Tortellini e salumi confezionati con prosciutti semi avariati: molti i rischi, compreso il cancro. Come difendersi
In Emilia Romagna i Nas sequestrano 40 tonnellate di prosciutti e ritagli vari per 500mila euro. Il parere del nutrizionista e dell'associazione consumatori
Le frodi alimentari in Italia non sono una novità. L’ultima è quella perpetrata in Emilia Romagna e stroncata dall’azione dei Carabinieri del Nas di Bologna. Ha portato alla denuncia dell’amministratore delegato di un’azienda di prosciutti della provincia di Parma, per aver “detenuto, posto in vendita e commercializzato scarti di lavorazione e prodotti in cattivo stato di conservazione”. Invece di essere smaltiti, questi venivano venduti ad aziende che producono pasta ripiena e salumi. Altre due aziende delle province di Bologna e Modena sono state invece denunciate perché “trasformavano” tranci di prosciutto crudo in prodotti Dop. In tutto i carabinieri hanno sequestrato 40 tonnellate di prosciutto e ritagli per un valore di oltre 500mila euro.
Il dottor Cefarelli: "Ecco i rischi per la salute"
Si tratta ancora una volta di comportamenti sconsiderati posti in essere per lucrare a scapito della salute dei consumatori. Ma quali rischi corre davvero chi mangia cibi confezionati con simili porcherie? “Il pericolo non viene tanto dalle cariche batteriche che possono trovarsi nel prodotto deteriorato, quanto dalle sostanze utilizzate per trattarlo”, spiega il dottor Giuseppe Cefarelli, medico nutrizionista di Piacenza. “In ogni caso – spiega lo specialista – se uno mangia tortellini contenenti cariche batteriche gli effetti sono immediati. La persona se ne accorge subito, perché gli agenti infettivi determinano nausea, vomito e febbre”.
I veri pericoli nel lungo periodo
Il vero rischio tuttavia è rappresentato dall’ingerire continuamente le sostanze chimiche utilizzate per trattare le carni in cattivo stato di conservazione. Le conseguenze vengono prodotte da conservanti, coloranti e additivi con cui tali prodotti vengono trattati, anche per mantenerne il colore e l’odore. "Il sistema immunitario finisce col risentirne, soprattutto a livello intestinale. Sopravvengono spesso problemi di stipsi, diarrea o colon irritabile. Inoltre, molti ritengono che certe forme di cancro stiano proliferando in maniera esponenziale a causa di tali sostanze. E’ un problema serio che riguarda il modo di alimentarsi ai nostri giorni", fa notare Cefarelli.
"Certi prodotti non dovrebbero finire sul mercato"
"Purtroppo – precisa il medico – esistono sostanze con cui si può perfino trasformare in carne ciò che carne non è. Ma l’intestino viene sottoposto a stress capaci di determinare conseguenze negative per la salute umana”. In verità certi prodotti non dovrebbero proprio finire sul mercato, anche perché i consumatori sono spesso inconsapevoli di ciò che le industrie producono e loro finiscono col mangiare. Niente di strano che dai medici arrivino sempre più spesso persone con un innaturale stato di stanchezza e gonfiore di stomaco perenne”.
Le frodi crescono in tempi di crisi
Purtroppo "le frodi a tavola si moltiplicano nel tempo della crisi - afferma la Coldiretti - soprattutto con la diffusione dei cibi low cost, e sono crimini particolarmente odiosi perché si fondano sull'inganno nei confronti di quanti, per la ridotta capacità di spesa, sono costretti a risparmiare sugli acquisti di alimenti".
Barbieri del Codacons: "Ecco cosa dovrebbero fare i consumatori"
Come può reagire allora il cittadino davanti a un caso come quello portato allo scoperto in Emilia Romagna dai Nas? “L’unico modo davvero efficace per tutelarsi è avere memoria dei marchi coinvolti in questa vicenda una volta accertate le responsabilità”, spiega da Bologna l’avvocato Bruno Barbieri, presidente del Codacons regionale. “Saranno pure aziende che hanno sempre operato con grande correttezza, ma se la loro responsabilità dovesse essere accertata i consumatori faranno bene a tenerne conto al momento dei loro acquisti”.
"Ci costituiremo parte civile"
“In ogni caso il Codacons si costituirà parte civile qualora ci sia un procedimento penale. E, se del caso, ci attiveremo anche per chiedere un risarcimento forfetario a vantaggio dei consumatori. Qualcuno dovrà risponderne – dichiara il presidente dell’associazione dei consumatori – Anche le aziende acquirenti i prodotti in discussione sono responsabili della verifica di ciò che acquistavano e poi vendevano al pubblico”.
In definitiva bisogna sempre confidare nell’attività delle forze dell’ordine, dei Nas in particolare, ma "anche noi come associazione, quando riceviamo segnalazioni su comportamenti sospetti, segnaliamo subito i casi alle procure", fa notare Barbieri.