L'esperto Stoppa: "La diga di Campotosto è sopra la faglia, si rischia davvero un altro Vajont. L'Hotel? Non doveva essere lì"

In questa intervista a Tiscali il docente di geologia all'Università di Chieti e Pescara analizza quanto accaduto: "Quella struttura era costruita su un canalone pericolosissimo". Adesso c'è anche il rischio delle dighe

Francesco Stoppa
Francesco Stoppa

"Certi disastri si ripropongono nel corso della storia ma l’uomo continua a ripetere gli stessi errori, come una capra che si ostina a imboccare un pericoloso sentiero. In verità bisognerebbe evitare di esporsi al rischio, com’è invece avvenuto nel caso dell’Hotel Rigopiano di Farindola e come avviene per le tre dighe di Campotosto, la cui delicata situazione fa temere un nuovo Vajont". Sui pericoli dei bacini idroelettrici - e non solo - c'è del resto un vero allarme, tanto che il ministro Delrio ha invitato i gestori delle dighe "a tenere molto alta la guardia vista la frequenza degli eventi sismici". Ad affrontare a fondo il problema è Francesco Stoppa, docente del corso di Geologia all’Università D’Annunzio di Chieti e Pescara, raggiunto telefonicamente da Tiscali.

Professore il disastro dell’albergo Rigopiano si poteva evitare?
“Tutte le disgrazie in cui sono coinvolti un manufatto umano e delle persone denunciano inevitabilmente l’esposizione a un rischio. Se ci esponiamo a un pericolo incombente, ciò mette a rischio la nostra vita, se non ci esponiamo il rischio semplicemente non esiste”.

Francesco Stoppa

(Francesco Stoppa)

In sostanza mi sta dicendo che quell’Hotel in quel posto non ci doveva stare.
“Se è successa la disgrazia, con la perdita di beni e vite umane, vuol dire che c’era un rischio, nel caso in questione quello di una valanga. L’Hotel era costruito allo sbocco di un canalone connesso nella sua sommità a piccoli circoli glaciali, delle formazioni che accumulano neve, con pareti abbastanza ripide e, in certi punti, tali da favorire lo scivolamento della stessa. E’ vero, un bosco intermedio attestava che le valanghe non si producevano in modo frequentissimo ma non che non potevano accadere. C’era un meccanismo geologico tale da favorire la formazione di un moto turbolento molto violento, la valanga appunto, in quella zona. Un fenomeno ripetutosi decine di volte nel corso dei secoli. Del resto l’albergo era costruito su un accumulo dove erano evidenti i detriti dovuti probabilmente all’azione di ripetute valanghe in tempi lunghi dal punto di vista umano ma brevi dal punto di vista geologico”.

L'Hotel Rigopiano

(L'Hotel Rigopiano)

Una valanga in quel contesto poteva scatenarsi indipendentemente dal terremoto?
“Sicuramente. Del resto credo che l’evento del Rigopiano sia accaduto soprattutto a causa delle precipitazioni eccezionali e particolarmente umide. Anche a casa mia a Chieti ho avuto dei danni perché si è accumulato  un metro di neve bagnata, che equivale a due metri di neve normale quanto a peso. Masse simili possono essersi staccate per le scosse nel canalone dove si trovava l’Hotel, ma non c’è una schiacciante coincidenza cronologica”.

Come si produce una valanga?
“La valanga è prodotta da un grande accumulo di neve in quota. Successivamente si stacca un grande faldone e questo, mentre cade a valle, trascina in genere anche rocce e legname che si trasformano in veri proiettili. La velocità è tale che lo stesso spostamento d’aria è in grado di uccidere una persona o abbattere una struttura. Anche nel caso di Rigopiano è presumibile ci sia stato, all’inizio, un impatto di quel tipo. Accade un po’ come quando si viene investiti dallo spostamento d’aria di un treno in arrivo. Ma la forza dell’impatto va moltiplicata per un numero altissimo. Poi ovviamente la struttura del Rigopiano è stata sepolta da neve e detriti arrivati a centinaia di chilometri all’ora di velocità. Ripeto, la collocazione dell’albergo in quella valletta in cui scaricano tanti canaloni esponeva a rischio. Non per nulla la posizione rende difficile anche l’arrivo dei gruppi e dei mezzi di soccorso, con quella strada lunga e tortuosa e la posizione elevata".

