Il professor Meluzzi diventa "vescovo" ortodosso: "La Chiesa non mi ha voluto"
"Convertito? Uno si converte 12 volte al giorno. Sono sposato, ho figli e celebrerò il matrimonio dei divorziati. Carriera? Non sono mica vescovo di Magonza"
Medico, psichiatra, criminologo, politico, mattatore dei salotti televisivi ed ora Primate della Chiesa ortodossa in Italia. Per Alessandro Meluzzi l’eclettismo è una questione di Dna. Ma a sentire lui c'è ben poco di strano. “Tra i libri da me pubblicati alcuni sono di contenuto prettamente teologico - fa notare - Del resto ho conseguito il Bacalaureat di Filosofia e Mistica dai benedettini, dal 1999 al 2001, ed ho fatto un percorso formativo all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e alla Facoltà Teologica Don Bosco di Torino. Poi nel 2007 sono stato ordinato diacono a Homs, in Siria, da Teodoro Battista col rito Melchita. Può sembrare una devianza senile ma in realtà la scelta viene da lontano”.
L’epilogo naturale di un percorso interiore?
“Interiore ma anche esteriore. Ho portato la croce sul bavero per tanto tempo anche in tv. Ch’io sia stato chiamato a fare il Primate di una piccola chiesa ortodossa fa notizia solo perché sono conosciuto”.
Si è convertito da poco.
“Sono divenuto diacono 7 anni fa dopo una lunga formazione, ma in certo senso non mi sono mai sconvertito. In pratica siamo tutti convertendi, compresi i vescovi come me. Io aborrisco il participio passato di quel verbo, perché uno si converte una dozzina di volte al giorno. Io stesso mi fido di Dio per 12 ore e nelle altre mi fido di me”.
Intendevo che la sua ultima scelta è recente.
“Sono stato nominato presbitero della Chiesa ortodossa assiro caldea nello scorso mese di maggio da monsignor Adeodato Mancini in punto di morte, dopo la consumazione del mio dissidio con la Chiesa cattolica. Poi quando si è riunito il sinodo nel mese di novembre, hanno voluto attribuirmi immeritatamente l'incarico di Primate che ho accolto come servizio”.
Una carriera velocissima, è diventato subito l'equivalente di un “vescovo”.
“Ma quale carriera, quella riguarda il potere e il denaro, e in questo caso non ce nè l’uno né l’altro. Non mi hanno mica fatto arcivescovo cattolico di Magonza”.
Essendo sposato, con figli, assumendo tal ruolo, lei ripropone una riflessione sul celibato dei preti. Ci ha pensato?
“Sì, i preti ortodossi possono sposarsi. Ma d'altro canto il celibato non è materia di fede o questione dogmatica. San Pietro era sposato, gli apostoli erano sposati, i primi ministri di culto cristiani erano sposati e anche i preti cattolici nei primi secoli lo erano. Il celibato è diventato norma praticata solo dopo la riforma gregoriana, con Gregorio VII, ed è stato formalizzato dal Concilio di Trento”.
Un costante problema per certi ministri di culto non poter conoscere le gioie del matrimonio.
“Un annoso problema per i cattolici. Eppure lo sa che in Italia ci sono una quarantina di preti cattolici sposati, anche se il Vaticano non dà molta pubblicità alla cosa? Si trovano nelle diocesi di Lungro e di Piana degli Albanesi (rispettivamente in Calabria e Sicilia, ndr). Del resto per i cattolici ci sono XVI riti, di questi solo 2 prevedono il celibato: il rito romano e quello ambrosiano”.
Sarebbe meglio che si sposassero?
“Non sarebbe la soluzione di tutti i problemi ma sarebbe meglio. Il celibato degli ecclesiastici nasce solo per motivi patrimoniali. Si può essere un buon pastore e contestualmente un buon padre di famiglia”.
Capirebbero di più le problematiche dei fedeli?
“Sono molto ecumenico verso la chiesa cattolica da cui provengo, ma a leggere certe asserzioni di taluni vescovi, si capisce proprio che non hanno famiglia. Basti pensare alle dichiarazioni di monsignor Galantino in relazione al Family day, dove io andrò per celebrare messa in piazza. Un padre di famiglia non parlerebbe così”.
