Il pianerottolo degli orrori, dove due bimbi sono stato uccisi e altri tre sono stati violentati
Intervista all'avvocato Angelo Pisani, il legale che ha ricostruito l'omicidio di Fortunata Loffredo, la bimba di 6 anni trovata agonizzante a Caivano
Il 24 giugno scorso, Fortunata Loffredo, una bimba di 6 anni, fu trovata agonizzante sul selciato dell’isolato 3 della palazzina Iacp del Parco Verde di Caivano. In un primo momento, la Procura Nord di Napoli ipotizzò un omicidio volontario, solo successivamente - dopo la perizia dell’anatomo-patologo incaricato dalla Procura di eseguire l’autopsia - si accertò che la bimba era stata vittima di una violenza sessuale. Gli avvocati della famiglia Loffredo, Angelo e Sergio Pisani, non credono a questa ricostruzione: “Non crediamo a una caduta e non crediamo che Fortuna sia stata lanciata dal settimo piano: per noi è stata prima uccisa poi adagiata sul selciato per far sembrare l’omicidio un incidente”, spiega Angelo Pisani.
L’omertà è una regola di vita - Chi l’ha massacrata, sempre secondo la ricostruzione proposta dal legale, non voleva che lei svelasse “quanto aveva subito o visto”. Gli inquirenti hanno avuto molte difficoltà nel ricostruire la dinamica dell’omicidio: il delitto è avvenuto in un ambiente in cui l’omertà è una regola di vita. “Nonostante tutto, siamo riusciti a individuare chi è direttamente o indirettamente coinvolto con il dramma”, da sostenuto il legale. La bambina ha sempre vissuto in un quartiere noto per il suo "infernale" degrado. Ed è stata costretta a frequentare un ambiente che non ha né regole né decoro né valori, carenze ancora oggi vissute da quasi tutti i bambini del quartiere. “Molti di loro – ha sostenuto Pisani - hanno problemi psichici dovuti, almeno in parte, alle condizioni di vita cui sono costretti”.
Il degrado e le "regole" - La stessa piccola dei Loffredo ha vissuto in un ambiente molto semplice e con una situazione familiare particolare: “Il padre, uscito di recente dal carcere, era stato condannato a 11 anni per ricettazione, è da tempo senza lavoro; la madre non sempre è stata capace di essere vicino alla bambina. Ed era assente anche il giorno in cui sua figlia è stata uccisa". Fortuna, ha inoltre spiegato Pisani, è la vittima delle usanze di “una tribù” che vive secondo regole sue e dove spesso “genitori e parenti sfogano le frustrazioni sui loro figli".
Il campanello d’allarme - Il campanello d’allarme ha squillato inutilmente. “Ad oggi – ha spiegato il legale – nello stesso pianerottolo in cui viveva Fortuna, una coppia è stata arrestata per molestie alla figlia. E solo ieri è stata fermata la vicina perché aveva assistito alla violenze del compagno su una bambina di tre anni”. Nello stesso stabile nel giro di pochi giorni sono stati violentati tre bambini. E uno di tre anni, Antonio Giglio, è stato ucciso.
Una calamità criminale - Ce n'è abbastanza per parlare di calamità criminale. “Una volta fatti gli accertamenti, nei casi più gravi i bambini che vivono in quelle condizioni dovrebbero essere tolti dai loro ambienti familiari, per dare loro un diritto di crescita normale”. Per l’avvocato Pisani, lo Stato deve mostrarsi con tutta la sua forza, perché “sapere, assistere e non intervenire è di per se stesso criminale”. Quei bambini un giorno saranno genitori traumatizzati che, a loro volta, non saranno in grado di essere normali. Lo Stato deve prevenire: "Non può aspettare si scopra uno di questi crimini per agire”, ha concluso Pisani.