Camion e autobus, un piano dell’Europa contro i gas serra. Quali sono i clamorosi risultati possibili

La Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen, nonostante gli scontri (in Parlamento, a Strasburgo) e le polemiche, continua nella sua agenda “verde” che vuole condurre l’Unione europea al rispetto degli obbiettivi di sostenibilità e transizione energetica. Su camion e autobus, che rappresentano solo una piccola parte del parco circolante del trasporto su strada, ma che inquinano in modo proporzionalmente più preoccupante, è stato messo a punto un piano ambizioso che – se attuato – potrebbe realizzare risultati molto importanti
(Red) — L’11 LUGLIO SCORSO la Commissione europea ha presentato un pacchetto di misure da sottoporre al Parlamento europeo, che dovrebbero avere vita più facile con le destre rispetto alle ultime iniziative di politica ambientale. La transizione proposta dovrebbe essere infatti più facilmente condivisa, rispetto alle ultime occasioni dove le “resistenze” dei grandi allevatori di bestiame, degli agricoltori convinti che la svolta green possa limitare la produzione, dei pescatori sostenitori della pesca a strascico, hanno trovato ampia rappresentanza politica nel Parlamento di Strasburgo.
Gli obiettivi stavolta sono camion, pullman, autobus. Veicoli la cui produzione del parco circolante è concentrata proprio nei Paesi dell’Unione, con conseguente occupazione di lavoratori europei. Bruxelles non ha dubbi che questo sia un settore strategico per sostenere l’industria europea delle tecnologie pulite, un segmento – se riconvertito in anticipo – in grado di proporsi efficacemente sul mercato internazionale. È stato anche valutato che questa condizione di leader nella produzione possa permettere di consolidare i vantaggi industriali grazie a un quadro giuridico comune, che condivida standard di produzione. Si intende poi intervenire su più direttrici. Incentivare il trasporto su rotaia e sulle vie navigabili e nel frattempo attuare la transizione su gomma.
La valutazione parte da un dato dell’Unione Europea (l’Italia è in linea su queste percentuali): camion, autobus urbani e pullman a lunga percorrenza sono responsabili di oltre un quarto delle emissioni di gas serra del trasporto su strada.
La sequenza degli obiettivi è così indicata da Bruxelles: emissioni ridotte del 45% a partire dal 2030; emissioni ridotte del 65% a partire dal 2035; emissioni ridotte del 90% a partire dal 2040. Con trasformazione radicale del trasporto urbano, e aria più pulita nelle grandi città, grazie al divieto di produrre, dal 2030, autobus con motori a combustione.
Si tratta di obiettivi ambiziosi. Negli ultimi anni, dal 2014 in poi e 2020 a parte (ma c’erano le restrizioni nella mobilità causate dalle misure anti-Covid), l’inquinamento di camion e autobus – nonostante le misure già in atto per la riduzione dei gas serra – è stato in aumento. La quasi totalità dei veicoli pesanti nell’Unione europea funziona con motori a scoppio (con combustibili fossili importati da Paesi extra-Ue), come il diesel. Nel 2019 le emissioni del trasporto merci superavano del 44% quelle del trasporto aereo e del 37% quelle del trasporto marittimo (fonte: la stessa Commissione europea). Ora si punta in tempi brevi a un quasi azzeramento.
La conversione all’elettrico, che è considerata più complessa per i camion (per l’ingombro e il peso delle batterie che tolgono spazio alle merci da trasportare) e quella all’idrogeno, sarà facilitata da un cambiamento delle misure ammesse per questo tipo di mezzi (il che rappresenta però un punto debole della proposta, perché mezzi articolati più lunghi potrebbero comportare un maggior problema di sicurezza). La transizione dovrà avvenire in contemporanea a un impegno dei Paesi membri nel predisporre una rete di ricarica e rifornimento a distanza regolare sulle autostrade principali: ogni 60 km per la ricarica elettrica e ogni 150 km per il rifornimento di idrogeno. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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