10/ Visti da vicino. «I velluti del Teatro di Bologna divennero campo di battaglia e vinse Ugo La Malfa»
Con una serie di brevi ritratti, come “acquarelli” letterari, Vittorio Emiliani racconta personaggi – che ha conosciuto – più o meno celebri, spesso dimenticati, e che hanno lasciato una traccia nell’Italia dal dopoguerra alla fine del secolo scorso
L’acquarello di VITTORIO EMILIANI
► La passione che il siculo Ugo la Malfa metteva nei suoi accesi quanto raziocinanti comizi aveva lentamente conquistato i repubblicani romagnoli in precedenza più arroccati sulle posizioni di Randolfo Pacciardi. Al Congresso nazionale di Bologna del Pri lo scontro fra i due leader divenne frontale. Decisivi diventavano i voti dei sostenitori del pugliese Michele Cifarelli. Che Ugo la Malfa nel suo appassionato intervento aveva ripetutamente evocato chiedendogli di appoggiarlo in quella decisiva battaglia congressuale. O per il centrosinistra come chiedeva lui o contro come reclamava il centrista Pacciardi. Al Teatro Comunale di Bologna dove si svolgeva il Congresso il leader della destra aveva ad un certo punto ricordato con forza le sue medaglie di garibaldino nella guerra di Spagna degli anni ’30. Dal palchi erano piovuti alcuni fischi e un sonoro “Chissenefrega!” che aveva trasformato i velluti del Comunale bolognese in un campo di battaglia.
La Romagna, dal Risorgimento punto di forza dei Repubblicani, era all’epoca spaccata in due fra pacciardiani e lamalfiani. In mezzo, decisivo il pugliese Michele Cifarelli di cui Ugo la Malfa, come detto, invocava accoratamente l’appoggio. Senza di che il Pri non avrebbe potuto dare il proprio appoggio al primo governo di centrosinistra. Con una Dc già molto titubante malgrado la Chiesa conciliare avesse con diplomazia spinto in quella accidentata direzione. Alla fine avevano prevalso di misura i lamalfiani con i più giovani Dodo Battaglia e Lucio Cecchini, e Pacciardi, sostenuto all’esterno dall’ambasciatrice americana Claire Boothe Luce, era stato definitivamente sconfitto. Il primo centrosinistra sarebbe nato con La Malfa alla Programmazione economica (avversatissima dalla Confindustria e in specie dall’Assolombarda di Furio Cicogna). La Nota lamalfiana sarebbe stata la base di quel nuovo corso tanto paventato a destra. Ma bisognava preparare lo storico ingresso del Psi nel governo e su questo punto nonostante le diplomazie e le limature nenniane volavano scintille. © RIPRODUZIONE RISERVATA