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«Oggi in piazza sorridendo con gioia, come faceva Francesco»: la Liberazione dal nazifascismo parla ai giovani

di Italia Libera   
«Oggi in piazza sorridendo con gioia, come faceva Francesco»: la Liberazione dal nazifascismo parla...

Domandiamoci quali possono essere le parole opportune per spiegare a un ragazzo che dobbiamo di nuovo fare i conti con gli eredi di quelle ideologie che hanno devastando il mondo un secolo fa. In Italia, così come in Ungheria, in molti paesi europei, in Israele e negli Stati Uniti, in mano a fascisti, suprematisti bianchi e reazionari di ogni genere, si stanno creando grossi problemi che ci riguardano molto da vicino. E allora scendiamo in piazza per rivendicare l’attualità della Resistenza e della liberazione contro ogni forma di oppressione. Facciamolo portando nel cuore i messaggi di pace e di disarmo di papa Francesco. Con allegria, senza nessuna «sobrietà» “prescritta” dal governo presieduto da una premier che non sa definirsi antifascista

◆ L’editoriale di ALFREDO T. ANTONAROS

Ho un’età in cui si osservano le cose con sobrietà e più calma. Certi ricordi sono diventati profondi come le rughe che mi segnano la fronte. Ricordo ad esempio quando, alle elementari, la maestra ci parlava delle camicie rosse e dei Mille, dell’Aspromonte. Erano racconti che mi piacevano ma che mi arrivavano all’orecchio come vicende dei tempi delle piramidi o della battaglia di Waterloo. Roba polverosa e antica. Eppure erano appena passati settant’anni dalla morte di Garibaldi. Oggi ne sono trascorsi addirittura ottanta dalla liberazione dal nazifascismo e mi domando cosa possano pensare, e sentire, i giovani di quell’aprile del 1945 così lontano nel tempo. Una data remota in cui non erano nati neppure i loro genitori e neanche molti dei loro nonni. Basterà ricordare loro che un Paese senza memoria è un luogo senza più identità? O che, per quanto un governo cerchi di zittirla, la storia umana si rifiuta sempre di tacere? O che la Repubblica è nata antifascista?

Ho davvero molti dubbi di essere compreso se ricordo a un diciottenne che anche oggi, in un contesto storico profondamente mutato, i fattori che hanno determinato l’ascesa dei partiti nazifascisti negli anni 20 e 30, si stanno ripresentando. Mi domando quali possano essere le parole opportune per spiegare a un ragazzo che, a mio parere, dobbiamo di nuovo fare i conti con gli eredi di quelle ideologie che hanno devastato il mondo un secolo fa. Sono sicuro anche che in Italia, così come in Ungheria, in molti paesi europei, in Israele e negli Stati Uniti, in mano a fascisti, suprematisti bianchi e reazionari di ogni genere, si stiano creando grossi problemi che ci riguardano molto da vicino. Come spiegarlo ai ragazzi? Come creare un ponte, parlando a un adolescente, tra quel 1945, che a me sembra così importante, e la situazione attuale?

Come ogni 25 aprile anche quest’anno scenderò in piazza. Lo farò, come ogni volta, per rivendicare l’attualità della Resistenza e della liberazione contro ogni forma di oppressione. Lo farò portando nel cuore i messaggi di pace e di disarmo di papa Francesco. Mi guarderò attorno contando i giovani. Mi auguro possano essere tanti. Venuti lì anche per motivi e ragioni che magari non sono le mie. Presenti forse solo contro il riarmo, o per la Palestina, o per la pace, o per il diritto di manifestare liberamente, o contro il suprematismo occidentale, contro il neofascismo Usa e israeliano, o contro l’arroganza della Russia di Putin, o per l’ambiente, la biodiversità, il rispetto degli omosessuali, o per un mondo diverso da questo, per continuare a sperare, per amarsi senza vergogna, per essere rispettati nelle loro scelte. 

Spero che molti saranno lì per la difesa degli ultimi, dei meno abili e dei più deboli, per quelli senza voce, perché sanno che una società che tutela la sua parte più fragile protegge tutta se stessa. Se saranno lì anche solo per una di queste ragioni – anche se a ciascuno di loro il 1945 sembrerà archeologia – avrò la certezza che siamo comunque lì, tutti, per gli stessi traguardi. Con le stesse speranze. Per difendere le stesse cose importanti per le quali, tantissimi anni fa, molti sono morti, hanno lottato, hanno vinto. Per le quali papa Francesco ha speso la parte migliore dei suoi ultimi anni. Allora, se sarà così, mi convincerò che il 25 aprile, anche questo con addosso tutti i suoi ottant’anni, ha appena il tempo che serve per continuare a desiderare di vivere liberi e senza paure. Per continuare senza timore il cammino. Per abbandonare la paura e fare ciò che vogliamo e sentiamo giusto. Con allegria. Senza nessuna sobrietà. Sorridendo invece con gioia, come faceva anche Francesco. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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