“Cent’anni di solitudine”: l’esempio perfetto del realismo magico in letteratura è evaporato nella serie in streaming
In diciotto mesi di febbrile scrittura Gabriel García Márquez era riuscito ad inventarsi un genere che altri autori sudamericani avrebbero sviluppato nel corso degli anni, a volte con risultati migliori dei suoi. Il romanzo pubblicato nel 1967 fu un successo planetario. Averne potuto apprezzare le sue qualità stilistiche sulla carta stampata, la trasposizione cinematografica lascia una forte nota di delusione, pur essendo ben confezionata con attori di qualità e ambientazione accurata
◆ La recensione di BATTISTA GARDONCINI *
► “Cent’anni di solitudine” di Gabriel García Márquez fu pubblicato nel 1967, e divenne in brevissimo tempo un successo planetario. La sua lettura, per chi era politicamente impegnato e guardava con interesse ai fermenti rivoluzionari sudamericani – e con orrore alle durissime repressioni che seguirono – era pressoché obbligatoria. I pochi che non erano entusiasti tenevano per sé le loro sacrileghe opinioni.
Memore di quegli anni, quando ho scoperto che su Netflix erano approdati i primo otto dei sedici episodi di una serie TV colombiana dedicata al libro, mi sono precipitato davanti allo schermo. Purtroppo, mi duole dire che non sono riuscito ad andare oltre le prime due puntate. Gli autori hanno fatto del loro meglio per rispettare la trama complessa ed avvincente del romanzo. Gli attori sono volti noti del cinema e della televisione, e sembrano a loro agio nella parte. L’ambientazione sfrutta abilmente la bellezza selvaggia del paese. E tuttavia il risultato, nonostante le buone intenzioni e i molti soldi investititi nella produzione, è al di sotto delle aspettative di chi, come me, aveva amato un’opera monumentale e al tempo stesso leggera, dove una epopea famigliare diventava magicamente la storia di un intero continente.
Non a caso si disse a suo tempo che “Cent’anni di solitudine” era un perfetto esempio del realismo magico in letteratura. In diciotto mesi di febbrile scrittura García Márquez era riuscito ad inventarsi un genere che altri autori sudamericani avrebbero sviluppato nel corso degli anni, a volte con risultati migliori dei suoi. Fu un precursore, geniale anche nelle debolezze che oggi, rileggendo il romanzo, saltano agli occhi. Nella serie Tv questi aspetti stilistici fortemente innovativi non ci sono, e allo spettatore resta soltanto una vicenda ben confezionata e in ultima analisi inconsistente. Forse non si poteva davvero fare di più. Ma è un peccato. © RIPRODUZIONE RISERVATA
(*) L’autore dirige oltreilponte.org
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