologia e la libertà: un clown, un visionario o il capo politico della tecno-destra globale?

di Italia Libera   
Elon Musk, la tecnologia e la libertà: un clown, un visionario o il capo politico della tecno...

Spalla a spalla con Donald Trump, l’uomo più ricco del mondo sembra avere un obiettivo già definito: far saltare le regole del dibattito pubblico attraverso l’uso del social media X (l’ex Twitter) in nome della libertà di espressione individuale. Trump farnetica sulle annessioni del Canada o della Groenlandia, Musk fa la sponda all’estrema destra tedesca, austriaca o britannica. Entrambi convergono per far saltare quel che resta dell’Europa politica ed economica, dopo essersi dissanguata con la guerra in Ucraina. La Commissione Europea di Ursula von der Leyen non è riuscita finora a dire mezza parola sulle minacce espansioniste contro stati e territori sovrani messi nel mirino dal nuovo presidente americano. Difficile fermare Musk con le regole del Digital Services Act europeo contro lo strapotere degli algoritmi sulle piattaforme online senza la guida politica che oggi manca

◆ L’intervento di ALESSIO LATTUCA

Elon Musk continua a essere una figura polarizzante nel panorama mediatico globale, con dichiarazioni e iniziative che alimentano costantemente il dibattito pubblico. Affermare che la «civiltà sarebbe perduta» senza la vittoria di Trump è una dichiarazione forte e controversa, che sottolinea l’importanza che Musk attribuisce alla leadership politica americana nella conservazione di determinati valori o nella gestione di sfide globali. Tuttavia, tale affermazione rischia di dividere ulteriormente l’opinione pubblica. A ciò si aggiunge la provocazione sul «liberare il popolo britannico dal tirannico governo»: una mossa ironica o una critica indiretta alla politica interna del Regno Unito? Musk è noto per utilizzare X (ex Twitter) come piattaforma per esprimere opinioni non convenzionali, ma tali dichiarazioni possono essere interpretate in vari modi, sia come satira che come provocazione politica.

La crescente attenzione dell’Unione Europea al modo in cui X viene utilizzato riflette le preoccupazioni per la diffusione di disinformazione e contenuti manipolatori. Musk, come proprietario della piattaforma, è spesso al centro delle critiche per la mancanza di moderazione adeguata o per l’uso personale e imprevedibile del social network. Questo intreccio di politica, tecnologia e libertà di espressione solleva interrogativi su quanto le figure pubbliche come Musk possano influenzare il discorso globale e sui limiti che dovrebbero essere posti nell’uso di piattaforme digitali per finalità personali o politiche. Al riguardo l’affermazione di Musk sul ruolo di Trump come salvatore della civiltà assume una connotazione poco rassicurante: infatti è una presa di posizione tanto radicale quanto divisiva. Indica una visione apocalittica delle alternative politiche a Trump, ma rispecchia anche la tendenza di Musk a esprimersi in termini assoluti.

Il sondaggio lanciato da Musk che suggerisce una «liberazione» del Regno Unito da un governo tirannico, sembra più un esercizio di satira che una proposta seria. Tuttavia, sottolinea il potere di Musk di influenzare l’opinione pubblica globale. Ed è davvero singolare che Musk definisca Starmer «complice dello stupro della Gran Bretagna» giacché rappresenta un’accusa estremamente grave e senza precedenti, che potrebbe essere vista come un’escalation di retorica, ma mette in luce il rischio che i leader tecnologici, con piattaforme globali a loro disposizione, possano influenzare o destabilizzare il dibattito politico. Il suo coinvolgimento diretto nelle questioni politiche britanniche, per quanto controverso, attira inevitabilmente l’attenzione e potrebbe avere implicazioni sulle relazioni transatlantiche. Mentre i suoi sostenitori vedono Musk come un visionario che non teme di affrontare temi spinosi, i suoi critici lo accusano di irresponsabilità, alimentando un clima politico già polarizzato.

Le recenti iniziative e dichiarazioni di Elon Musk, soprattutto riguardo alla politica interna di paesi come Regno Unito e Germania, stanno sollevando preoccupazioni crescenti tra i leader politici e le istituzioni internazionali. Non è un caso che il primo ministro norvegese Jonas Gahr Støre abbia espresso un chiaro timore per l’influenza di Musk sugli affari interni di altri Stati e che abbia sottolineato come il suo accesso senza precedenti ai social media e le risorse finanziarie gli consentano di interferire in modo significativo. La sua posizione evidenzia un appello per un fronte unito contro tali ingerenze, ribadendo che tra democrazie e alleati, comportamenti del genere sono potenzialmente destabilizzanti. Infatti la Commissione Europea ha risposto richiamando le responsabilità legali di X (ex Twitter) ai sensi del Digital Services Act (Dsa).

Tra i principali obblighi, Musk e X devono analizzare e mitigare i rischi che i contenuti pubblicati sulla piattaforma possano rappresentare per i processi elettorali e il discorso civico, e garantire che non vi siano trattamenti preferenziali o visibilità eccessiva a determinati contenuti, inclusi quelli dello stesso Musk. A tale proposito la Commissione ha già aperto un procedimento contro X nel dicembre scorso, incentrato sulla gestione del rischio nei discorsi politici e nei processi democratici. La tavola rotonda organizzata con i coordinatori tedeschi dei servizi digitali e altre piattaforme, rappresenta un passo cruciale per affrontare questi rischi in vista delle elezioni tedesche. È evidente oramai che Musk sia un effettivo rischio per la politicizzazione delle piattaforme. D’altronde l’ospitalità offerta a leader controversi come quelli di Afd (Alternativa per la Germania) su X già solleva ulteriori interrogativi sull’uso distorto  della piattaforma.

Dalla Norvegia e dall’Ue, le reazioni mostrano un consenso crescente sulla necessità di regolamentare le grandi piattaforme tecnologiche per salvaguardare le democrazie. Tuttavia, l’azione contro Musk e X è una sfida complessa e potrebbe accelerare gli sforzi per regolamentare le piattaforme tecnologiche, soprattutto in Europa, dove il Dsa rappresenta già un modello all’avanguardia per il controllo delle Big Tech. Le dichiarazioni del portavoce della Commissione Europea chiariscono un punto cruciale: il Digital Services Act (Dsa) non intende censurare la libertà di espressione, ma garantire che le piattaforme digitali rispettino le norme legali e non siano utilizzate impropriamente, specialmente in contesti sensibili come elezioni e discorsi politici.

La Commissione distingue nettamente tra libertà di espressione personale, principio democratico fondamentale, e manipolazione del dibattito pubblico. Elon Musk, come qualsiasi cittadino, è libero di esprimere opinioni personali e politiche nell’Ue. Quando si tratta della gestione di una piattaforma con una portata globale, come X, il problema non è il contenuto espresso da un individuo, ma come la piattaforma amplifica certi messaggi. Il portavoce della Commissione Europea sottolinea che lo streaming live o la pubblicazione di contenuti in sé non violano il Dsa, ma il trattamento preferenziale di determinati contenuti rappresentano una possibile violazione. La Commissione si concentrerà quindi su algoritmi che amplificano contenuti specifici e possibile manipolazione del dibattito pubblico. Il Dsa è progettato per garantire che le piattaforme siano responsabili della mitigazione di rischi sistemici e non vi siano abusi che mettano a rischio il confronto pubblico. La libertà di espressione deve essere garantita, con limiti chiari in grado di evitare abusi e manipolazioni. Un approccio regolatorio, quello europeo, che potrebbe diventare un modello per affrontare situazioni simili in altre democrazie. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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