Voto all'estero, l'esperto: "I brogli sono possibili ma vi spiego perché non possono influire sul risultato"
Dopo gli allarmi sui giornali e social, Sergio Santi che "le falle del sistema sono ininfluenti". La Farnesina: il doppio voto non è realtà

Il voto "per corrispondenza è soggetto, come evidente, a una serie di variabili e incertezze (quali l’affidamento ai sistemi postali locali, il pericolo di furti, incette, pressioni, compravendite, sostituzione del votante, ma non solo)". Nella sostanza il sistema elettorale degli italiani all'estero è "totalmente inadeguato, se non contrario ai fondamentali principi costituzionali che sanciscono che il voto sia personale, segreto e libero". Una preoccupazione forte, espressa da Cristina Ravaglia, già ambasciatrice e direttrice generale della Farnesina per gli italiani all'estero, in una lettera confidenziale scritta nel 2013 all'allora ministro degli Esteri, Giulio Terzi, e pubblicata qualche giorno fa dal Fatto quotidiano. Riflessione che, con ogni evidenza, provava a rimette in discussione la legittimità delle procedure stabilite dalla "legge Tremaglia", invitando le istituzioni a intervenire per mettere in sicurezza il voto dei nostri connazionali. Ma a oggi non sembra essere cambiato molto: le criticità restano invariate e le numerose testimonianze veicolate da giornali e social lo testimoniano.
Non a caso, spiega a tiscali.it Sergio Santi, vicedirettore di Anusca (Associazione Nazionale degli Ufficiali di Stato Civile e d'Anagrafe) ed esperto di materia elettorale, "la questione torna a ogni elezione". Qualche dubbio sulla "personalità, sulla segretezza e quindi sulla libertà del voto si è posto già all'indomani dell'entrata in vigore della legge 459 del 2001 - afferma - ma è stato superato dalla forte volontà politica di far partecipare i cittadini all'estero alla vita politica italiana". Per questo secondo Santi nell'analisi "è necessario distinguere la volontà di frodare, quindi il funzionario infedele che agisce con dolo, ipotesi reale, dalla possibilità che ciò avvenga su larga scala, ipotesi irreale". Per l'esperto è quindi "impossibile" che i brogli possano avvenire in maniera organizzata, tanto è frammentata la geografia dei connazionali emigrati. "E se anche fosse, il risultato sarebbe risibile". Come dire che nel caso "si sposterebbero tre voti e non tre milioni".
Le "falle" della procedura
Però è vero che la procedura contiene diverse "falle" che potrebbero inquinare l'esito di un referendum combattuto fino all'ultimo voto come quello del prossimo 4 dicembre. E il rischio sembra concreto: il voto vale un buon 5% che induce il costituzionalista Alessandro Pace a dichiarare di essere pronto a "impugnare il risultato di fronte alla Corte Costituzionale" qualora risulti determinante per la vittoria del Sì.
Come si esercita il voto all'estero?
Il voto dei connazionali è esercitato come noto per corrispondenza, secondo una procedura specificata nei dettagli dalla legge Tremaglia. La scheda viene inviata per posta ordinaria all'indirizzo di residenza di tutti gli italiani iscritti all'Aire (l'inclusione nel registro è volontaria) in un plico contenente oltre la scheda non vidimata (quindi priva del bollo dell'ufficio elettorale) il certificato elettorale. Al suo interno due buste: in una viene inserita la scheda votata e sigillata, nell'altra la busta con la scheda votata e il tagliando del certificato elettorale. Questo "prezioso pacchetto" viene quindi rispedito, sempre per posta ordinaria, al Consolato di riferimento. Attraverso la sede diplomatica la scheda arriverà in Italia all'ufficio apposito della Corte d'Appello di Roma. Qui verrà scrutinata, vidimata e conteggiata.
"Una serie di variabili e incertezze"
Come rilevava la funzionaria nel 2013, ci sono "una serie di variabili e incertezze" tra cui "l’affidamento ai sistemi postali locali, il pericolo di furti, incette, pressioni, compravendite, sostituzione del votante, ma non solo". Ma anche altri elementi appaiono significativi di un sistema fallace: la bassa affluenza e l'alto numero di schede nulle, anche il 10 per cento, contro l'1 circa nel territorio nazionali. "Una lettera di una dirigente che segnala delle criticità è diverso dalla denuncia di brogli", contesta però Santi. "Io ricordo la critica che venne fatta anche per il voto interno, sulla facilità con cui si potevano mettere in atto brogli. Però per me è fantascienza - insiste -: falsificare le elezioni in Italia è impossibile ma è vero che spesso sul voto all'estero i dati sono anomali. In generale c’è più inconsapevolezza e non si conoscono le vicende politiche italiane. Oppure si vota per dovere, solo perché si è ricevuta la scheda. Da qui all'annullare il voto, in effetti, passa poco".
Fatto sta che 4 milioni e 23 mila italiani sono chiamati a votare per la riforma costituzionale e con il loro voto potrebbero risultare determinanti. La domanda resta aperta: cosa non funziona? La risposta la danno le testimonianze di connazionali attraverso i social. Tra plichi inviati in ritardo o ricevuti due volte oppure trovati incustoditi nelle cassette postali accessibili a chiunque, schede non vidimate e quindi "facilmente sostituibili", sono molti i dubbi che gettano più di un'ombra sul voto all'estero. "Se la Costituzione dice che il voto deve essere personale, libero e segreto - ammette l'esperto - ho seri dubbi che sia veramente così, io resto un fan della cabina elettorale. Arriva la scheda mentre sono in vacanza mia sorella la vota e la spedisce, chi se ne accorge?". Il problema della legittimità insomma resta.