Zingaretti: “Per battere i populismi serve un partito con un leader, non un partito del leader”
All’indomani della convenzione romana che lo ha ufficialmente incoronato vincitore nel voto degli iscritti, Nicola Zingaretti dalla Sardegna lancia il suo messaggio in vista del secondo round delle primarie aperte a tutti e chiarisce come la pensa su Lega e M5S
“E’ importante recuperare tanti elettori e tante elettrici che si sono sentiti abbandonati e che non hanno più guardato al Partito democratico. Per questo bisogna cambiare, con un nuovo gruppo dirigente e con un partito non settario ma aperto, allargato alla proposta politica un nuovo modo di guardare all’Europa. Il 3 marzo bisogna essere in tanti ai gazebo, non solo per eleggere un segretario ma per costruire l’alternativa a questo governo e ridare speranza all’Italia”.
All’indomani della convenzione romana che lo ha ufficialmente incoronato vincitore nel voto degli iscritti, Nicola Zingaretti dalla Sardegna lancia il suo messaggio in vista del secondo round delle primarie aperte a tutti e chiarisce come la pensa su Lega e M5S, entrambi parti di una stessa emergenza democratica: “Non basta dire “facciamoli governare, poi tanto torniamo noi”. E’ un’aspettativa velleitaria, che dà per scontate le cose e che non tiene conto che qualcosa è avvenuto con la nuova economia globalizzata: se questo processo non lo governi non produce progresso, ma la contrazione dei diritti e della dignità dei singoli. Noi dobbiamo stare dentro una grande cultura riformista, ma il riformismo non è solo innovazione, è anche liberazione dell’individuo”.
Sul reddito di cittadinanza: “Hanno cavalcato la rabbia ma non riescono a risolvere i nodi che stanno dietro quella rabbia. Bene che ci sia un sostegno alla povertà, i primi siamo stati noi con il reddito di inclusione. Invece vedo che non c’è nessuna politica del lavoro e nessuna politica per l’impresa, anzi ci sono tagli e nuove tasse. Così c’è il rischio di trasformare il reddito di cittadinanza in un reddito di sudditanza”. “Lega e M5S hanno suscitato grandi aspettative, ma si stanno rivelando incapaci di realizzarle, ed il paese si sta fermando”, continua Zingaretti. “Il 27 settembre avevano scritto che la crescita sarebbe stata dell’1,4% e se va bene sarà dello 0,6%. La produzione industriale è calata del 2,7%, i consumi sono a picco perché manca la fiducia, manca una prospettiva di sviluppo su investimenti e infrastrutture”.
Ecco perché Zingaretti sente l’urgenza di rilanciare in fretta un progetto politico credibile da offrire al paese: “Quando i nodi verranno al pettine se non c’è già pronto un blocco politico, culturale e sociale in grado di dire agli italiani Siamo pronti allora arriverà la terza fase del populismo, che ha come bersaglio le istituzioni repubblicane come le abbiamo conosciute nel dopoguerra”, ammonisce il leader di Piazza Grande. “Hanno già iniziato a dire che la colpa una volta è dell’Europa, una volta del parlamento, una volta dei magistrati, un’altra dei giornalisti che non dicono la verità. E cioè stanno mettendo in discussione quello che Orban in Ungheria già dice: è finito il tempo delle democrazie liberali”.
“In questo momento manca una grande forza politica che metta in campo una proposta credibile. Ma noi torneremo ad essere credibili se facciamo i conti innanzitutto con noi stessi, andando a vedere cosa non ha funzionato e magari non finendo sempre col dire che è colpa degli italiani che non ci hanno votato”. Un’esame di coscienza “senza condanne, senza contrapposizioni, che non servono. Ma serve capire dove è nata quella solitudine, mentre sotto i nostri occhi si registrava il più alto aumento delle diseguaglianze nella storia repubblicana, da oltre 50 anni. Ecco perché Piazza Grande: abbiamo bisogno di un grande luogo di inclusione dove tornare a incontrarci e ritrovarci con le nostre comunità. Non abbiamo bisogno di un partito del leader, ma di un partito con un leader”