«Salviamo il Poveromo a Ronchi di Massa», l’unico corso d’acqua naturale tra Magra e Serchio

Airone bianco maggiore; in alto la foce. Le foto della pagina sono di Antonio Bonuccelli che ringraziamo
Un Comitato a difesa degli specchi d’acqua danneggiate dalle cosiddette bonifiche si è mobilitato in Toscana contro cementificazione e idrovore alla foce del rio. Il fosso canale a Marina di Massa ha subìto danni a monte con tombature che ne hanno strozzato il reticolo idrico minore impedendo il ripascimento della falda idrica. Questo corso d’acqua, danneggiato come molti altri fiumi e torrenti italiani da scelte operate in una logica di anti-natura, si ostina a sopravvivere ospitando microhabitat e biodiversità. Wwf, Legambiente, Italia Nostra, esperti e cittadini raccolti nel Comitato di coordinamento insorgono contro il Consorzio di bonifica Toscana Nord, emanazione della Regione Toscana: «Non staremo zitti davanti al colpo di grazia inferto al sopravvissuto rio con la costruzione di un’idrovora svuota acqua in eccesso, con relative cementificazioni e posa di enormi massi»
L’articolo di FRANCESCO MEZZATESTA
C’È UN UNICO corso d’acqua lungo la costa tirrenica compresa tra i fiumi Magra e Serchio che sfocia a mare senza essere stato modificato da idrovore o pennelli: è il Poveromo, un bel fosso di drenaggio della falda che scende dalla montagna nella zona Ronchi-Poveromo a Marina di Massa. Negli anni ’50 e ’60 molto territorio della zona dell’attuale Versilia era una zona umida allora considerata malsana e oggetto delle cosiddette bonifiche che hanno prosciugato e incanalato preziosi specchi d’acqua e stagni retrodunali, in alcuni casi addirittura riempendo questi biotopi di rifiuti tossici come è capitato nell’area denominata la Buca degli Sforza.
Cartolina storica della foce del Poveromo, molto più larga di oggi
Un fosso, il Poveromo, che ha subìto danni a monte con tombature che ne hanno strozzato il reticolo idrico minore impedendo il ripascimento della falda idrica. Questo corso d’acqua, danneggiato come molti altri fiumi e torrenti italiani da scelte operate in una logica di anti-natura, si ostina a sopravvivere ospitando microhabitat e biodiversità. Ma ecco che il Consorzio di bonifica Toscana Nord, emanazione della Regione Toscana, vuol dare il colpo di grazia al sopravvissuto rio proponendo di costruirvi sopra un’idrovora svuota acqua in eccesso con relative cementificazioni e posa di enormi massi.
Ad opporsi all’ipotesi di idrovora e per la rinaturalizzazione del corso d’acqua e della porzione di spiaggia dove sfocia, si è costituito un Comitato tra associazioni ambientaliste, cittadini ed esperti. Carlo Milani, ingegnere idraulico, dà le indicazioni tecniche di base, mentre Francesco Rossi di Legambiente, Bruno Giampaoli di Italia nostra, Luca Giannelli del Wwf e Livia Ottaviani di “Amici di Ronchi e Poveromo” portano avanti la battaglia per informare la popolazione su come salvare e rinaturalizzare il rio. «Infatti spesso si gioca sulla poca informazione», dice l’ingegner Milani. Forte di una grande esperienza di tecnico delle acque, aggiunge: «Questo progetto di idrovora non ha senso perché — spiega — la portata duecentennale del Poveromo, verificata e documentata, è stata sempre contenuta nell’attuale sezione del corso d’acqua e costruire un‘idrovora del costo di 3 milioni di euro in un rio dove non c’è acqua è l’ennesimo insulto a una corretta gestione del territorio, oltre a rappresentare un enorme spreco di denaro pubblico». Ma il Consorzio di bonifica insiste nel pernicioso progetto.
