[L’Intervista] Bonino: “Le mie poltrone? Sono molte, scomode ma appassionanti. Sto lavorando ad una bella sorpresa”
“Puntiamo alla vittoria del polo europeista a trazione Pd". Emma Bonino cerca di spingere +Europa oltre il 3%. “I nostri sono comunque voti per la coalizione. Non posso certo allearmi con Di Maio o Salvini". "Berlusconi? "Fantascienza". Appello agli indecisi: "Il 4 marzo si vota per un progetto di futuro o per tornare indietro"
Dice che sta lavorando per una “bella sorpresa”: che “il 5 marzo ci sia un vincitore” e che possa esserlo quella coalizione di centrosinistra con cui ha deciso di allearsi. I sondaggi, non divulgabili, dicono che la lista +Europa sta avendo una buona performance. Che potrebbe superare lo sbarramento del 3%. In casa Pd la cosa preoccupa un po’. Emma Bonino, da qualche giorno oggetto di attacchi violenti sui social e critiche durissime sui giornali di destra, tranquillizza sull’eventuale post-voto: “Noi siamo europeisti, per questo abbiamo scelto l’apparentamento con il Pd. Il vero pericolo per noi è il blocco sovranista che va da Di Maio al centrodestra di Salvini”.
Bonino, partiamo dal caso Embraco. Cosa dice “+ Europa” sul dumping fiscale e sociale e l’uso dei fondi strutturali da parte dei paesi dell'Unione?
“Quello del dumping sociale e fiscale in Europa è un tema che abbiamo individuato da tempo. Il ministro Calenda ha fatto benissimo ad andare dal commissario per la Concorrenza per verificare l’ipotesi di un eventuale uso distorto dei fondi e di concorrenza sleale. Speriamo che la verifica avvenga non in tempi biblici. E’ per questo che serve + Europa, per armonizzare meglio la concessione degli investimenti e lo spirito dei trattati. Come del resto già stanno facendo Francia e Germania”.
Ci sono buone chance che la sua lista superi il 3 per cento e sia gruppo autonomo in Parlamento.
“Speriamo….”
Cosa proponete su lavoro, giovani, immigrazioni, lotta alla povertà?
“Cominciamo dalla scuola, e quindi dai giovani e dal lavoro. Le cose si tengono. Va creato un maggiore raccordo tra lavoro e università. In tutta Europa le imprese stanno cercando ovunque tecnici specializzati, più agronomi, più ingegneri esperti di nanotecnologie, robotica. Voglio dire: va benissimo il boom del liceo classico ma servono più ingegneri e meno latinisti. Serve una scuola che avvicina al lavoro. L’immigrazione irregolare è un tema che non va negato ma gestito anche perché è irrealistico proporre l’espulsione di 500-600 mila irregolari. Regolarizziamo, ad esempio, chi già lavora a nero e la palude dell’irregolarità si prosciugherà di parecchio”.
Se la lista dovesse superare il 3%, a cosa attribuirebbe questo risultato? Molti dicono che voteranno lei per non dare il voto a Renzi ma restare nel centrosinistra…
“Fatti loro. Io invece penso che un eventuale successo sia dovuto ad una serie di fattori che riconduco al fatto che nonostante l’abbondanza di sovranisti, nazionalisti, egoismi e chiusure, una parte importante dell’opinione pubblica sa perfettamente che con le porte e le finestre chiuse non si va da nessuna parte. E che anche solo per affrontare tutti i problemi che sono sul tavolo serve un’Europa più forte. Tutte le stupidaggini che sento dire in questa campagna elettorale così sgangherata che faccio fatica a ricordarne una simile – usciamo dalle Ue, restiamo nella Ue, usciamo a metà, restiamo a metà, una moneta, doppia moneta – tutta questa roba è semplicemente ridicola”.
Da qualche giorno, sui giornali di destra e sul Fatto Quotidiano, compaiono articoli che la accusano di essere “trasformista” e “poltronara”. Cosa risponde?
“Che in effetti le poltrone che ho avuto nei campi profughi in Yemen e nella regione dei grandi laghi in Africa, quelle che ho avuto nei sei mesi in cui ho vissuto a Kabul, stagioni della mia vita in cui ho lottato per i diritti di tutti, a cominciare dagli ultimi e da chi magari neppure sapeva di avere diritti, non erano comode ma certamente appassionanti”.
Perché gli attacchi arrivano proprio quando il raggiungimento del 3% sembra cosa fatta? Chi c’è dietro?
“Non so, non mi interessa. Voglio dire questo però: uno degli attacchi riguarda la mia presunta appartenenza al Club Bildenberg. A parte la volgarità come se Bildenberg – frequentato anche dal sottosegretario Gozi e da giornalisti come Gruber e Molinari - fosse il Ku Klux Klan, comunico che non ne faccio parte. Ci sono stata una volta in veste di Commissario europeo (per gli Affari umanitari, ndr) perché dovevamo fronteggiare la crisi della mucca pazza che rischiava di allargarsi dalla Gran Bretagna a tutta Europa. Come ricorderanno molti, riuscimmo ad arginare quella crisi”.
