[L'intervista] Genitori anziani e figlio disabile: licenziata per aver danneggiato Ikea. Il legale: "Troppi dettagli ignorati"
Marica Ricutti ha perso il lavoro per non aver rispettato l'organizzazione aziendale. La multinazionale: "Fatto di tutto per venirle incontro". Primo ricorso respinto. La difesa e il sindacato preannunciano battaglia: "Discriminazione contro le donne lavoratrici e madri"

Licenziata per aver irrimediabilmente danneggiato il rapporto di fiducia con l'azienda per cui lavorava: l'Ikea. La multinazionale di fondazione svedese ha sostenuto (a ragione, fin qui, secondo il giudice) che Marica Ricutti, responsabile del reparto gastronomico nello stabilimento di Corsico (Milano) non voleva accettare l'organizzazione del lavoro e che in sostanza era arrivata a rideterminare da sé i turni, con disagio dei colleghi, arrivando a chiudere la cassa nell'orario di punta. Per il giudice Silvia Ravazzoni dall'analisi degli elementi di contraddittorio tra le parti "emerge che la società in occasione delle variazioni dei turni decise nel giugno 2017 ha cercato di venire incontro alle esigenze della lavoratrice, sia impostando la turnistica sulla base delle emergenze" sia "chiedendo agli altri coordinatori di rendersi flessibili al fine di poterle accogliere, sia accogliendo 15 indicazioni individuate come assolutamente imprescindibili, su un totale di 17". Il ricorso presentato dalla Ricutti è stato fin qui rigettato, confermando le ragioni di Ikea che ha reagito a fatti "di gravità tali da ledere il rapporto fiduciario tra datore di lavoro e lavoratore e consentono l'adozione del provvedimento disciplinare espulsivo". Ma la difesa della lavoratrice, affidata all'avvocato Maurizio Borali, preannuncia battaglia. Così come Marco Beretta, segretario di Filcalms Cgil e Massimo Bonini, segretario generale della Cgil a Milano che parla apertamente di "discriminazione di genere", di "caso pilota" e di perfetto esempio di donna licenziata perché le sue esigenze familiari erano inconciliabili con gli interessi della multinazionale. E le esigenze familiari della Ricutti comprendono la cura di genitori anziani e di un figlio disabile, il più piccolo dei due, considerando anche che la donna è divorziata. Abbiamo parlato con Maurizio Borali.
Avvocato, Ikea è precisa e dettagliata nel commentare l'ordinanza del giudice che ha ritenuto legittimo il licenziamento di Marica Ricutti. Secondo il loro legale, Luca Failla, "la decisione restituisce la verità dei fatti a una vicenda che in questi mesi è stata interpretata in maniera strumentale e di parte". Voi protestate che il giudice non abbia tenuto conto di una serie di dettagli importanti che porterete alla sua attenzione nel nuovo ricorso. Quali?
"Riteniamo che l'ordinanza abbia sottostimato la gravità della situazione per una madre separata con figli piccoli, il minore dei quali è disabile e richiede cure particolari. Lei aveva chiesto di non essere messa in turno alle 7 di mattina, a meno che quel turno non ricadesse nei fine settimana in cui il papà poteva badare ai bambini. Le terapie necessarie al bambino disabile erano difficilmente compatibili con la turnistica del mattino presto".
Si è parlato di turni riorganizzati, di cui la lavoratrice licenziata sarebbe stata informata, non attenendosi a quanto comunicato. Voi respingete questa versione fornita da Ikea.
"Dei nuovi turni si parlava ma senza che entrassero in vigore. Le parti ne discutevano. Sentite anche le rappresentanze sindacali, la mia assistita ha continuato ad osservare la turnistica precedente. Questo non vuol dire che si sia determinata a suo piacimento i turni di lavoro".
Durante la discussione di fronte al giudice, Ikea ha prodotto testimonianze di colleghi che hanno rafforzato la sua versione. Possibile che non ci siano testimoni pronti a sostenere quella della Ricutti?
"Uno degli elementi contro cui andiamo a ricorrere, è l'assenza di quanto detto da una responsabile sindacale, che conosceva bene la situazione, e le cui parole non sono state minimamente riportate tra gli elementi dell'ordinanza".
Comincia un percorso giudiziario a tappe: quali le prossime?
"Siamo ancora in primo grado, dove c'è stata un'ordinanza pronunciata in urgenza dal giudice, e da quel giudice torniamo per discutere il merito dell'ordinanza, come vuole la legge. Poi ci riserviamo di ricorrere in appello".
Nel mentre, tra le cose che Ikea sostiene c'è che la signora Ricutti sia arrivata a lavorare solo 8 ore in un mese.
"E' accaduto per via dei permessi secondo la Legge 104 per badare ai genitori, per poter occuparsi del figlio piccolo e perché lei stessa è stata male".
Un male stagionale, o una patologia più importante?
"Non posso ancora fornire dettagli su questo fronte, lo faremo a suo tempo".
