Il grande affare delle armi: in Italia boom del 23%. Ecco i dati del business
L'Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo ha analizzato la relazione al Parlamento sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento
Quando c’è di mezzo il business nessuno si ricorda più della strage di Parigi, delle Torri Gemelle, di Al Qaeda e neppure dell’Isis. Gli affari prima di tutto: di fronte a questo imperativo, a pochi importa quali e quante armi sparano contro i soldati impegnati a “esportare la democrazia” o ad arginare l’avanzata jihadista. Eppure, le armi puntate contro “i nostri” sono quasi tutte prodotte, compresi Russia e Israele, in Occidente.
I dati - In questo segmento di mercato opera con "successo" anche l'Italia: nel 2014 il valore globale delle licenze di esportazione definitiva concesse dal ministero degli Esteri è stato di 2.650.898.056, con un incremento del 23,3% rispetto all'anno precedente. Il dato si ricava dalla relazione al Parlamento sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento.
Le esportazioni - I flussi di esportazione italiana, ha spiegato Elisangela Annunziato – ricercatrice dell'Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo - master FOCSIV in "Nuovi orizzonti di cooperazione e diritto internazionale" presso L'Università Pontificia Lateranense - si sono orientati in particolare verso l’Europa e i Paesi NATO (dal 48,5% del 2013 al 55,7% del 2014) e, in minor misura, verso l’Africa Settentrionale e il Vicino e Medio Oriente (28%). E che una parte di quelle armi, il 23%, sono state acquistate da “Arabia Saudita e Oman, paesi vicini all’area critica dell’Iraq e Siria” (e all’Isis). Sono invece stabili rispetto al 2013 i volumi verso l’Asia, mentre fanno registrare “un incremento i flussi diretti verso l’America Centro Meridionale (dal 4,2% nel 2013 al 5,9% nel 2014), dovuti alle movimentazioni verso Perù, Brasile e Messico.
Costituzione e impegni internazionali - In buona sostanza, l’Italia, spiega Archivio Disarmo, agisce in contrasto con la Costituzione e con gli impegni internazionali, non sta tenendo conto delle norme che vietano l'esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l'intermediazione di materiali di armamento, nonché la cessione delle relative licenze di produzione e la delocalizzazione produttiva. Mettendo così a rischio la sicurezza dello Stato e di tutti paesi impegnati nella lotta contro il terrorismo. Come sempre, molto attenta a queste dinamiche Amnesty International, che ha puntato il dito contro il nostro Paese, accusato di aver venduto armi anche dove possono essere utilizzate contro i civili, dribblando “il principio di divisione tra civili e combattenti è una salvaguardia fondamentale per le persone travolte dagli orrori della guerra”.
Le aziende - Archivio Disarmo ha anche posto in evidenza chi quali sono le aziende beneficiarie delle autorizzazioni per l'esportazione di materiali di armamento, i Paesi destinatari e le attività degli istituti di credito relative a queste operazioni. I settori più rappresentativi dell’attività d’esportazione sono stati: l’aeronautica, l’elicotteristica, l’elettronica per la difesa (avionica, radar, comunicazioni, apparati di guerra elettronica) i sistemi d’arma (missili, artiglierie). Tra i primi 10 posti per valore contrattuale delle operazioni – ha spiegato ancora Archivio Disarmo - autorizzate, troviamo: Agusta Westland, Alenia Aermacchi, Selex ES, GE AVIO, Elettronica, Oto Melara, Piaggio Aero Industries, Fabbrica d’armi P. Beretta, Whitehead Sistemi Subacquei e IVECO. Bisogna notare, tra l’altro, che la maggior parte di queste aziende appartiene, in varia misura, al Gruppo “Finmeccanica” (che raggiunge il 64,69% del valore contrattuale totale delle autorizzazioni).
Banche armate - Non si sa quasi nulla delle “banche armate” che si preoccupano delle transazioni sul territorio italiano in ambito di esportazione, importazione, transito, trasferimento intracomunitario e intermediazione di materiali di armamento. Si sa solo che a oggi risultano accreditati 44 istituti del 2014, inoltre, sono state effettuate dagli operatori bancari 8.473 segnalazioni inerenti transazioni bancarie su autorizzazioni rilasciate dal Ministero degli Affari Esteri. Nell’anno 2014, il 55% dell’ammontare complessivo movimentato per le sole esportazioni definitive è stato negoziato da soli tre istituti bancari, ma, anche qui, non è indicato quali. Sono state inoltre segnalate transazioni bancarie effettivamente portate a compimento per pagamento di importi accessori per circa 290 milioni.
La trasparenza - Annunziato ha puntato il suo indice anche contro la poca trasparenza delle “operazioni bancarie”: la relazione “non solo non ha ripristinato l'elenco di dettaglio delle operazioni bancarie (scomparso dal 2008 senza alcuna giustificazione al Parlamento), ma invece dell'elenco delle "Operazioni Autorizzate" riporta solo quello delle "Operazioni segnalate", quelle cioè che ogni anno svolge ogni banca, ma che non permettono di risalire all'intera operazione autorizzata”.