Dove mettiamo lo stabilimento del prosciutto? Ma certo, vista Castello di Torrechiara

Langhirano è noto come centro di produzione del prosciutto di Parma. Questo non giustifica che, forti della notorietà del prodotto alimentare, si debba realizzare un grave “inquinamento edilizio” nel territorio adiacente al famoso castello costruito da Pier Maria Rossi nel 1400, noto in tutto il mondo come uno degli esempi più importanti dell’architettura castellare italiana,. Qui il Comune vuole localizzare un prosciuttificio con sala degustazioni occupando 20 ettari di zona agricola intatta ma soprattutto danneggiando il paesaggio visivo (il cosiddetto “cono visivo paesaggistico”) del monumento storico
L’articolo di FRANCESCO MEZZATESTA
L’ITALIA È AFFETTA da una grave patologia ambientale, quella che Antonio Cederna chiamava “inquinamento edilizio” cioè la forma più grave di occupazione del suolo tramite costruzioni al posto sbagliato. A differenza di altri paesi europei dove la pianificazione territoriale è alla base di qualsiasi licenza edilizia, da noi non vi è separazione del diritto di edificare da quello di proprietà e i Comuni, in buona parte, si comportano da inquinatori edilizi permettendo spesso di costruire a casaccio ovunque lo desiderino i cittadini-elettori. Un caso emblematico di insensibilità paesaggistica e ambientale lo sta proponendo il Comune di Langhirano in provincia di Parma.
Langhirano è sì noto come centro di produzione del prosciutto di Parma ma questo non giustifica che, forti della notorietà del prodotto alimentare, si debba realizzare un grave “inquinamento edilizio”. Infatti, proprio nel territorio adiacente al famoso castello di Torrechiara, costruito da Pier Maria Rossi nel 1400 e noto in tutto il mondo come uno degli esempi più importanti dell’architettura castellare italiana, il Comune vuole localizzare un prosciuttificio con sala degustazioni e vista castello occupando 20 ettari di zona agricola intatta ma soprattutto andando a danneggiare il paesaggio visivo (il cosiddetto “cono visivo – paesaggistico”) dello storico monumento. Infatti, costruire al posto sbagliato in un campo situato in piena area di tutela del castello, significa creare disordine urbanistico danneggiando una zona di alto pregio rurale e paesaggistico intaccando un paesaggio unico anche tramite la realizzazione di strade di accesso, linee elettriche e tubature in spregio a una corretta pianificazione territoriale.
«E dire», riferiscono il consigliere di opposizione Paolo Piovani (Insieme a sinistra per Langhirano) e Federica Di Martino (Indipendente), «che all’articolo 53 la Legge urbanistica regionale 24/17 dice chiaramente che per evitare consumo di suolo e la frammentazione di insediamenti produttivi i nuovi capannoni possono essere autorizzati solo in prossimità dello stabilimento principale mentre in questo caso l’area individuata che è tra Arola e Torrechiara dista ben 6 chilometri dallo stabilimento principale». Il Comune di Langhirano non è nuovo al rilascio di licenze nella zona prospiciente il castello trasformando i terreni da agricoli a edificabili. Recentemente con diverse varianti al Psc (Piano di sviluppo Comunale) è stata autorizzata la costruzione di villette la cui caratterizzazione principale sembra essere proprio la vista sul castello.
Ancora una volta gli edifici vengono concepiti non vicino ai paesi o presso aree dismesse da ristrutturare come si dovrebbe fare, ma secondo la disponibilità dei vari proprietari di spazi agricoli liberi. In tal modo favorendo lo spread cementizio che occupa sempre più suolo e paesaggio. Alla protesta dei consiglieri di opposizione compreso il rappresentante della Lega Enrico Sicuri e l’astensione del consigliere Bonati in quota Pd si è aggiunta anche Europa verde di Parma, e le associazioni Legambiente, Italia Nostra e Pro Natura, mentre sta prendendo il via la costituzione di un Comitato per la tutela del Castello di Torrechiara. Ancora una volta cittadini e associazioni a cui sta a cuore il patrimonio storico e naturale devono mobilitarsi contro scelte che vanno contro l’interesse di tutti. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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