In alto, Piovanello pancianera; in basso, Piovanello tridattilo (credit Antonio Bonuccelli)
Bruno Giampaoli, presidente della locale sezione di Italia Nostra ricorda che da anni, insieme al Wwf di Massa e con il supporto dell’assessorato all’Ambiente, viene ripulita la foce implementando il verde autoctono intorno al Poveromo per cercare di stimolare la creazione di un parco fluviale. Per il rappresentante di Italia Nostra appare strano che il Consorzio di bonifica, invece di occuparsi di manutenzione proponga progetti costosi e dannosi per tutti. Quello che andrebbe fatto secondo Francesco Rossi di Legambiente sarebbe di procedere con un restauro ecologico basato sull’eliminazione delle tombature, allargando la sezione di scorrimento idrico e ricreando alla foce un’ampia zona di espansione delle acque, facendo rinascere, ove possibile, dune e stagno retrodunale: «Il problema di fondo dei corsi d’acqua italiani è difatti sempre lo stesso: viene ristretto l’alveo per sfruttare le parti laterali e questa canalizzazione con restringimento progressivo dell’alveo incrementa anziché rallentare la velocità di scorrimento delle acque. Poi si incolpa delle esondazioni la mancata pulizia o gli argini che non hanno tenuto. In un progetto di restauro ecologico del Poveromo bisognerà quindi puntare ad allargare lo spazio sia lungo il corso fluviale che soprattutto alla foce».
Una notizia davvero positiva che aiuta a capire l’importanza della zona di arenile limitrofa a dove sfocia il Poveromo è che quest’anno tartarughe marine Caretta caretta hanno nidificato in tre siti diversi e, per deporre le uova scavando una buca nella sabbia, si sono adattate a farsi strada tra gli ombrelloni. Luca Giannelli del Wwf di Massa ha le idee chiare: «Rinaturalizzare il Poveromo sarebbe una grande opera di restauro ecologico basata sulle capacità naturali dell’ecosistema fluviale di attenuare eventuali incrementi di portata idraulica ricreando ad esempio le zone umide dei “Pradacci” a monte del fosso Poveromo abusivamente colmate di detriti di marmo invece del loro possibile utilizzo come casse di espansione naturali».
Ma Giannelli propone anche altre soluzioni: «si potrebbero deviare parte delle acque piovane verso il vicino canale Magliano, già dotato di adeguate idrovore realizzate negli anni ’70, riportando le portate del fosso Poveromo a come erano prima degli abusi. Inoltre, a detta di tutti, verrebbe arricchita la biodiversità del posto visto che qui, nonostante le modeste dimensioni dell’alveo, tra la vegetazione ripariale si riproducono diverse specie di uccelli quali anatre, gallinelle d’acqua e molte specie di passeriformi, mentre soprattutto alla foce sostano molti migratori soprattutto aironi e piccoli trampolieri per non parlare della presenza di rondini, rapaci, anfibi e farfalle».
Foce Poveromo; per la prima volta, quest’anno le tartarughe caretta caretta hanno fatto lo slalom fra gli ombrelloni sulla spiaggia per scavare le buche in cui poter deporre le loro uova (credit Antonio Bonuccelli)
Aggiunge Livia Ottaviani di “Amici di Ronchi e Poveromo”: «Il restauro ecologico che proponiamo farebbe nascere una magnifica riserva naturale che favorirebbe l’ecoturismo e realizzerebbe una straordinaria “aula a cielo aperto” fruibile dalle scuole, favorendo la crescita del livello di sensibilità nei confronti della natura e la conoscenza della biodiversità».
Il Comitato è compatto nel ritenere che «non sono più accettabili logiche in linea con la vecchia mentalità bonificatoria tese a far danni solo perché ci sono i soldi da spendere». Carlo Milani fa una riflessione che si riallaccia alla politica: «È davvero curioso — dice — lo scambio di parti a difesa dell’ambiente. Sulla nostra posizione ambientalista, che vuole salvare il tesoro del Poveromo, vi è il Comune di Massa di centrodestra con in testa il sindaco Francesco Persiani che sostiene un valido “Piano di Assetto degli arenili”. Contro abbiamo invece la Regione Toscana di sinistra con il Consorzio di bonifica che propone la dannosa idrovora». © RIPRODUZIONE RISERVATA