Sardegna patria di centenari: non c'è solo l'Ogliastra, scoperta un'altra Blue zone. Ma ecco la formula dell'elisir di lunga vita
Roberto Pili, presidente della Comunità mondiale della longevità: "Il segreto? Per il 30% conta la genetica, per il 70 l’ambiente, l’aria e mangiare cibi del territorio"
La Sardegna è la patria dei centenari. Ce ne sono più di 20 ogni centomila abitanti, il doppio rispetto alla media mondiale. In particolare in Ogliastra, e ancora di più a Villagrande, gli anziani in salute, con oltre 100 candeline all'attivo, sono molto numerosi. Ultimamente poi i ricercatori hanno individuato un’altra Blue zone dove sembra circolare un elisir di lunga vita: Teulada, splendida località di mare della costa sud occidentale dell’Isola dei nuraghi. A segnalare il nuovo paradiso dell'invecchiamento felice è il dottor Roberto Pili, medico e presidente della Comunità mondiale della longevità, che con il suo gruppo di Medicina Sociale ne ha monitorato la popolazione.
“Abbiamo rilevato una percentuale altissima di vecchi che in parte superano anche il secolo ed hanno un grado di resistenza al tempo notevolmente superiore alla media - spiega lo studioso - Su circa 3200 abitanti si contano ben 5 centenari e molti over 80. Il numero delle patologie e la loro gravità risultano inferiori alla media mentre la fragilità – ovvero la propensione dell’anziano a precipitare nella malattia alla prima occasione critica – è notevolmente ridotta. Anche le condizioni psico-dinamiche sono eccezionali. Infatti nessuno dei centenari risulta afflitto da demenza, quando la percentuale è normalmente del 50%”. Se l’Ogliastra è dunque al top nella longevità maschile, Teulada eccelle nella longevità tout court.
Complessivamente la Sardegna ribadisce la sua fama di terra di centenari insieme a poche altre realtà mondiali come Okinawa in Giappone o qualche zona della Grecia e del Costarica. Ma qual è il segreto di questa magico lembo d'Italia? Quale portentosa fonte d’eterna giovinezza vi è nascosta? “Per il 30% è merito di un patrimonio genetico selezionatosi in enclave come l’Ogliastra dove le popolazioni sono rimaste a lungo in relativo isolamento – spiega Pili - Per il 70% invece è dovuto a fattori modificabili come alimentazione, ambiente, aria ed altri elementi di tipo psicologico. Molto importante – per esempio - il vivere in comunità dove gli anziani vengono ancora considerati una risorsa e difficilmente finiscono emarginati”. Lo stato d’animo è determinante. Chi è sereno e allegro insomma campa di più. E sotto questo aspetto un parametro fondamentale per il buon invecchiamento è la religiosità. In queste zone la forte aderenza al culto aiuta gli anziani a contestualizzare i fatti negativi esorcizzando stress altrimenti letali. “Ciò favorisce le strategie di resilienza, ovvero la capacità di uscire indenni ed anzi rafforzati dalle esperienze negative, come è stato dimostrato da un nostro studio presentato durante un convegno internazionale”, spiega l'esperto.
Le ricerche sulla straordinaria longevità dei sardi non resteranno per altro fini a se stesse. Il ricercatore e la sua equipe hanno creato la Scuola dell’invecchiamento attivo che insegna ad invecchiare bene. Una iniziativa rivoluzionaria e unica al mondo. “Siamo i primi che oltre a far ricerca si son fatti carico di utilizzare le conoscenze per soddisfare i bisogni psico-sociali – afferma lo studioso - Altri nel mondo hanno mezzi più potenti per l'indagine scientifica - anche se non temiamo il confronto - ma nessuno fa quello che facciamo noi”. La “scuola” vanta docenti di altissimo livello e si insegnano materie mediche, sociologiche e persino relative ai sistemi di protezione sociale e pensionistico. Un primo corso di 80 ore in 4 moduli, frequentato da 23 persone, è già stato effettuato con risultati eccellenti. I corsi sono indirizzati a persone che lavorano in settori specifici: operatori di case di riposo, medici e infermieri ma anche ingegneri ed altri specialisti. Lo scopo ultimo è promuovere la salute, non solo l’assistenza, far sì che l’anziano resti una risorsa sociale.
