Al G7 di Sapporo, un “accordo senza denti”: «acceleriamo sull’eliminazione dei fossili, ma senza date»
I ministri dell’Ambiente delle prime sette economie del mondo riuniti in Giappone su clima ed energia mentre la Germania metteva la parola fine alle centrali nucleari sul proprio territorio: chiusi gli ultimi tre impianti (con soli tre mesi di ritardo sulla tabella di marcia annunciata da qualche lustro). Scontro duro sulle prospettive dell’idrogeno come “decarbonizzante” per gli autoveicoli, tra il Sol Levante e l’asse franco-britannico. Il nostro ministro Pichetto Fratin, imbambolato, continua a “vendere” i biocarburanti bocciati in Europa, per “dare un futuro” all’industria automobilistica italiana: povera Italia. Si chiude con la plastica nel 2040 con un accordo vincolante da sottoscrivere entro l’anno prossimo
Il commento di MASSIMO SCALIA
LA GENERAZIONE Z era di là da venire, ma i figli del baby boom restarono “sotto a botta ‘mpressiunati”. Era una delle prime grandi crisi dei mercati – mai dire “del capitalismo” tout court, ché porta male – e gli yuppies, fine anni ’80, piovevano giù dai grattacieli di Manhattan con suicidi coerenti con le ambizioni di scalate personali, e societarie, fallite. Niente di simile, tranne una qualche tentazione, per gli “orfani del nucleare”, che pure avevano puntato giulivi sulla crisi del caro energia e dei prezzi pazzi dovuti ai tagli del gas russo (altro strumento inutilmente attuato da Putin nella scellerata guerra scatenata contro l’Ucraina). Occhi accalamarati e bocche pendule nei loro tristi ritrovi, dovevano prendere atto: niente da fare, nonostante tutto la Germania ha spento i suoi tre ultimi reattori nucleari, Isar 2, Emsland e Neckarwestheim 2 (https://it.euronews.com/2023/04/14/germania-chiudono-tre-centrali-nucleari-la-soddisfazione-degli-ambientalisti#:~:text), il 14 aprile 2023. Quasi un auspicio per la “due giorni” di Sapporo (Giappone), il G7 “ambiente”, che si è chiuso domenica 16. Come?
C’è stato uno scontro duro sull’idrogeno, reclamato dal Giappone come “decarbonizzante” per gli autoveicoli e contestato da Gran Bretagna e Francia, “nuclearmente” solidali: fossimo pazzi a riconoscere H2, e l’ammoniaca che fa parte della filiera di stoccaggio, come strumento per una generazione elettrica a zero emissioni! Ma alla fine, tra le varie contrapposizioni, l’accordo sul tema più cogente – l’eliminazione graduale dei combustibili fossili per lo zero netto delle emissioni climalteranti entro il 2050 – si è trovato, alla grande: ci sentiamo molto impegnati ad accelerare questa eliminazione graduale, ma guardiamoci bene dal fissare delle date! Un “accordo senza denti”, hanno battuto alcune agenzie, che, di fronte all’ennesima “esitazione” politica, hanno trovato il piglio di una critica esplicita, ignota alla notoria oggettività che contraddistingue l’informazione. Pichetto Fratin, che ahimè rappresentava l’Italia, si è tolto il saio ed è uscito gaudioso dalla tenda, cui il cognome sembra inchiodarlo, per giubilare perché oltre ai carburanti sintetici “Anche i biocarburanti sono stati inseriti, potranno sostituire benzina e diesel e mantenere viva l’industria dell’automobile italiana”, associando in questo trionfo anche i ministri Urso e Salvini. Salvini confuso, con la mente che, più veloce d’un elettrone attorno al nucleo, oscilla tra ponte sullo stretto e nucleare a Baggio, ha balbettato uno stupito: “A meee?”
Chi avesse guardato in alto avrebbe visto distendersi nei cieli di Sapporo l’oscura ombra siderale del Mascellone, ceo dell’Eni, che si tirava dietro quelle più esigue di pezzentoni alla Taveres, il ceo di Stellantis. Una scena come quelle finali di “Ghost”, ma, al contrario che lì, le ombre, lungi dal dissiparsi sconfitte dalla luce, si addensavano per continuare a togliere luce e vita. Unico spiraglio, l’intesa raggiunta dal G7 per porre fine all’inquinamento da plastica entro il 2040, con il 2024 come termine per un accordo giuridicamente vincolante. Con i circa 20 milioni di tonnellate stimate all’anno di rifiuti di plastica che, incontrollati, confluiscono nelle acque di superficie – fiumi, laghi, mare – siamo all’ennesimo drammatico ritardo, ma lì almeno si è fissata una data. L’ombra nera ha avuto un momento di rabbiosa contrazione, la plastica, in fin dei conti, è una di famiglia. Ma poi si è manzonianamente ridistesa: “Poveri untorelli”. © RIPRODUZIONE RISERVATA