14 marzo, Giornata nazionale del Paesaggio: la festa più propria, orgoglio e vanto dell’Italia
È il Paesaggio l’orgoglio e il vanto dell’Italia. Ricco dei tre millenni che ci sono voluti per costruirlo così. E che, affannato e corroso da speculazione criminale, da imperdonabile abusivismo, da incuria amministrativa e, negli ultimi decenni, dal flagello del cambiamento climatico, resta quel patrimonio “mondiale dell’umanità” — i 55 siti, quanti nessun altro Paese al mondo, e i 12 beni culturali immateriali individuati dall’Unesco — che costituisce il fondamento reale della nostra nazione. La ricerca identitaria che affanna molta parte della politica non può trovare manifestazione più univoca, e gloriosa, di questa
L’editoriale di MASSIMO SCALIA
ISTITUITA NEL 2016 con decreto del ministero dei Beni Culturali, si celebra il 14 marzo la Giornata Nazionale del Paesaggio. Dove “Paesaggio” ha il senso più ampio che gli si può dare — quale si è venuto affermando anche per le sentenze della Corte costituzionale nei vari contenziosi dall’entrata in vigore della Costituzione e del suo articolo 9 — includendo nel “Paesaggio”, oltre agli aspetti naturali e topografici, anche quelli artistici, monumentali e socio-culturali. Difficile, ad esempio, pensare al parmigiano dop, al barolo doc o alla pizza napoletana come elementi avulsi dal paesaggio storico che li ha generati e fatti affermare come eccellenze produttive.
Nessuna festa è più propria di questa per l’Italia. La ricerca identitaria che affanna molta parte della politica non può trovare manifestazione più univoca, e gloriosa, di questa. La nostra storia non ha un percorso lineare e ci si può vantare solo di episodi, rispetto a un tessuto che, dopo l’Impero Romano, è stato ordito di invasioni e servaggi. Alla breve esperienza delle libertà comunali sono seguite Signorie e Ducati, splendidi per le capacità artistiche che hanno saputo accogliere e favorire, ma un disastro dal punto di vista della costruzione di un’identità nazionale. Un’identità che è stata surrogata dalla costituzione di uno Stato nazionale, cui si è giunti male e con estremo ritardo rispetto ad altri grandi Paesi europei. Tranne la Germania che ha avuto una vicenda analoga alla nostra, ma che assai per tempo ha scelto di darsi una configurazione federale per tenere conto delle profonde differenze culturali e storiche dei suoi “land”.
Nella costruzione di questo nostro Stato si sono incrociati la rigidità accaparratrice e ingorda del piccolo Stato sabaudo, la ferocia conservatrice dello Stato della Chiesa e il lassismo lazzarone del Regno dei Borboni. Una congiura per realizzare uno Stato debole e un’Amministrazione iniqua e oppressiva, che ha mantenuto ahimè una parte non certo trascurabile di questi tratti fino ai nostri giorni. Ridicoli però i tentativi di quando, invocando la “secessione” — se ne è parlato a lungo — si osava citare l’esempio della Scozia. Un Paese con una storia secolare di tentativi di assoggettamento e di massacri subiti dagli Inglesi, ai quali ha opposto orgogliosa ed eroica resistenza. Che vergogna paragonare quella storia alle migliaia di fucili da caccia, sbandierati come risibile ricatto dal Bertoldo del Varesotto! Contrabbandato per queste sortite, dai media e non solo, come un politico intelligente e astuto. Oggi il suo successore, estraneo a quei due aggettivi, è così moscio che non ce la farebbe neanche a pronunciarla tutta quella parola in “one”. E a lui, come alla premier, vanno ricordati i peccati originali che non si lavano col “battesimo” della ripetuta critica postuma delle leggi razziali. Ognuno dei protagonisti ha dei validi motivi per chiedere scusa agli Italiani, FdI per il pervicace atteggiamento anti Ue che neanche Putin! E che da poco è stato dismesso dalla Destra, con qualche rigurgito, perché non si può essere stupidamente autolesionisti per motivi identitari.
È il Paesaggio l’orgoglio e il vanto dell’Italia. Ricco dei tre millenni che ci sono voluti per costruirlo così. E che, affannato e corroso da speculazione criminale, da imperdonabile abusivismo, da incuria amministrativa e, negli ultimi decenni, dal flagello del cambiamento climatico, resta quel patrimonio “mondiale dell’umanità” — i 55 siti, quanti nessun altro Paese al mondo, e i 12 beni culturali immateriali individuati dall’Unesco — che costituisce il fondamento reale della nostra nazione.
Prima partiti e politica lo capiranno, sviluppando strategie economiche e produttive all’altezza di quei valori, meglio sarà per tutti. Con l’auspicio che l’aver introdotto in Costituzione l’“ambiente”, con la modifica apportata con la legge costituzionale dell’11 febbraio 2022, mantenga quella capacità dinamica ed estensiva di protezione che per oltre settant’anni ha mostrato il concetto di “paesaggio”, per come nel tempo si è evoluto ed è stato interpretato.
E sarà allora da Italiani approfittare degli eventi organizzati presso musei, siti archeologici, biblioteche, archivi, uffici e istituti del ministero della Cultura, ma anche promossi da Associazioni ed Enti esterni, che hanno voluto dare il proprio contributo alla realizzazione della giornata nazionale. Tutti reperibili nel sito https://cultura.gov.it/evento/giornatanazionaledelpaesaggio2023. © RIPRODUZIONE RISERVATA