Cooptazione accademica: concorsi universitari col trucco, una vergogna made in Italy
Come si fa vincere il “predestinato”? Le cordate accademiche contano su commissioni addomesticate e agli esaminatori arriva il “medaglione”, il profilo del prescelto. Il bando di concorso viene tagliato su misura, in base alle caratteristiche del candidato e al numero di pubblicazioni che ha effettuato. La cooptazione salda anche interessi esterni all’accademia: commesse industriali, carriere, consulenze e parcelle d’oro. Soprattutto in ambito medico scientifico, si combattono guerre infinite
L’inchiesta di ANNA MARIA SERSALE / Anticipazione
CATTEDRE CONCORDATE E BARATTATE, promozioni facili, privilegi accordati a chi ha meno titoli di altri. È il trionfo della cooptazione. I concorsi universitari in Italia sono spesso manipolati, colpa del nepotismo e delle clientele. Intere dinastie con figli, parenti, amici, fidanzate hanno colonizzato le facoltà da un capo all’altro del Paese. È il maestro — considerato sacro e intangibile — a decidere chi andrà in cattedra, per affermare il proprio prestigio, ma anche per compensare l’allievo degli anni di collaborazione, un fedelissimo su cui contare all’interno del Dipartimento. Ma la selezione quando è frutto di accordi sottobanco fa strage del merito. Cosa, questa, che spinge i cosiddetti “cervelli” italiani a fuggire all’estero in cerca di reali opportunità.
Come è possibile far vincere il “predestinato”? Le cordate accademiche contano su commissioni addomesticate e nelle mani degli esaminatori arriva il cosiddetto “medaglione”, ovvero il profilo del prescelto. Neppure il bando di concorso presenta ostacoli, viene tagliato su misura, in base alle caratteristiche del candidato e al numero di pubblicazioni che ha effettuato, ma se queste non bastano c’è chi aggira l’impact factor inserendo il nome del prescelto come coautore in lavori non suoi.
Anche l’attuale ministra dell’Università, Maria Cristina Messa, ha ammesso che ancora non si è riusciti a «eliminare dai concorsi opacità e scelte personali». La ministra ha poi annunciato nuove regole su merito e trasparenza, dicendo comunque che i casi giudiziari riguardano «episodi isolati». «Entrano in gioco molti fattori — osserva Paolo Pombeni, professore emerito, storico e politologo —. È noto che nel tempo ci siano state autentiche violazioni, ma ancora oggi il problema resta. Sono state introdotte modifiche legislative, regole e regolette, che però non sono servite a eliminare il fenomeno. Anche il sistema localistico dei concorsi non è stato risolutivo, le università piccole fanno il bando, vincono gli allievi dei grandi professori, che dopo un certo tempo tornano nel loro ateneo».
Il più delle volte gli “abusi” non lasciano traccia se chi ne fa le spese non sporge denuncia. «Non è che non sei idoneo, non rientri nel patto. È meglio che ti ritiri». A chi metteva in cattedra figli e nipoti sono serviti a poco i richiami all’etica e gli appelli fatti da intellettuali di grande prestigio. Ne è convinta Francesca Brezzi, che per molti anni ha diretto il Dipartimento di Filosofia morale dell’Università Roma Tre: «Per fortuna il sistema non è generalizzato — sostiene la professoressa Brezzi — ma se tutti avessero il rispetto di un’etica pubblica, come diceva Max Weber, non avremmo questi problemi. Finora, purtroppo, nessun sistema concorsuale ha funzionato».
La cooptazione è arbitrio, a volte anche mezzo per saldare interessi esterni all’accademia. Commesse industriali, carriere, consulenze e parcelle d’oro. Per tutto questo, soprattutto per le cattedre in ambito medico scientifico, si combattono guerre infinite. Dagli Anni ’90 ad oggi le inchieste su presunti bandi pilotati hanno coinvolto decine e decine di atenei, dalla Lombardia alla Sicilia. Generalmente le ipotesi di reato sono “nomine irregolari, turbativa e falso ideologico”. «Gli “scandali” concorsuali sono il frutto della cooptazione personale — sostiene Nunzio Miraglia, coordinatore dell’Andu, l’Associazione nazionale dei docenti universitari —. Una forma di controllo dei “subalterni”, volutamente normata, che è alla base del sistema di potere baronale. Un sistema imperniato sulla presenza del membro interno nelle commissioni ad ogni livello. Ora c’era l’occasione di cambiare tutto, ma il Senato sta facendo marcia indietro». Con la presentazione di emendamenti che renderanno di fatto ancora possibile la cooptazione personale. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’inchiesta integrale di Anna Maria Sersale sarà pubblicata sul n. 13 del nostro magazine il prossimo primo novembre