Cosa immagina uscirà fuori dalle urne il 4 marzo?
“Io, noi, stiamo lavorando per una gran bella sorpresa...”.
Sarebbe?
“Che ci sia un vincitore e che questo sia il blocco più aperturista, meno razzista, quello che lavora per il futuro del paese e non per un ritorno ad un passato di egoismi e chiusure. Il blocco che vuole andare avanti, quello che si muove intorno al Pd”.
Se +Europa supera il 3 per cento potrebbe nascere qualche problema al Nazareno…
“E perché mai, noi siamo alleati e quando si è alleati si reca vantaggio al socio-partner politico”.
Se il blocco non si divide, sa meglio di me che quelle previste dalle legge elettorale sono alleanze farlocche. E non c’è dubbio che il vostro europeismo sia più determinato e costante rispetto a quello del Pd.
“E secondo lei una volta in Parlamento mi posso alleare con Di Maio o Salvini?”.
Magari con Berlusconi… Avrà letto i retroscena sui giornali di una possibile sinergia con l’ex Cavaliere che addirittura la potrebbe indicare come premier.
“Tutto ciò è inenarrabile. Mi rendo conto che esiste un nuovo genere giornalistico, quello del retroscena che mi pare sia tutt’uno con la fantascienza. Francamente è un genere che non mi appassiona. Ripeto, io lavoro per una bella sorpresa nella nostra coalizione di centrosinistra”.
Lei è protagonista di un video contro l’odio sui social. Sopra il suo volto scorrono tweet molto offensivi, violenti. Soprattutto contro di lei. Dove nasce tutto questo odio?
“A me ricorda molto una trasmissione su Radio Radicale, si chiamava “Radio parolaccia”… Se capita di risentirla, fa impressione. Ora però la situazione è molto peggiorata, direi aggravata. Allora, almeno, le persone ci mettevano la faccia, la voce, era un’azione conseguente. Ora è tutto virtuale, tutto sui social. Il nostro video è messaggio politico che spiega perchè serve + Europa. Relativamente ai social, di cui non sono una grande frequentatrice, metto in guardia da tutto ciò che crea dipendenza. Questa cosa che non ci parliamo più, che basta un like, che ci facciamo usare dalla tecnologia, è molto sbagliata. La tecnologia, da sola, non dà mai speranza. E poi attenzione: il passo dalla violenza verbale a quella fisica è più breve di quello che si possa pensare”.
Vede un rischio fascismo?
“Oggi non c’è fascismo nel suo significato storico. Io però definisco fascisti tutti gli atti che non tollerano le diversità, di qualsiasi tipo. Questi atti purtroppo oggi sono molto diffusi”.
La magistratura potrebbe, dovrebbe intervenire?
“Credo che l’unico modo per sconfiggere questa ondata di nuovi fascismi, non sia l’antifascismo ma la democrazia. Più democrazia vuol dire più diritti e più doveri. Detto ciò, non credo allo strumento dello scioglimento di gruppi o sigle. Noi Radicali eravamo contrari anche negli anni Settanta. Si organizzerebbero subito in un altro modo”.
In questa campagna elettorale è stranamente assente il tema giustizia. Che pure è un tema dei Radicali. Come mai?
“E’ vero e questo è un grave limite. E’ impressionante il modo in cui è stata silenziata tutta l’iniziativa del partito transnazionale e del segretario Rita Bernardini. Il problema non è solo quello delle carceri ma la mala giustizia nel suo complesso, nel civile e nel penale. Questa crea un gap pesante con l’Europa. Anche per gli investimenti e la crescita”.
Oltre il 30% di indecisi e astenuti. Mancano cinque giorni al voto. Come li convince Emma Bonino?
“Il mio obiettivo è portare a votare una parte consistente di questo 30% che si vuole astenere. Che non trova un’offerta adeguata. Allora ci provo così: il 4 marzo non è un’elezione come tutte le altre. Lo scontro vero è tra chiusura e apertura, da una parte isolazionisti e nazionalisti, dall’altra chi tenta di migliorare e rendere più efficaci le norme europee, l’unico strumento che ci può garantire uno sviluppo umano ed economico. Questo il vero motivo per cui il 4 marzo dobbiamo andare a votare. Schierarsi questa volta è essenziale”.
Lei vede un Gentiloni bis?
“E’ impressionante come adesso gli stessi che hanno fatto una legge elettorale pazzesca parlano di governo di scopo per rifare subito una nuova legge elettorale…Detto ciò, dobbiamo ancora andare a votare, basta pensare al 5 marzo, pensiamo al 4. E poi, lasciamo in pace il Presidente Mattarella”.