"Il fango del gossip che trasforma Raggi nella gatta morta del MoVimento 5 Stelle"
Giornalista e autore radiotelevisivo, firma de La Stampa e di Radio 24, Gianluca Nicoletti è tra i pochi opinionisti italiani ad analizzare il perverso meccanismo di pettegolezzo "sporco" e pruriginoso che si agita attorno a Virginia Raggi. Mentre si attende l'interrogatorio di Raffaele Marra, ex braccio destro della sindaca di Roma arrestato per corruzione, e si sgonfia parzialmente la questione delle polizze intestate a Virginia Raggi dal suo ex capo della segreteria politica Salvatore Romeo, resta in piedi una macchina del fango alimentata dagli stessi protagonisti che travolge la giunta capitolina.
Parli di una sindaca assediata dal gossip malevolo maschile. Ma sesso, potere e retroscena legato al gossip malevolo sulla persona di potere sono ormai un connubio tradizionale. Rispetto al quale la persona, uomo o donna che sia, deve sapersi difendere nei fatti e con opportune dichiarazioni.
"Ma io mica difendo la Raggi. Non ho né comprensione né simpatia per lei. Ho notato che ha commesso leggerezze nel scegliere gli uomini che le stanno attorno. In tutto questo rimbalzo di allusioni e controallusioni, sembra quasi di vedere gli amichetti spacconi al bar che si danno di gomito e fanno intendere di essersi fatti la cameriera. Non entro in valutazioni politiche. E' truce la cosa in sé, tutti questi uomini che, ognuno cercando di assolverla, le carica sopra la responsabilità di essere una sorta di mangiauomini".
Quindi ci troviamo con una sindaca che rischia di passare per la gatta morta del MoVimento 5 Stelle.
"Assolutamente, ma questo uscirà fuori sempre. Nella lettura anche dei suoi stessi supporter. Un giro di persone fatte della stessa pasta di lei. Come succedeva nei licei di provincia, con la compagna di cui tutti raccontano di averci avuto storie".
Però: tutti siamo stati a scuola e chi ha carattere a un certo punto si alza e risponde ai maligni parlando a tutta la classe, e zittendoli.
"Ma lei stessa non è una persona di carattere. Se vogliamo mantenere il parallelismo col liceo, la Raggi è andata alla festa sbagliata, non era capace di gestire ciò che aveva attorno. Detto questo: è vero che nel nostro Paese una donna che ha il potere, anche se ha parvenze femminilmente inguardabili, diventa oggetto di questo tipo di gossip. Non ci possiamo ancora permettere una donna potente che abbia anche un aspetto gradevole".
Che culturalmente siamo indietro non c'è dubbio. Ma qui parliamo di una metaforica festa in cui si dovrebbe celebrare il risollevare le sorti del Comune di Roma, già disastrato prima che arrivasse Raggi con i suoi.
"Tutte le preoccupazioni, ho visto, tranne quella di risollevare Roma. Raggi è andata alla festa ma l'ultimo dei suoi scopi era partecipare a una bella festa. E' più preoccupata di creare l'apparato e difendersi dalle parti marce dell'apparato".