Una strada a cui sembrano interessati anche Oltreoceano, dove gruppi di ricerca cercano di carpire i segreti della vecchiaia felice dei sardi. Per questo negli Usa hanno focalizzato l’attenzione sulla famiglia Melis, di Perdasdefogu in provincia d'Ogliastra, detentrice di un record difficilmente eguagliabile, con la signora Claudina di 102 anni e gli 8 fratelli tutti ultranovantenni. E peccato sia mancata di recente Consolata che ad agosto avrebbe compiuto 108 anni, mentre un’altra sorella, Maria, è morta qualche mese fa a 99 anni. Si parla in ogni caso del nucleo famigliare più longevo del mondo, premiato di recente col terzo Guinnes World Records.
Per gli americani “si tratta di una operazione d’immagine – osserva Pili – perché cercano sempre lo scoop. Con i mezzi a loro disposizione fanno ricerca ad alto livello ma hanno sempre bisogno di notizie eclatanti, utili a far marciare un sistema basato essenzialmente sul business. Spendono somme ingenti per la ricerca di fitofarmaci, farmaci e cure ma il ritorno “commerciale” è enorme, ed ogni piccola panacea viene trasformata in affare”.
In ogni caso l’equipe di Pili è in ottimi rapporti con gruppi di ricerca come quello sostenuto dal giornalista americano Dan Buettner, autore del fortunato libro “Blue zone solution”, fellow del National Geographic e promotore della longevità a livello globale, che con altri due colleghi (Cynthia McFadden e Jake Whitman della televisione americana Nbc, ndr), ha avuto l’intuizione di andare a vedere sul campo com'erano le dinamiche di certe etnie. In pratica gli studiosi stanno indagando su particolari zone del pianeta dove la percentuale di centenari e di ottanta/novantenni in salute ed attivi è molto più elevata che nei territori confinanti. “E’ stato da noi ed ha visitato le nostre strutture restando entusiasta”, racconta Pili. “Anche in Usa hanno delle specie di Blue zone. In California c’è n'è una, Loma Linda, dove abbondano i centenari, e non è un caso che lì fossero in prevalenza avventisti del settimo giorno, ovvero individui osservanti particolari e rigorosi stili di vita, caratterizzati da lavori manuali, abitudini comunitarie e solida religiosità”.
Ma cosa serve allora per invecchiare bene? La formula dell’elisir di lunga vita è intrisa di buone abitudini e caratteristiche di vita. Lo studioso ce lo ricorda facendo uno sforzo di sintesi. “Oltre ad avere un patrimonio genetico robusto occorre essere in coerenza con l’ambiente – afferma Pili - Da questo punto di vista è importantissimo quello che mangi, che dev’essere in armonia con l’habitat e il metabolismo. Basti pensare che noi abbiamo 40 miliardi di cellule ma anche 75 mld di batteri nell’intestino (quasi il doppio) espressione del nostro ambiente. Questi batteri che contribuiscono al metabolismo individuale si sono strutturati attraverso i millenni a confrontarsi con gli alimenti del territorio. E quanto più mangi cibi del tuo territorio quanto più sei coerente con le esigenze del tuo corpo. Come dire che metti nel motore la benzina per cui è tarato, metterne di altro tipo significa logorarlo prima”.
Capire i meccanismi che permettono al fisico di invecchiare bene e divulgare le modalità affinché ciò avvenga è in definitiva il compito che il gruppo di studio si propone. Per questo in Sardegna sarà operativo da settembre-ottobre anche l’Osservatorio internazionale della longevità, un organismo che valuterà e incrocerà i dati in modo da superare gli studi specifici. Ci saranno inoltre delle sezioni che andranno a farsi carico di aspetti peculiari come religiosità, movimento e attività fisica, buone prassi e stili di vita. E magari il tutto servirà a confermare che in definitiva l'elisir di lunga vita ha una formula davvero semplice, più semplice di quanto a volte si pensi.