Taddei: "Difendo i voucher. Se non c'è il lavoro non è colpa del Jobs Act"
Il responsabile economico dei democratici salva il provvedimento più criticato ma ammette che esistono abusi. E non teme il referendum sulla legge per il lavoro

A sparare sui tagliandi che permettono di ricevere ore di lavoro pagate con un minimo di decenza, e con un altrettanto minimo di contributi versati, non ci sta. Filippo Taddei, responsabile economico del Pd, si batte contro il massacro di un provvedimento che, pur mostrando a suo avviso evidenti limiti ed abusi, ha permesso di far emergere parte del lavoro prima pagato in nero e permette a chi ne ha già uno di fare un altro lavoro, senza sfuggire al fisco. Ma il problema dell'occupazione in Italia continua ad essere drammatico, a fronte di un Pil che non arriva all'1% e di una economia che prova a scuotersi, a passo di lumaca. Il tutto, mentre l'ombra del referendum sul Jobs Act comincia a stendersi sull'esecutivo Gentiloni che eredita pienamente l'impianto del governo Renzi.
Taddei, quindi secondo lei i voucher sono un provvedimento che va conservato.
"Io mi scaglio contro la criminalizzazione dei voucher, dobbiamo applicare discernimento, all'interno del provvedimento dei voucher ci sono casi e persone diversi. In base ai dati Inps di maggio, l'11% delle persone che lavorano mediante voucher sono pensionati o hanno un doppio lavoro, il 40 % sono lavoratori a tempo determinato, il 20% sono titolari dell'assegno di disoccupazione. Insomma, 7 persone su 10 sono lavoratori in disoccupazione che arrotondano in quel modo, o con doppia occupazione. C'è un 30% a cui dobbiamo prestare attenzione".
Lei parla di correttivi che vanno applicati ai voucher. Cioè?
"I voucher, lo ricordo, sono un provvedimento del governo Monti, poi sono diventati il mezzo per disciplinare il lavoro occasionale con il governo Letta, noi abbiamo introdotto la loro tracciabilità per evitare gli abusi, tipo quello sul lavoratore pagato per un'ora ma costretto a trattenersi per cinque. Un primo correttivo c'è già stato".
Lei però parla di risultati deludenti per il lavoro dei giovani, la fascia 25-35 anni non è interessata dai benefici del voucher.
"Ma i voucher sono stati pensati per far rientare dal nero piccoli lavori saltuari, dando ad essi copertura assicurativa, servono per il primo contatto con il mondo del lavoro. Non servono per l'ingresso nel mondo del lavoro".
Nella pratica, però, per moltissime persone rappresentano l'unico modo di avere, seppure a tempo determinato e con paghe sotto i 500 euro, un po' di lavoro. Parlo soprattutto dei giovani.
"E noi del governo siamo dalla parte di queste persone. Ma vorrei che non confondessimo le cose. Se manca un lavoro che sia in linea con le competenze e l'impegno delle persone, non c'è alcun contratto che glielo possa dare. A gennaio avremo dati più interessanti e vedremo dove ci sono abusi così da intervenire per correggerli".
A proposito di Jobs Act, cosa rispondiamo a chi fa notare che, venuta meno la defiscalizzazione e i contributi di Stato a chi assume, quei lavoratori vengono licenziati e tornano disoccupati?
"Che per fortuna non siamo punto e a capo, i dati vanno letti bene. Nel mese di ottobre abbiamo avuto 15 mila contratti a tempo indeterminato in più rispetto al passato. Nel corso dell'anno, quei contratti in più sono oltre 60 mila. Continua la crescita di quei posti di lavoro, ma è una crescita che avviene a ritmo inferiore a quanto previsto. I licenziamenti sono calati. Aumentano quelli per giusta causa o per motivi disciplinari".
In base a questa lettura dei dati, possiamo dire che il Pd non ha paura del referendum sul Jobs Act.
"No, il Pd non agisce e non cambia la politica in base al fatto che il referendum ci sia o non ci sia".