Scilipoti: “Il matrimonio è solo tra uomo e donna, altrimenti l’umanità si estingue"
“Gli omosessuali vanno rispettati ma solo dalla unione tra persone di sesso diverso può nascere la vita. Questo per noi cristiani è sacro. Un figlio gay? Lo amerei”

Domenico Scilipoti non manca mai di assurgere ai clamori della cronaca, anche quando si tratta di matrimoni gay, unioni civili o stepchild adoption. Dai banchi di Palazzo Madama il senatore di Forza Italia si accalora in un intervento provocatorio sciorinando passi della Bibbia e degli Atti degli apostoli. Perché a suo dire la parola di Dio prefigura una famiglia composta da uomo e donna, incompatibile con l’omosessualità e finalizzata alla procreazione. Una filippica, la sua, degna di approfondimento. Abbiamo parlato al telefono con il vulcanico e caratteristico parlamentare azzurro.
Senatore, la conoscevamo come politico e medico, ora dobbiamo darle anche l’attestato di decantatore di testi sacri. Ma perché ce l’ha tanto con gli omosessuali?
“Non ce l’ho assolutamente con nessuno, solo resto un cristiano ed ho sempre conservato come validi i miei convincimenti religiosi, sia da medico che da politico”.
E dunque?
“E dunque il matrimonio, come stabilisce la Bibbia, deve essere fondato sulla unione di un uomo e una donna e finalizzato alla procreazione. Io non ce l’ho con gli omosessuali e dico vanno rispettati, ma è difficile che due dello stesso sesso possano procreare. Inoltre, da un punto di vista scientifico, se non si rispettasse tale evidenza nel giro di duecento anni arriveremmo alla completa estinzione del genere umano”.
E quanto a regolamentare per legge le unioni civili?
“Tutto si può fare. Anzi, in un Paese moderno come il nostro è inammissibile che non vengano ancora regolamentate le unioni civili. Ma le forzature per un matrimonio tra due uomini o due donne non vanno bene. Non si può mettere sullo stesso livello l’unione tra persone dello stesso sesso con il matrimonio tra un uomo e una donna. Così come prevede, del resto, l’articolo 29 della Costituzione quando recita che ‘la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio’. Quella posta in essere da un uomo e una donna”.
Lei ha fatto notare in Aula come nella Bibbia si dica che ‘l’uomo non vestirà da donna e la donna da uomo'. Dopo migliaia di anni taluni concetti potrebbero anche cambiare, non crede?
“C'è anche scritto 'non ti coricherai con un uomo come si fa con una donna: è cosa abominevole'. Un passo esplicito delle scritture di Matteo inoltre sentenzia: non vi dimenticate mai che Dio non cambia, ovvero il suo pensiero non cambia”.

Va bene, ma perché non consentire ai gay la stepchild adoption, ovvero l’adozione del figliastro?
“La difficoltà sta nel fatto che non è il bambino a scegliere, e qui va tutelato soprattutto il suo diritto. Poi si rischia di attivare un meccanismo pericoloso di assimilazione alle famiglie tradizionali, anche se non mi piace usare questo termine, perché per me la famiglia è solo una: quella finalizzata, attraverso l’amore, a generare la vita”.
Un bambino però potrebbe essere accolto nell’amore entro una unione gay e non incontrare amore, invece, in una famiglia cosiddetta normale. Non crede?
“Tutte le famiglie possono avere problemi e ognuna di esse cerca di superarli. Ma ciò non significa che tutte siano senza amore. Il fatto di avere medici o avvocati che non fanno bene il loro mestiere non significa siano tutti così. In ogni caso, se a certe condizioni un bambino venisse affidato a una coppia omosessuale, io non ci vedrei nulla di inconcepibile, tuttavia non si può mettere sullo stesso piano questa realtà con quella della famiglia normale. Lo dico come cristiano e come uomo di scienza”.
Non è meglio che un bambino venga adottato da due omosessuali che gli vogliono bene piuttosto che lasciato in un orfanotrofio?
“Lei continua a cercare di convincermi, ma non ci riuscirà mai”.
Cerco unicamente di capire cosa pensa, non di convincerla.
“Ciò che sta scritto nella Bibbia va applicato. Per noi cristiani il matrimonio è un sacramento. E la normalità per un figlio è avere un padre e una madre. Da un punto di vista civilistico la discussione ci può anche stare, ma il discorso non può essere capovolto facendo passare come normali quelli che vogliono la famiglia omosessuale e come anormali gli altri. Tutto diventerebbe una forzatura, anzi una caricatura”.
Lei batte molto sulla questione religiosa.
“Se ci reputiamo cristiani dobbiamo rispettare i valori della nostra religione, avere il coraggio di dire ciò che pensiamo. Durante il mio intervento al Senato c’era chi fischiava e disturbava, ma io ho continuato perché sono abituato a sostenere le mie convinzioni. Credo nell’immortalità dell’anima e i dettami di Dio vanno rispettati anche in previsione di ciò che verrà dopo la morte”.
E Dio distingue tra famiglie eterosessuali ed omosessuali?
“La finalizzazione della famiglia alla creazione della vita non è cosa da poco, è cosa sacra. Direi che in questo veniamo quasi paragonati a Dio. E fino ad oggi non mi risulta esista possibilità di procreazione fra omosessuali”.
Lei invita i credenti a fare opera di testimonianza.
“Sì, come diceva San Paolo bisogna fare testimonianza. Ma a quei tempi si rischiava la testa, oggi cosa rischiamo? Forse di uscire dal governo? Allora l’interesse materiale è più forte di quello spirituale. Che differenza c'è a questo punto tra gli uomini che ai suoi tempi offesero Cristo e quelli che oggi non hanno il coraggio della testimonianza? Vogliamo comportarci peggio di loro? Certi cristiani non difendono il matrimonio come unicamente fondato tra uomo e donna solo per paura di perdere il posto al governo. Invece la posizione dev’essere chiara e netta: la famiglia è famiglia, e non vanno fatte confusioni”.
Se lei avesse un figlio gay le crollerebbe il mondo addosso?
“Assolutamente, lo amerei, lo rispetterei a 360 gradi e senza difficoltà, lo abbraccerei e cercherei di capire. E lo farei prima di tutto perché sarebbe mio figlio”.