Il segnale di allerta si è acceso anche a proposito delle dighe di Campotosto. E’ vero che si rischia un altro Vajont?
“Nel caso del Vajont una frana è caduta nel lago producendo un’onda che ha creato danni e morti, ma in altri casi delle dighe hanno ceduto. Bisogna allora considerare che quella di Campotosto è stata costruita in un’epoca in cui non si applicavano norme antisismiche. Va aggiunto che la diga esposta ad Est, verso l’Adriatico, ha un dislivello a valle di 1100 metri, rispetto al primo centro abitato. La faglia di Gorzano, lunga 30 chilometri, inoltre, passa per il lago ed è attiva. Ha dato infatti scosse di magnitudo 5 o superiori, sia durante il terremoto dell’Aquila, sia qualche giorno fa. L’Enel sostiene che tutto è sotto controllo. Io però non so se l’ente gestore e l’Autorità di bacino abbiano mantenuto perfettamente funzionanti i segnali di avvertimento segnaletico e sonoro”.

Il lago della diga di Campotondo

(La diga di Campotosto)

Alcuni esperti affermano sia pericoloso svuotare la diga adesso
“Diciamo subito che i danni economici derivanti dalla produzione di energia appaiono insignificanti davanti al rischio di perdere vite umane. Per il resto credo abbiano abbassato il livello per scongiurare il pericolo di tracimazione oltre il bordo dovuto ai piccoli tsunami, all’oscillazione di superfice dell’acqua e dunque alle onde che si determinano. Un pericolo minimo rispetto a quello che potrebbe scatenare il movimento della faglia in caso di terremoto”.

Ma quale può essere il limite di sicurezza?
“Secondo l’Enel la diga può resistere a un sisma di magnitudo 7. Un sisma improbabile secondo i geologi e in considerazione del fatto che in Abruzzo ne abbiamo avuto uno così solo nel 1915. Dunque ci sarebbe da stare tranquilli, ma non esiste certezza che la diga possa resistere sia pure a un sisma di magnitudo 6,5, per esempio. Penso che nessun tecnico terzo sia disposto a rilasciare una perizia attestante che la diga può resistere a una dislocazione di un metro e ottanta come è avvenuto col terremoto del 30 ottobre. Del resto la faglia di Gorzano (Diga) è una gemella di quella del Monte Vettore e se dovesse comportarsi allo stesso modo io cittadino che abito a valle mi sentirei molto poco tranquillo. Da questo punto di vista effettivamente torna in mente il Vajont”.

Una prospettiva non certo allettante.
“Il lago di Campotosto, uno dei più grandi d’Europa di quel tipo, è anche quello a più alta quota. Vuol dire che l’acqua può arrivare a valle a velocità inaudita. Insomma non sempre l’uomo valuta fino in fondo i rischi cui si espone, certe opere non andrebbero costruite in certi luoghi. Anche il Rigopiano, nonostante il  panorama splendido e il fascino di poter fare il bagno in una piscina calda accanto alla neve, non andava costruito in quel posto. E mi fermo a un giudizio tecnico e non morale".

Insomma c'è chi ha paura.
"I sindaci sono allarmati, io stesso ho ricevuto parecchie telefonate. Mi hanno detto che anche quando aprono la diga piccola si hanno a valle onde di piena che producono danni. Se arrivasse una massa d’acqua gigantesca come quella producibile in conseguenza delle scosse cosa accadrebbe? Purtroppo molti non si rendono conto di quanto possano essere catastrofici certi fenomeni”.