"La manovra in deficit? Il governo del cambiamento ci riporta indietro nel passato"
Lo storico Guido Crainz spiega perché il governo M5S-Lega abbia fatto un errore che pagheranno le generazioni future

Di Maio e Salvini hanno ottenuto quello che volevano: una manovra in deficit. Dentro ci sono misure contro la povertà, a favore di pensionati e stimolo agli investimenti pubblici. I mercati finanziari però non sembrano averla presa bene: le Borse sono in calo e lo spread sale. "Se dovessi dare un titolo a un articolo sarebbe 'il ritorno degli irresponsabili'", dice Guido Crainz, storico e docente di Storia contemporanea all'Università di Teramo. "Il governo del cambiamento ci sta portando alle fasi peggiori degli anni '80 e poi agli anni berlusconiani", spiega.
Non si riesce a imparare dal passato?
"La spesa in deficit torna dal passato, 'prima gli italiani di oggi e i loro figli vadano al diavolo' mi sembra questo lo slogan peggiore. E' un tipo di politica vecchissimo, altro che governo del cambiamento. Ritorniamo alle cose peggiori, cioè l'uso del debito pubblico considerato come un tesoretto, una risorsa da cui attingere piuttosto che quello che è, una voragine che ci stiamo trascinando fin dagli anni '80. Con la differenza fondamentale rispetto agli anni 80, quelli di Craxi".
Altri tempi, diremmo.
"Esatto. Allora potevi in qualche modo sopravvivere fino al disastro perché eravamo in una fase economica positiva, un trend internazionale economico positivo. L'Italia stava vivendo il suo secondo miracolo economico, era molto enfatizzato ma c'era del vero. Era trainante in molti settori, dalla moda al design, recuperava ritardi in altri ancora, iniziava l'elettronica italiana, si pensi a Olivetti. Era insomma una fase espansiva e si poteva sperare in qualche modo che con quella corsa anche un deficit potesse essere ripreso. Ma così non fu e fu in disastro. Oggi siamo in una situazione drammatica di difficoltà a uscire dalla crisi iniziata dieci anni fa. Mi sembra un suicidio".
Però Di Maio è convinto che il deficit scenderà grazie a una crescita inaspettata.
"Si può credere ai miracoli ma le misure che hanno fatto sono di sostegno agli anziani, di assistenza, regali e condoni. Poi si può sperare nei miracoli: qualche volta i miracoli succedono".
Dopo l'accordo i 5Stelle hanno esultato.
"Una scena che non avrei mai voluto vedere, i ministri sul balcone con i fan urlanti sotto. Una scena che ricorda altri balconi e altri ministri. Quello che si festeggiava era il deficit, una cosa che va a danno dei nostri figli. Il macigno del debito che iniziò negli anni '80 è un macigno etico che fu usato da un paese abituato a spendere come se non ci fosse un domani, senza pensare ai propri figli, con il disastro che abbiamo visto. Che questa cosa sia riproposta negli stesi termini da quel.lo che si proclama governo del cambiamento è una cosa che mi fa venire i brividi".
Lei ha il polso storico degli eventi, di governi populisti se ne sono visti tanti. Questo come si presenta?
"Mi sembra che con tutte le differenze necessarie tra i paesi ex comunisti, Orban per capirci, e i populismi dei paesi occidentali quello che si sta vedendo è un populismo che si basa sul rifiuto delle istituzioni democratiche, del rifiuto delle garanzie e così via. Mi sembra che sia sostanzialmente il peggio non il meglio, che si punti a questa idea per cui i tecnici e i dirigenti ministeriali che fanno il loro lavoro sono al servizio della finanza internazionale, come è stato detto, lo dimostra. E' impressionante come il governo del cambiamento che doveva fare trasparenza è quello che si è caratterizzato per la spartizione delle cariche più selvaggia. Non era mai successo che si occupassero anche gli organi di garanzia. E' succeso alla Rai con i voti del capo di Mediaset".
Però il ministro dell'Economia Tria ha ceduto al pressing. E pare, come scrive il Sole 24 Ore, grazie a una telefonata di Mattarella.
"Sui 'pare', gli storici storcono il naso perché giudicano sul passato e sui documenti. Poi un ministro può sbagliare. Tria non è stato coerente, ripetto a quello che diceva, perché sembrava aver richiamato l'attenzione sul rigore. Poi ha ceduto sbagliando. Però non tiriamo in ballo il presidente della Repubblica, soprattutto sui si dice. Se poi l'ha fatto per un senso di responsabilità...".