Hanno organizzato un sinodo sulla famiglia.
“Un gruppo di 200 settantenni si è riunito per discutere di famiglia ed ha partorito un topolino”.
Il celibato può rappresentare un ostacolo alle vocazioni ma arrivano sempre più preti dall’estero.
“Padre Gratien del Congo (caso Guerrina Piscaglia, ndr) non è stato un grande affare per le famiglie di Ca Raffaello. Non basta portare quattro ragazzi africani per risolvere la carenza di preti in Italia. Possibile che un diacono con figli non possa fare un servizio in modo adeguato in Valmarecchia?”
Forse ci sarebbero anche meno aberrazioni sessuali.
“Credo di sì, anche se le aberrazioni coinvolgono in egual modo gli uomini sposati. Ma sicuramente avere famiglia non allontana da Dio, anzi”.
Un ministro ortodosso può sposare dei divorziati?
“Posso celebrare il secondo matrimonio religioso ed anche il terzo. La nostra Chiesa non presidia una unione che non c’è, ne benedice una che c’è. Fare il contrario è una mostruosità”.
La Chiesa di Roma le ha chiuso le porte perché lei è un ex massone, è vero?
“Anche se con dolore, perché non vi trovavo nulla di antitetico con la fede, sono uscito per coerenza dalla Massoneria nel 2003, per poter essere ordinato diacono. Ma quando il vescovo chiese se poteva prendere un diacono che era stato massone 15 anni prima, il Sant’Uffizio rispose che un massone è massone per sempre”.
E lei ha lasciato la Chiesa cattolica.
“Ho detto al vescovo ‘se non sono buono per il sacramento dell’ordine non lo sono nemmeno per quello dell’eucarestia’. Un ortodosso invece non concepisce questo criterio del peccato permanente come per il divorzio o per l'essere stato massone. I peccati sono malattie e non reati”.
Quali altre differenze fondamentali ci sono tra Chiesa Romana e Ortodossa?
“Noi non abbiamo il filioque, per noi lo Spirito Santo procede dal padre attraverso il figlio, per i cattolici anche dal figlio. Inoltre le nostre sono chiese sinodali, è la riunione dei vescovi che decide la verità. Non accettiamo il dogma dell’infallibilità papale voluto da Pio IX”.
Vi definite reciprocamente scismatici, impossibile qualsiasi tipo di rapporto?
"Le chiese ortodosse son tante, il patriarcato di Costantinopoli ha buoni rapporti col Vaticano, quello di Mosca un po’ meno. In Italia siamo una piccolissima chiesa autocefala (che non riconosce alcuna autorità religiosa al di sopra di sé, ndr) e per un po’ di tempo saremo guardati con sospetto”.
Cosa pensa della chiesa attuale, quella di Francesco?
“Bergoglio, gesuita argentino, è uomo di grande intelligenza e capacità comunicativa. Probabilmente lo Spirito Santo ha scelto la persona più adatta nel momento in cui la Chiesa era esposta a una tempesta terribile".
Qualcosa che ultimamente l'ha stupita?
"Quando il Papa ha scelto Benigni per presentare il suo libro sulla misericordia non mi sarei stupito se il comico l’avesse preso in braccio come Berlinguer. Mi ha stupito invece l’elogio fatto dal cardinale Ravasi a David Bowie che non era certo un buon modello per i giovani e le famiglie. Francesco non sbaglierebbe a fare una puntatina al Family day”.
Continuerà le sue attuali attività professionali e televisive?
“A 60 anni sono ormai come Paolo che in tarda età per continuare la missione di evangelizzazione cuciva le tende. Continuerò a fare il medico perché mi dà le risorse con cui vivo e con le quali potrò alimentare la mia poverissima Chiesa, e continuerò anche a comparire in tv se mi vorranno”.
Potremo continuare a chiamarla per i suoi qualificati pareri sui fatti di cronaca nera?
“Sicuro. Curare la mente delle persone non è diverso dal curarne il corpo, e occuparsi del bene e del male nella criminologia non è diverso da occuparsi del bene e del male in assoluto. Continuerò a fare le mie cose. Da un certo punto di vista sono un privilegiato, facessi il banchiere sarebbe più difficile. Continuerò a farlo finché il Signore e la Vergine Maria me ne daranno la forza”.