Sapelli: Rajoy servomeccanismo della Merkel. Ecco perché la Germania non vuole la secessione catalana
Il noto storico ha commentato con Tiscali.it il passo indietro annunciato martedì sera dal leader indipendentista catalano Carles Puigdemont

"E’ finita con un grande sbadiglio". Così il noto storico Giulio Sapelli ha liquidato il tentativo di secessione della Catalogna guidato da Carles Puigdemont che martedì sera nel suo atteso discorso ha annunciato la sospensione della dichiarazione di indipendenza per avviare il dialogo con Madrid. Il passo indietro del presidente della Generalitat era atteso soprattutto quando è emerso in modo chiaro il malessere del grande potere economico catalano. “Credo che si sia spaventato” ha spiegato Sapelli. “L’industria e le banche lo hanno abbandonato con una misura estrema ovvero il trasferimento della sede sociale. E’ stata una sconfessione. E questo, come hanno visto tutti, ha provocato una frana dentro il movimento secessionista. Hanno pagato la radicalizzazione di quello che un tempo era il nazionalismo democratico popolare di centrodestra di Puyol”.

Secessione Catalogna non gradita alla Germania
Ma il tentativo di secessione non è stata solo un fatto interno alla Spagna come sottolineato dallo stesso Puigdemont in un passaggio del suo discorso, sfuggito ai più. "La Catalogna è un affare europeo" ha dichiarato il leader indipendentista. Che ruolo ha svolto l’Unione Europea nella vicenda? “Come sappiamo Rajoy è un servomeccanismo della Merkel e di Junker. I liberisti tedeschi, fautori del rigore finanziario guardano con terrore al proliferare delle spinte autonomiste perché vorrebbe dire inevitabilmente un aumento della spesa pubblica. Dal loro punto di vista la secessione della Catalogna sarebbe una catastrofe” ha spiegato Sapelli. “I poteri europei che contano – ha proseguito - che sono quelli tedeschi, hanno spinto tantissimo perché Rajoy facesse la faccia dura”.
Senza appoggio internazionale il fronte indipendentista si spacca
Come andrà a finire? Per il noto storico “è’ già tutto finito con uno sbadiglio” perché “è stato lo stesso Puigdemont ad annunciare che l’indipendenza non si farà. Il contenuto del suo discorso è evidente”. “Si è verificato un fenomeno analogo a quello accaduto in Canada nel 1998. Quando si arriva al punto di rottura della secessione, la maggioranza degli indipendentisti si tira indietro senza un riconoscimento internazionale” ha concluso Sapelli.