9/ Visti da vicino. «Craxi e il mio licenziamento dal “Messaggero” maturato a Villa Pamphili»
Con una serie di brevi ritratti, come “acquarelli” letterari, Vittorio Emiliani racconta personaggi – che ha conosciuto – più o meno celebri, spesso dimenticati, e che hanno lasciato una traccia nell’Italia dal dopoguerra alla fine del secolo scorso
L’acquarello di VITTORIO EMILIANI
► Bettino Craxi mi invitò alla cena che dava a Villa Pamphili nel locale della Casina Valadier in onore del premier tunisino Mohamed Mzali (un emerito ladrone in realtà) in visita il 15 ottobre 1985. E a lui mi presentò come «le directeur de journal que nous a plus aidé dans cette crise dramatique (crisi di Sigonella, ndr)». Nella sua mente mi aveva già fatto fuori come direttore del Messaggero facendomi offrire la direzione del Giorno di Milano che valeva assai di meno e che io difatti non accettai preferendo alla fine il licenziamento che pure ritenevo oggettivamente ingiusto avendo portato il Messaggero ad una vetta di 300mila copie vendute e ad un attivo di parecchi milioni di euro.
Sull’Avanti! Bettino Craxi mi dedicò un corsivo nel quale ricordava che anche mio cugino Benito Mussolini era stato licenziato dal Popolo d’Italia. Gli risposi garbatamente che Benito Mussolini era soltanto il cugino di mia nonna materna Lucrezia. © RIPRODUZIONE RISERVATA