[L'intervista] "Fare un governo adesso non conviene a nessuno. Vi spiego perché torneremo alle urne molto presto"

La politologa Nadia Urbinati spiega perché tra M5S e Lega l'accordo non è possibile. E poi c'è il ruolo del Pd: hanno tutti lo stesso interesse

Nadia Urbinati

Più ci si avvicina al momento clou della prima fase della legislatura, le consultazioni e la formazione del governo, più si acuisce la sensazione di confusione. Il M5S sembrava mostrare interesse verso la Lega di Salvini e tutto lasciava presupporre che la convergenza fosse già perfezionata. A questo sentire comune, molto ha contribuito l'elezione senza scossoni dei presidenti di Camera e Senato. Ma, come disse un celebre ex ct della Nazionale, "non dire gatto se non l'hai nel sacco". E infatti il segretario della Lega, nelle ultime ore, prima ha ammonito Di Maio che non è bene dire "a Palazzo Chigi io o nessun altro", poi ha rilasciato alle agenzie la seguente dichiarazione: "Il ritorno al voto? Oggi è al 50 per cento. Se il pentastellato vuole governare col Pd, tanti auguri".
Carte rimescolate. Tra i due leader cala il gelo: ipotesi governo Di Maio-Salvini tramontata? "Non so come sia stato interpretato questo processo a partire da quando sono iniziati i colloqui che hanno portato all'elezione dei presidenti delle Camere", dice la politologa Nadia Urbinati, docente di Teoria Politica alla Columbia University di New York. "Personalmente ho sempre pensato che gli accordi e le trattative per quelle due autorità non implicassero necessariamente le trattative per il governo. A me francamente non stupisce che ci sia questa distanza, perché i due movimenti sono diversi".

Eppure, professoressa, le manovre di avvicinamento ci sono state. Troppe differenze nei rispettivi programmi elettorali?
"Non mi sembra che qui si tratti di progetti elettorali, quanto di bacino elettorale. Penso che i Cinquestelle perderebbero veramente molti consensi se decidessero di entrare in questo circuito". 

Quindi il M5S nelle alleanze dovrebbe fare scelte più ponderate?
"Non credo che si possa alleare con chiunque. Certo potrebbe fare un governo con la Lega, ma l'alternativa sarebbe un governo guidato da un personaggio fuori da queste identità specifiche molto forti. Oppure potrebbe optare per l'appoggio esterno, accordi sulle singole misure. In ogni caso è chiaro che non sarà un governo stabile: si andrà a elezioni anticipate molto presto". 

Il Pd continua a chiamarsi fuori. Secondo lei manterrà la posizione fino alla fine?
"Secondo me sì. Molta parte del Pd fa il calcolo che conviene lasciare che tutti vedano che questi attori politici sono incapaci di formare un governo e quindi la caduta sul tema fondamentale della stabilità e della governabilità. Potrebbe essere un gioco a vantaggio del Pd. Quindi, paradossalmente, non conviene quasi a nessuno che ci sia un governo in questa legislatura".

Andando a elezioni anticipate il Pd non rischia di perdere ulteriormente consensi?
"Moltissimo, certo. Ma probabilmente fa il calcolo che a rischiare sono anche altri, non solo lui".

Mattarella avrà difficoltà a trovare una soluzione per il governo o tutto sommato non è più difficile di altre volte?
"Io credo che queste scelte siano sempre difficili. Questa magari lo è di più perché gli attori sono nuovi, uno soprattutto. Molti anni fa si sapeva prima come si sarebbe comportato il Pc o la Dc, i Socialisti, i Repubblicani e così via. Questo è invece un attore politico totalmente nuovo e forse è questa novità che è spiazzante. Ma la difficoltà istituzionale non è superiore. Lo è forse quella politica perché non c'è la possibilità di una maggioranza".