6 aprile 2009, terremoto de L’Aquila: il sesto sisma più distruttivo del secolo scorso in Italia

La scossa del 6 aprile fu preceduta da una serie di eventi sismici, iniziati il 14 dicembre 2008, con epicentri nell’intera città de L’Aquila, nella conca aquilana ed in parte della provincia aquilana. Lo sciame sismico impaurì la popolazione e molti lasciarono la zona o, quantomeno, iniziarono a dormire fuori casa. Purtroppo, tanti rientrarono nelle loro case prima della scossa principale, almeno in parte perché rassicurati dalle dichiarazioni molto tranquillizzanti rilasciate il 31 marzo, ad una Tv locale, dall’allora vice-capo del Dipartimento della Protezione Civile. Il terremoto, oltre a 10 miliardi di euro di danni (secondo le stime), causò 309 vittime e circa 1.600 feriti (di cui circa 200 gravissimi). Un ricordo di quanto avvenne e fu fatto, finito anche nelle aule di giustizia
Il ricordo di ALESSANDRO MARTELLI, ingegnere sismico
TREDICI ANNI FA la scossa principale del terremoto dell’Abruzzo (detto anche de L’Aquila) si verificò durante la notte (alle 3:32) del 6 aprile del 2009 con epicentro nei pressi della città de L’Aquila. Fu di magnitudo momento stimata Mw = 6,3. Pertanto, questo terremoto è considerato il sesto evento più distruttivo ad aver colpito l’Italia dall’inizio del secolo scorso: più violenti sono considerati solo i terremoti di Messina e Reggio Calabria del 1908 (Mw = 7,1), di Avezzano del 1915 (Mw = 7,0), dell’Irpinia del 1980 (Mw = 6,9), dell’Irpinia e del Vulture del 1930 (Mw = 6,7) e del Friuli del 1976 (Mw = 6,5). È comunque da notare che, il 6 aprile 2009, il picco massimo di accelerazione del terreno raggiunse 0,68 g, valore che è teoricamente attribuibile a sismi di magnitudo assai maggiore di quella stimata per il terremoto dell’Abruzzo (fino a 7,2÷7,4).
La scossa del 6 aprile fu preceduta da una serie di eventi sismici, iniziati il 14 dicembre 2008, con epicentri nell’intera città de L’Aquila, nella conca aquilana ed in parte della provincia aquilana. Tale sciame sismico impaurì la popolazione e molti lasciarono la zona o, quantomeno, iniziarono a dormire fuori casa. Purtroppo, però, tanti rientrarono nelle loro case prima della scossa principale, almeno in parte perché rassicurati dalle dichiarazioni molto tranquillizzanti rilasciate il 31 marzo, ad una Tv locale (“inAbruzzo”), dall’allora vice-capo del Dipartimento della Protezione Civile. Dichiarazioni che, purtroppo, non furono smentite da alcuno dei componenti della Commissione Grandi Rischi, nonostante le forti preoccupazioni espresse, invece, da noti sismologi.
Fu così che la scossa della notte del 6 aprile causò, oltre a più di 10 miliardi di euro di danni (secondo le stime), 309 vittime e circa 1.600 feriti (di cui circa 200 gravissimi). Fra le vittime vi furono, purtroppo, molti giovani: fra questi mi preme di ricordare Ilaria Rambaldi, figlia di una mia carissima amica di Lanciano (Chieti), ed il suo fidanzato Paolo Verzilli. Ilaria era da poco rientrata nella sua abitazione di Via Campo di Fossa a L’Aquila (Foto qui a fianco) da Lanciano, assieme a Paolo, per terminare la sua tesi di laurea in ingegneria, appunto perché tranquillizzata dalle dichiarazioni summenzionate [leggi qui].
La scossa del 6 aprile fu avvertita nell’intera Italia Centrale, fino a Napoli, causando il panico. La regione più colpita fu, ovviamente, l’Abruzzo. A L’Aquila il sisma provocò gravi danni al notevole patrimonio storico-artistico della città: le oltre 100 chiese, le più importanti basiliche (come quella di Santa Maria di Collemaggio) e numerosi palazzi storici (anche il Forte Spagnolo, uno dei simboli della città) dovettero essere dichiarati inagibili, a causa delle lesioni e dei crolli. Crolli e gravi lesioni riguardarono addirittura la Prefettura (che fu praticamente distrutta, come si vede nella foto sotto il titolo) e l’Ospedale San Salvatore (risultato inagibile al 90%), oltre ad una parte della Casa dello Studente, al Dipartimento di Lettere e Storia ed al Polo d’Ingegneria ed Economia dell’Università de L’Aquila presso Roio, all’hotel “Duca degli Abruzzi” e ad altri edifici importanti. Più in generale, gli edifici danneggiati a L’Aquila risultarono 10.000÷15.000.
Nelle 48 ore dopo la scossa principale del 6 aprile si registrarono 256 repliche. Nel 2010 le scosse già registrate nell’Aquilano risultavano essere già circa 18.000. Comunque, scosse di magnitudo anche maggiore di 3,0 si protrassero fino alla fine di ottobre 2012.
Dopo la scossa del 6 aprile, i circa 65.000 sfollati abruzzesi furono alloggiati momentaneamente in tendopoli, in alberghi della costa adriatica ed in abitazioni di parenti ed amici. Le tendopoli furono chiuse ufficialmente il 1° dicembre 2009. Nel frattempo, era iniziata la realizzazione, nell’Aquilano, delle palazzine del Progetto C.A.S.E. (Complessi Antisismici Sostenibili ed Ecocompatibili), realizzate su sistemi di isolamento sismico, e dei Moduli Abitativi Provvisori (M.A.P.). Un anno dopo la scossa principale del 2009, quasi 15.000 aquilani alloggiavano già nelle palazzine del Progetto C.A.S.E. ed oltre 2.000 nei M.A.P.. Avendo io avuto modo di seguire la vicino, come teste della Pubblica Accusa, le tristissime vicende processuali seguite alla realizzazione del Progetto C.A.S.E., non potrò mai dimenticare tali vicende. Così come non potrò mai dimenticare il processo che riguardò sei membri della Commissione Grandi Rischi.
C’è da sperare davvero che vicende come quelle sopra citate non abbiano a ripetersi dopo i prossimi violenti terremoti che, inevitabilmente (purtroppo), colpiranno l’Italia. E spero ancor di più che tali futuri eventi non causeranno le tante vittime e gli enormi danni che abbiamo subíto sino ad ora in occasione di violenti terremoti, come (ma non solo) quello de L’Aquila del 2009. Ciò potrà avvenire soltanto se saranno finalmente adottate, anche nel nostro Paese, corrette politiche di prevenzione dai rischi naturali, che prevedano un’utilizzazione delle moderne tecnologie antisismiche ben più vasta di quella sino ad ora fatta [leggi qui]. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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