[L’intervista] “Salvini non dice la verità, rinchiudere 160 mila migranti richiedenti asilo è impossibile”
Intervista all’ex prefetto Morcone: “quando l’Europa discuterà di relocation, di quote di migranti da distribuire tra tutti i Paesi della Ue, che farà il ministro Salvini? Si schiererà con il gruppo di Visegrad, con la Polonia, La Slovacchia, l’Ungheria e la Repubblica Ceca che non vogliono prendersi neppur un migrante?”

«Sogna di guidare il fronte europeo che si è riconosciuto con il gruppo di Visegrad? Non ci credo. Non è possibile - spiega il prefetto Mario Morcone - perché fin quando si tratta di dire no al testo della revisione del Trattato di Dublino, è giusto. Anche il governo Gentiloni si era espresso contro quel testo ritenendolo peggiorativo perché scaricava i maggiori oneri sui paesi di primo ingresso, e quindi Italia, Grecia, Malta e Spagna. Ma quando l’Europa discuterà di relocation, di quote di migranti da distribuire tra tutti i Paesi della Ue, che farà il ministro Salvini? Si schiererà con il gruppo di Visegrad, con la Polonia, La Slovacchia, l’Ungheria e la Repubblica Ceca che non vogliono prendersi neppur un migrante?».
Arranca, il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Prova a riscaldare gli animi in Sicilia ma per il momento l’esercito di “Sanfedisti”, i nuovi populisti razzisti, si riposa. Salvini raccoglie consensi in tutta la Penisola solo se annuncia “tolleranza zero” contro i clandestini e i delinquenti. Ed è quanto gli serve per fare il pieno di voti nelle amministrative di domenica prossima. Adesso minaccia di “normalizzare” Ventimiglia ma non riesce a inventarsi ancora una iniziativa “forte”, concreta. E deve, invece, riconoscere che il suo predecessore, Marco Minniti, non aveva poi fatto così male. Il prefetto Mario Morcone è la memoria storica del Dipartimento Diritti civili e immigrazione del Viminale. In pensione dal primo novembre, ha aspettato l’arrivo del nuovo ministro per lasciare i suoi uffici.
Prefetto Morcone, qual è la filosofia che il Viminale dovrebbe seguire per affrontare il tema dei migranti? Qual è stata la politica del ministro Minniti?
«Mantenere e cercare di allargare la rete di relazioni con i Paesi rivieraschi dell’Africa mediterranea e più in generale i Paesi della fascia subsahariana. In un anno abbiamo ridotto dell’80% il numero degli sbarchi e, dobbiamo riconoscerlo, anche perché siamo riusciti ad aiutare la Libia nel ricostruire la propria Guardia Costiera».
Funzionano gli accordi con la Libia, la Tunisia, il Ciad e la Niger. E bisogna continuare con gli interventi economici nei confronti di questi Paesi, utilizzando i fondi europei. Ma a che punto sono gli accordi di riammissione con i Paesi d’origine dei flussi migratori?
«Dobbiamo svilupparli e allargarli. Ad oggi funzionano quelli con la Tunisia, l’Egitto, il Marocco e la Nigeria. Avremmo bisogno di sottoscriverli anche con paesi quali il Pakistan e il Bangladesh».
Questo è lo stato dell’arte della politica di prevenzione e di governo dei flussi migratori in entrata in Italia. Poi c’è il grande tema della gestione dell’accoglienza. Il ministro Salvini annuncia di voler ripristinare i Centri di identificazione ed espulsione. Gli va concessa l’”attenuante” di essere ancora in campagna elettorale e di non conoscere la situazione reale.
«Nei Centri per il rimpatrio - uno di questi è Ponte Galeria, Roma - sono circa cinquecento, seicento migranti che aspettano il turno per essere riportati in patria. E da questi Centri i migranti non possono uscire perché sono in detenzione amministrativa in funzione del riconoscimento e rimpatrio forzato. Se non ricordo male, stiamo costruendo Centri con una capacità complessiva di 2000 posti letto in tutto».
Numeri gestibili ma forse il ministro Salvini pensava di riferirsi a tutti i migranti ospitati nei diversi centri?
«Credo proprio di no perché non si può impedire né fisicamente, con le grate di ferro, né amministrativamente, di uscire ai migranti richiedenti asilo. Che sono ormai circa 160.000, contro i 200.000 dei mesi scorsi».